Opinioni

La strage di Vinca, quell'organetto e il coraggio di fare nuova la storia

Marco Tarquinio sabato 24 agosto 2019

Caro direttore,
pur in un frangente delicatissimo come quello della crisi di governo, il presidente della Repubblica non farà mancare oggi, domenica 25 agosto 2019, la sua presenza a Fivizzano, dove si ricorda a 75 anni dai fatti una delle orrendi stragi compiute dai nazisti durante la fuga verso nord. Esattamente il 18 agosto del 1944, l’assalto a un automezzo tedesco, lungo la strada Monzone-Vinca, causò l’uccisione di un ufficiale tedesco. Si dice che fu il pretesto per una rappresaglia, nella strategia generale di tenere sotto controllo con il terrore la popolazione civile. In realtà, la cosa fu ben più feroce. Pochi giorni dopo, il 24 agosto, arrivò, ben pianificato, un rastrellamento contro i partigiani, ma che scientemente, in piena strategia di "terra bruciata", fu indirizzato verso la popolazione civile. Una cinquantina di automezzi carichi di soldati tedeschi e militi fascisti salirono verso il paese di Vinca, toccando Equi Terme, Monzone altre frazioni limitrofe tra Appennino e Apuane. Bloccato l’accesso all’abitato, i nazifascisti iniziarono a uccidere le persone presenti (quasi tutti vecchi e invalidi poiché chi poteva era fuggito nei boschi) e a saccheggiare e bruciare le case. A sera, rientrarono a valle. Il giorno seguente molti di coloro che si erano rifugiati altrove tornarono in paese per cercare cibo, seppellire i morti e salvare quanto potevano dalle case in fiamme. Furono colti di sorpresa dall’improvviso ritorno dei nazifascisti. Le vittime, i martiri, furono più del giorno precedente perché i nazifascisti estesero il rastrellamento a tutte le zone vicine. Le vittime accertate furono 174: molti cadaveri vennero rinvenuti nudi, decapitati o impalati. Una delle cose più aberranti che si raccontano è quella di un feto strappato al ventre della madre uccisa. Alcune testimonianze riportarono che gli aguzzini avevano un organetto che facevano suonare mentre uccidevano passando di casa in casa. In questi giorni dunque si impone l’obbligo di ricordare quanto la barbarie umana sia stata feroce. L’eccidio di Vinca, sui monti di Fivizzano, fu un crimine non certo di guerra ma contro l’umanità. Ecco perché diventa importante la presenza del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, e quella del presidente della Repubblica Federale di Germania, Frank Walter Steinmeier.
Luca Soldi

La memoria della barbarie di cui gli esseri umani sono capaci è necessaria, per non dimenticare e non ripetere. Ed è necessario, caro amico, il coraggio di voltare pagina e di ricominciare, con fedeltà alla propria storia e a un futuro buono e giusto da costruire. Questo dice, 75 anni, dopo la presenza dei due Capi di Stato italiano e tedesco sui luoghi dove i nazifascisti hanno fatto strage dentro quel grande crimine contro l’umanità che è ogni guerra. Tre quarti di secolo dopo noi ricordiamo, a pochissimi anni da quegli eventi, altri uomini partecipi di quella storia terribile e tragica seppero dare inizio a un cammino diverso e opposto.
La lungimiranza dell’italiano Alcide De Gasperi e del tedesco Konrad Adenauer, due grandi statisti, forti di salda coscienza cristiana e di laica responsabilità, spinse due nazioni sorelle, corresponsabili della carneficina della Seconda guerra mondiale, divise dal sangue versato e dall’odio professato, contrapposte da scelte drammatiche, a dare radici a un’aspirazione di unità nel cuor del Vecchio Continente e ad aprire il cammino della Comunità di popoli che noi, in tempo di pace, stentiamo a continuare con convinzione ed efficacia. Eppure l’altro modo per dire «mai più» è il nome e la sostanza dell’Europa. Rendiamo omaggio ai martiri ricordando anche questo. In questo momento, più che mai, ci serve di ritrovare il coraggio e la lucidità per fare nuova la storia.