Opinioni

Ucraina. Guerra giorno 103: svolta nella partita del grano e l'isolamento del Cremlino

Andrea Lavazza lunedì 6 giugno 2022

Nel 103° giorno di guerra in Ucraina, si vede qualche spiraglio nella questione del grano. Turchia e Russia avrebbero raggiunto un accordo preliminare per sbloccare le spedizioni di prodotti agricoli ucraini da un porto sul Mar Nero. Kiev, che non ha partecipato direttamente al negoziato, rimane tuttavia scettica sull'intesa. Secondo il piano in discussione, l’iniziativa russo-turca sotto gli auspici delle Nazioni Unite consentirà di rimuovere le mine dalle acque costiere nella regione di Odessa e garantire la sicurezza alle navi in viaggio dal Mar Nero al Mar Mediterraneo.

In particolare, Ankara ha offerto assistenza nello sminamento delle acque ucraine e nella scorta alle imbarcazioni con i carichi di cereali da esportare. Mercoledì il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov sarà in Turchia per definire i dettagli. L’idea di aprire vie protette era stata lanciata tra i primi dal premier italiano Mario Draghi, ma si era scontrata finora con le ambiguità di Mosca. Che peraltro continuano. È di queste ore la denuncia di convogli russi con a bordo grano sottratto all’Ucraina che farebbero rotta verso Paesi africani per vendere il “bottino di guerra”.

Ma la preoccupazione principale di Kiev è data dall’apertura di vie sicure da Odessa, che potrebbero trasformarsi anche in vie di attacco da parte della Marina nemica. Sono molti gli osservatori che ricordano come delle promesse di Mosca sia buona regola non fidarsi visti i precedenti, come il formale impegno a non invadere l’Ucraina preso da Putin con Olaf Scholz ed Emmanuel Macron pochi giorni prima del 24 febbraio.

Molto duro il commento del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nel suo intervento al Consiglio di sicurezza dell'Onu: "Il Cremlino sta usando le scorte di cibo come missile invisibile contro i Paesi in via di sviluppo. Le drammatiche conseguenze della guerra russa si stanno diffondendo in tutto il mondo. E ciò sta facendo salire i prezzi dei generi alimentari, spingendo le persone nella povertà e destabilizzando intere regioni".

La giornata ha visto anche lo smacco subito dallo stesso ministro degli Esteri russo, che è stato costretto a cancellare il viaggio che aveva in programma in Serbia a causa della chiusura dello spazio aereo al suo volo. Il capo della diplomazia aveva in programma a Belgrado colloqui con il presidente serbo Aleksandar Vucic, ma Bulgaria, Macedonia del Nord e Montenegro non hanno autorizzato il transito nei loro cieli dell'aereo sul quale doveva viaggiare Lavrov. Immediata la replica piccata del Cremlino di fronte a quello che è stato definito un inaccettabile sopruso. Visto da Occidente, si tratta però del segno che l’isolamento dei vertici russi è una realtà che si va estendendo anche al di fuori dell’Unione europea.

Sul terreno, si registra la conferma da parte di fonti russe e ucraine dell’uccisione del generale maggiore Roman Kutuzov, comandante del Primo Corpo d'armata della Repubblica Popolare di Donetsk. Sarebbe caduto mentre era in prima linea nell'area di Popasna. La circostanza segnala sia la debolezza delle difese dell’Armata, che non riesce a tutelare i propri ufficiali di più alto rango, sia il fatto che gli autonomisti di Donetsk, come quelli di Lugansk, sono di fatto l’espressione di una forza d’occupazione, che dirige le operazioni con un proprio uomo.

La battaglia per il controllo di Severodonetsk, cruciale nell'offensiva in Donbass, intanto prosegue strada per strada. “I nostri difensori sono riusciti a intraprendere un contrattacco per un certo periodo, hanno liberato quasi metà della città. Ma ora la situazione è di nuovo un po' peggiorata per noi”, ha dichiarato il governatore di Lugansk, Serhiy Gaidai. Domenica, il presidente Volodymyr Zelensky, in una delle rare uscite da Kiev dall’inizio del conflitto, ha visitato due città vicine alle linee del fronte, Lysychansk, a sud di Severodonetsk, e Soledar. “Quello che tutti voi meritate è la vittoria ­- questa è la cosa più importante. Ma non a qualsiasi costo”, ha detto ai combattenti.

In Italia, infine, la tensione diplomatica con Mosca è salita ulteriormente con la convocazione dell’ambasciatore Razov alla Farnesina in seguito alle pesanti dichiarazioni nei confronti del nostro Paese e dei suoi ultimi governi. Una tensione che ha anche un riverbero interno con la diffusione su alcuni media di liste di presunti attivisti e opinionisti italiani “filorussi”, senza però chiari elementi che ne documentino l’attività illecita o comunque gravemente dannosa per il nostro Paese, che vada al di là della piena libertà di espressione da garantire a chiunque. In questo senso, le liste sembrano travalicare il pur ugualmente garantito diritto di critica.