Opinioni

I gesti di un popolo che sa condividere. Domani la grande colletta del Banco Alimentare

Giorgio Paolucci venerdì 24 novembre 2017

Torna domani la grande colletta del Banco Alimentare Domani, sabato 25 novembre, sarà un giorno speciale. Scende in piazza il popolo del bene. Non per protestare, ma per riscoprire la dimensione del dono. Ci sarà chi dona cibo per i poveri e chi dona tempo ed energie per raccoglierlo. Nella Giornata Nazionale della Colletta Alimentare saranno coinvolti 5 milioni e mezzo di consumatori-donatori e 145mila volontari, prevede il Banco Alimentare che dal 1997 promuove l’iniziativa, in una forma così elementare che la rende accessibile a tutti.

All’uscita dei supermercati, per raccogliere il cibo offerto da chi va a fare la spesa, ci saranno studenti e pensionati, operai e professionisti, gli alpini con la penna nera sul cappello e gli scout, immigrati che hanno messo radici nel nostro Paese e gruppi di profughi provenienti dai centri di accoglienza. In un clima sociale dove il sospetto, la diffidenza verso l’altro, la paura e la solitudine guadagnano terreno, un gesto così largamente partecipato, trasversale e proponibile a tutti, testimonia che ci si può ancora considerare parte di un popolo, e che non è andata perduta la consapevolezza di una tensione positiva che ci accomuna. Una tensione che dovrebbe diventare – appunto – alimento, da cui trarre energia per ridare vitalità a un tessuto sociale sempre più imbevuto di cinismo, rassegnazione o ribellismo sterile. Una tensione che ci aiuti a non abbassare lo sguardo davanti ai poveri che incontriamo, e a scoprire che poveri lo siamo tutti, perché bisognosi di uno sguardo amoroso sulla nostra condizione umana.

«Il bene non conosce confini, è qualcosa che abita nel cuore di ogni uomo, per questo anche noi ci saremo», ha detto pochi giorni fa l’imam della Casa della cultura musulmana di via Padova a Milano parlando a 1.500 fedeli radunati in preghiera. E anche da altre moschee è arrivata l’adesione di volontari islamici. Ci sarà anche Consuelo, una giovane peruviana che riceve il pacco alimentare da un gruppo di disabili che due volte al mese la vanno a trovare insieme a due volontari, portandole sorrisi che lei non può dimenticare.

Per questo parteciperà alla Colletta: «È un gesto educativo che conta più di tante parole. Andrò insieme ai miei due figli perché voglio che anche loro vedano lo spettacolo della gratuità, e che insieme possiamo regalare un po’ del nostro tempo per ringraziare di tutto quello che ci viene offerto durante l’anno dalla Caritas che riceve gli alimenti dal Banco». Anche in una ventina di carceri si farà la Colletta: visto che i detenuti non possono andare al supermercato, la raccolta verrà realizzata passando con un carrello davanti alle celle, da dove decine di mani tese oltre le sbarre offriranno una scatoletta di tonno o una confezione di pasta o di zucchero: la commovente testimonianza che anche chi nella vita ha sbagliato può diventare un protagonista del bene e coltivare nel suo cuore un desiderio di riscatto che diventi antidoto alla tentazione di ricadere nel male. In un videomessaggio diffuso pochi giorni fa, il presidente della Cei Gualtiero Bassetti chiede di «partecipare fino in fondo a questa iniziativa, perché oltre ad aiutare i più poveri donando parte della vostra spesa potrete prendere coscienza in modo concreto di quanto la carità cambi anche il cuore di chi la fa, come ci ricorda spesso papa Francesco».

Il cambiamento del cuore è il guadagno più grande per chi sabato donerà e per chi raccoglierà, ed è la condizione perché la carità non si esaurisca nel gesto nobile di un giorno, non rimanga un’emozione passeggera ma diventi uno stile di vita, qualcosa che ci educa a capire cosa conta davvero. In un’atmosfera che ci sottopone al bombardamento quotidiano di troppe cose superflue spacciate per necessarie, sia benedetto un gesto che nella sua semplicità può aiutarci a ritrovare l’essenziale. E ci ricorda che tutti noi siamo fatti per il bene.