Opinioni

Verso l’Anno Santo della misericordia. Gustare l’abbraccio senza fine

Maurizio Patriciello giovedì 19 marzo 2015
​«E quando si dice che la Chiesa ha ricevuto promesse eterne, che si possono radunare in una promessa eterna, bisogna quindi rigorosamente intendere che ha ricevuto la promessa che non soccomberà mai sotto il suo invecchiamento, sotto il suo indurimento, sotto il suo irrigidimento, sotto la sua abitudine e sotto la sua memoria… E che i santi rifioriranno sempre». Morì su un campo di battaglia il 5 settembre del 1914, Charles Péguy, autore di queste parole che inneggiano alla giovinezza della Chiesa che si fonda non su strategie umane, ma sulla promessa del Signore. E i santi rifioriscono sempre, anche oggi. Sono in mezzo a noi e spesso non ce ne accorgiamo. Un giorno saliranno sugli altari, ma adesso vanno sanando le ferite di questo mondo bello e contraddittorio, portando sulle spalle i pesi e le speranze dei fratelli.Mi sono riaffiorate alla mente queste pagine dello scrittore francese appena appresa la notizia che papa Francesco ci ha fatto dono di un Anno Santo della misericordia. La Chiesa, i figli della Chiesa, gli amici della Chiesa, i nemici della Chiesa hanno tutti un bisogno immenso di immergersi nella misericordia di Dio. Hanno bisogno di sentirsi amati e perdonati da Dio perché questa consapevolezza cambia la vita e la converte. Occorre fare esperienza di Dio. Sentire la dolcezza del suo abbraccio fraterno, paterno, materno. Il Papa ci ha raccomandato di non aver paura della tenerezza. Abbiamo bisogno di "assaporare" Cristo: «Gustate e vedete quanto è buono il Signore». San Francesco d’Assisi si leccava le labbra al solo pronunciare il nome di Gesù. Tantissimi santi mistici parlano del Figlio di Dio come di un amico, un fratello, un figlio o, addirittura, un amante. Una persona dalla quale non ci si vuole distaccare più. Aveva ragione il salmista antico quando, estasiato, cantava: «Per me un giorno nei tuoi atri è più che mille altrove…». San Pietro, nel momento in cui gli fu dato di intravedere un pizzico della gloria che godremo per l’eternità, come fuori di sé, esclamò: «Maestro, è bello per noi stare qui …», pregandolo di rimanere per sempre su quel monte.Il nostro Dio è vivo. È presente nella nostra vita, nella nostra storia e nella storia dell’intera umanità. Niente deve andare perduto di ciò che Egli ha creato, amato, redento. Chi dice di amarlo deve amare ciò che egli ama e odiare ciò che egli odia. E Lui odia solo il peccato che allontana i suoi figli dall’abbraccio del suo cuore. Per questo va seminando misericordia a piene mani, chiedendoci di imitarlo senza stancarci mai. Chi ha ricevuto di più deve dare di più. E chi è che ha ricevuto di più di un cristiano al quale il Signore continuamente si dona nel Pane e nel fratelli? Chi è lontano da Dio merita più cure, più attenzioni da parte della Chiesa: sono quegli "ultimi" che, come noi, hanno il diritto e il bisogno di dissetarsi alla Sorgente Eterna. «Andate, dunque, e imparate cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». San Paolo lo aveva capito così bene che si metteva volentieri al primo posto nella fila dei peccatori. San Pio da Pietrelcina sentiva talmente il fascino e il bisogno della Misericordia che correva a confessarsi ogni giorno. Chi ha conosciuto Cristo ha l’obbligo di "presentarlo" ai suoi fratelli, perché anch’essi gli diventino amici. Lui non vuole abitare nel sole o sulle stelle, ma nei cuori degli uomini. Uno solo è il tempio di cui è follemente innamorato e dal quale desidera scacciare venditori di colombe e cambiamonete: la nostra persona. La basilica maestosa nella quale debbono celebrarsi i divini misteri a ogni ora del giorno e della notte. Il santuario che deve profumare di incenso anche quando è chiuso. La casa dello Spirito Santo è l’uomo che vive. Nel suo cuore palpitante prende dimora la Santissima Trinità. Mistero grande della fede.«Misericordia voglio, non sacrificio…». Il Papa ci chiede di non scordarlo mai. Misericordia da implorare, accogliere, gustare. Misericordia da esercitare verso noi stessi e gli altri. Ascoltiamo ancora Peguy: «Si sono visti i giochi incredibili della grazia penetrare un’anima cattiva, e le grazie incredibili della grazia penetrare un’anima cattiva e anche perversa, e si è visto salvare quello che sembrava perso». Nulla deve andare perduto. Nulla è impossibile a Dio.