Opinioni

I sacramenti nella catechesi del Papa. Scoglio a cui aggrapparsi e forza per amare tutti

Maurizio Patriciello giovedì 7 novembre 2013
Papa Francesco ha il dono di farsi capire da tutti. Di fare teologia con le parole più semplici. D’altronde la verità è semplice. L’amore è semplice. Chi ama sente dentro il bisogno di donare. Trova gioia quando rende l’altro. Chi ama sa di essere nella verità. Gesù è la Verità perché incarna l’amore di Dio. Un unico obbligo incombe agli uomini: amare.Amare per vivere in pienezza in dono immenso della vita. E quando si ama si assumono povertà e ricchezze dell’intera umanità. Assumere: fare tuo. Con passione. Impegno. Coraggio. Prendere su di te l’altro. Redimerlo. Addirittura caricarti del suo peccato. Quel peccato che Cristo ha redento e di cui non ha paura. Per quanto possa sembrare esagerato devi aiutare  Cristo nella Sua missione. Lui vuole che tutti gli uomini siano salvi? Tu ti struggerai dello stesso desiderio. Lui dona se stesso? Tu imparerai a donarti nella stessa misura. Ecco allora la necessità di una vita interiore viva, piena. La Chiesa, esperta in umanità, conosce il cuore dell’uomo. Sa che, pur desiderando il bene, può cadere nell’inganno di fare il male. Sa che orgoglio, superbia ed egoismo hanno la capacità di fare inaridire anche il giardino più rigoglioso. Per questo invita i suoi figli a vivere con fede i sacramenti. «Che non sono – ha detto il Papa nell’udienza di ieri –  apparenze, non sono riti; i sacramenti sono la forza di Cristo, c’è Gesù Cristo, nei sacramenti. Quando celebro l’Eucarestia è Gesù vivo che ci raduna , ci fa comunità, ci fa adorare il Padre». Attraverso i sacramenti Dio passa. E tu, come san Paolo, potrai dire: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me».Il cristiano, dunque, cerca i sacramenti come il naufrago lo scoglio a cui aggrapparsi per non morire. Non un dovere, un rito da espletare, un precetto da osservare. No. Ho bisogno dei sacramenti perché ho fame di Dio. E in questa luce sfolgorante  tutto il resto sbiadisce. Comincio a ragionare con la logica di Dio. A desiderare ciò che Lui desidera. Dio ama. Sempre. Tutti. La Chiesa ama. Sempre. Tutti. Dio vuole che gli uomini siano felici? Il cristiano si impegna perché accada. Non c’è ambito della vita umana che gli sia estraneo. Si sente a suo agio dappertutto, anche se dovunque si sente fuori luogo. È strano, lo so, ma è così. Gli interessa l’arte e la cultura, la poesia e la musica, i barboni e la famiglia, l’ambiente e la politica, ma di niente e di nessuno rimane prigioniero. Chi segue Cristo ha imparato a odiare il peccato perché porta solamente morte. Glielo ha detto il Suo Signore, glielo hanno ripetuto i santi. Lo ha sperimentato tante volte sulla sua stessa pelle. Perciò si dà da fare per impedire a chiunque di cadere nella trappola. Sa che se il seme non marcisce il frutto non verrà. E lo ricorda agli uomini quando, impazienti, pretendono di raccogliere il grano nei mesi della neve.«Il Signore ci invita ad aprirci alla comunione con Lui, nei Sacramenti, nei carismi e nella carità, per vivere in maniera degna della nostra vocazione cristiana!», ha continuato il Papa.  Abbiamo una sola vocazione: lasciare Cristo libero di agire in noi. Gli uomini hanno bisogno di Lui non di noi. E se cercano noi è perché hanno intravisto lui. Dobbiamo diventare trasparenti. Per mostrare Lui. E dobbiamo farlo senza «malumori» e senza «freddezze», senza inutili contese né inconsci desideri di primeggiare. Con il sorriso sulle labbra e la croce sulle spalle. «I re delle nazioni le governano e coloro che hanno potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve». Gesù è stato chiarissimo. Altra strada non c’è. Non ci potrà mai essere nella santa Chiesa. Abbiamo solo da amare e servire per diventare santi. Coraggio, con la forza che ci viene dai sacramenti celebrati e ricevuti ce la faremo.