Opinioni

L'errore del milanista Gattuso, gli attacchi ingiustificati dei media inglesi. Né animali, né mafiosi

Massimiliano Castellani giovedì 17 febbraio 2011
Niente “sassi” siamo inglesi? Invece dal Regno Unito piovono pietre e palloni avvelenati all’indirizzo del nostro Rino Gattuso – reo di aver perso la testa nel finale di Milan-Tottenham, allungando le mani e il capo sul collo dell’ex bomber rossonero, ora vice allenatore del club inglese, Joe Jordan – e perciò bollato regalmente dai nobili tabloid inglesi come «mafioso». Se, come recita Alessandro Bergonzoni, «i luoghi comuni sono sempre i più affollati», a Londra da molto tempo nei confronti dell’Italia e degli italiani (fatto salvo l’italian style della moda) siamo di fronte a un terribile ingorgo pregiudiziale.È vero, Gennaro Ivan Gattuso, figlio di “Mastro Lino”, è un ragazzo di Calabria che è terra drammaticamente assediata dalla ’ndrangheta. Il nostro “Ringhio”, però, da sempre la combatte con una vita da mediano: da sportivo modello, grintoso ma corretto in campo, e soprattutto da uomo generoso che cerca di "ridare" a chi è più svantaggiato parte della fortuna guadagnata con il calcio. Con la sua “Fondazione Forza Ragazzi”, nel tempo ha regalato speranze e costruito opere concrete – campi di pallone e un’industria ittica, dove prima non c’erano – per i giovani rimasti nella sua Schiavonea. Ma questo, evidentemente, gli informatissimi e impazienti inglesi dalle penne e tastiere perennemente acuminate contro il popolo italiano, non lo sanno. Così si permettono di conferire a Gattuso il titolo ufficiale di «animal», quando l’unico “animale” titolato, a bordo campo a San Siro, in realtà era proprio Jordan, che da ex rossonero oltre che ex sdentato, da sempre è conosciuto come lo «Squalo». Ma non perdiamoci in dribbling ittici e zoologici.Senza voler fare gli avvocati difensori di Gattuso – non ne ha bisogno, specie in fase difensiva resta un campione del mondo – rispondiamo ai luminari della stampa londinese che hanno alzato il gomito contro il bersaglio sbagliato. Gattuso per lo scontro con Jordan, che peraltro aveva insultato lui e i suoi compagni per tutti i 90 minuti, ha certamente sbagliato, senza alcuna attenuante. A differenza di Zidane che a cinque anni dalla testata mondiale a Materazzi ancora fa melina sul pentimento definitivo, però, almeno Rino ha chiesto immediatamente scusa. Non solo, fedele all’assioma calabro sulla coerenza umana («chi nasce tondo non muore quadrato»), oltre ad ammettere la sua colpa è pronto a subirne le conseguenze quando dice: «Ho sbagliato per ciò che ho fatto a una persona più grande e ora aspetto la decisione della Uefa».In questa frase ingenua, quanto sincera, di un uomo e un italiano vero, ci sono due elementi che forse sfuggono alla cultura british: il senso di responsabilità e il rispetto per i più anziani, perché comunque Jordan ha 27 anni più del 33enne Gattuso. In quel «How the mafiosi of Milan have made Spurs fans of us all» (tradotto: «Come i mafiosi del Milan hanno fatto di tutti noi dei tifosi del Tottenham»), pubblicato ieri dal Daily Mirror, c’è invece l’ulteriore tentativo di punire Gattuso per oltraggiare un’intera nazione. Forse alcuni di quegli "autorevoli" opinionisti d’Oltremanica hanno preso alla lettera Kapuscinski e la sua “Guerra del football”. Oppure non hanno dimenticato, e vogliono fargliela pagare, di quando Gattuso appena maggiorenne emigrò in Scozia, nella squadra protestante dei Rangers di Glasgow e a chi gli dava dell’«italiano-papalino», lui rispose chiedendo chi fosse quella «vecchia signora nel quadro appeso nello spogliatoio al posto della Madonna». Era la foto della Regina Elisabetta. A questo punto facciamo un patto: "Dio salvi la Regina", ma d’ora in poi, please, gli inglesi salvino Gattuso e tutti noi italiani dalle loro pietre e dai palloni avvelenati.