Opinioni

Il sangue ha lo stesso colore per tutti e ci accomuna tutti. Ricordiamocelo

Marco Tarquinio sabato 28 dicembre 2019

Gentile direttore,
sono il presidente di una piccola sezione dell’associazione Fidas (www.fidas.it) di donatori di sangue. Dal mio piccolo osservatorio ho il privilegio di conoscere e osservare le nuove generazioni. Contro ogni luogo comune che le vuole superficiali e poco attente alla realtà che le circonda, io noto giovani motivati, attenti al prossimo con desiderio di fare della propria vita qualcosa di valido. Da anni presso le scuole di Peschiera Borromeo alcuni nostri volontari sono presenti con il progetto: “A scuola di dono”, volto ad accrescere nelle nuove generazioni il valore del dono e in particolare della donazione di sangue. Le invio, assieme alla mia lettera, la testimonianza di una giovanissima studentessa delle nostre scuole. La nostra sezione conta donatori che hanno compiuto più di 100 donazioni, un numero importante di giovanissimi donatori e molti donatori di origine straniera perfettamente integrati nel nostro tessuto sociale. Tutto ciò a riprova che il sangue ha lo stesso colore per tutti e tutti ci accomuna. Sfido chiunque a riconoscere da una unità di sangue raccolta la nazionalità del donatore, il suo credo religioso, la sua idea politica o preferenza sessuale. Come donatori ci sentiamo parte del tessuto connettivo di una comunità che ha l’obiettivo di aiutare le persone a essere cittadini attenti alla Cosa Pubblica e al prossimo.
Giuseppe Iosa, Fidas Donatori sangue, Peschiera Borromeo (Mi)

Caro direttore,
tutti i bambini sono pieni di paure e insicurezze di ogni tipo e cercano da sempre dei punti di riferimento. Cercano di trovare i loro idoli, i loro eroi... cercano di trovare loro stessi. Fin da quando sono piccola per me c’è sempre stato un eroe nella mia vita, un eroe diverso da quelli degli altri; mio padre. Mentre gli altri bambini intorno a me avevano Superman, Iron-man o Spider-Man io avevo colui che per me incarnava ciò che volevo essere. Dal basso della mia piccola statura di allora, lo guardavo con occhi pieni di ammirazione e aspettavo con trepidazione che mi parlasse, ancora una volta, del suo lavoro. Lui presta primo soccorso a chi ne ha bisogno, nel modo più umile che io conosca: guidando una semplice ambulanza e andando a soccorrere persone ferite e malate. Un lavoro di quelli reputati poco ambiziosi, con una retribuzione non molto alta. O meglio, questo è ciò che la maggior parte delle persone può pensare. Per me è sempre stato un lavoro con responsabilità enormi, ma che dava anche una “retribuzione” che è non possibile quantificare in denaro: salvava vite. Non era un supereroe, non aveva doti maggiori di quelle comuni, ma aiutava chi ne aveva bisogno, donando loro la possibilità di andare avanti. Ora che sono cresciuta so che, però, ci sono milioni di altri semplici azioni per aiutare qualcuno. La donazione del sangue è quella più semplice, alla portata di tutti, e non richiede nessuno sforzo personale... anzi! Io voglio essere in prima linea in questa battaglia che non si combatte con le armi, ma con il cuore. Per questo quando la scuola e alcuni dei volontari dell’associazione per la donazione di sangue “Fidas” ci proposero di fare un progetto io accettai non per un obbligo impostoci dalla scuola, ma per mia volontà. Il progetto consisteva nel creare, attraverso qualsiasi mezzo a nostra disposizione, un video che sensibilizzasse le persone riguardo il donare sangue. Tutti nel nostro piccolo possiamo fare tanto e spero di aver fatto anche io qualcosa. Non pretendo di essere la nuova Super-Woman, ma se riuscissi a fare del bene, seppur nel mio piccolo, anche solo tramite questo semplice e per nulla professionale video... potrei dire di essere soddisfatta.
Egle Molon


Grazie, caro presidente Iosa, per il suo impegno di volontario, per la sua lettera e per aver condiviso con me e con noi tutti anche la bella testimonianza della giovane donatrice di sangue Egle. Fa bene sentir parlare – o, come in questo caso, poter leggere – ragazze e ragazzi formati a valori semplice e alti che ancora e sempre ispirano comportamenti frutto dell’idea che c’è sempre davanti a noi una buona battaglia da ingaggiare senza bisogno di credersi e sentirsi supereroi. Una di quelle battaglie – come spiega Egle – «che si combattono non con le armi, ma con il cuore». Mi piace moltissimo anche la serena e ferma sintesi con cui lei spazza via certe chiacchiere vuote eppure aggressive su “noi” (i presunti sempre “buoni”) e “loro” (gli altri, i presunti “invasori”, per definizione “cattivi”). È in quell’humus marcio che affondano le radici delle discriminazioni, della xenofobia e del nuovo razzismo. Lei, invece, ci ricorda in modo diretto ed efficace che «il sangue ha lo stesso colore per tutti e tutti ci accomuna». E forte della sua umana esperienza ci incalza: «Sfido chiunque a riconoscere da una unità di sangue raccolta la nazionalità del donatore, il suo credo religioso, la sua idea politica o preferenza sessuale». È proprio così. Per essere utili a noi stessi e agli altri e per meritarci, come speriamo noi cristiani, «il centuplo quaggiù e l’eternità» dobbiamo sapere chi siamo, rispettare gli altri, praticare la responsabilità e la generosità. Da concittadini e da sorelle e fratelli in umanità. Da portatori sani di un’idea gentile e forte del vivere insieme. Sono pensieri che forse ci possono aiutare a tirare le somme di un altro anno ormai agli sgoccioli. Sono pensieri per certi versi indispensabili nella bisaccia coi cui ci avviamo verso l’anno nuovo ormai in arrivo.