Opinioni

Un anno fa la risposta del premier Renzi a un lettore. Famiglia: quell’impegno ancora senza seguito

Francesco Riccardi venerdì 24 aprile 2015
È passato un anno, ma alle parole non sono seguiti i fatti. Non quelli promessi. Non quelli attesi da tanto e da tanti su un più equo trattamento fiscale delle famiglie con figli. Giusto un anno fa, infatti, il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva preso carta e penna per rispondere a una lettera aperta, indirizzatagli da un lettore attraverso il nostro giornale. Stefano, «marito e padre di Roma», così si firmava, lamentava il fatto che non avrebbe incassato gli 80 euro di bonus fiscale perché il suo stipendio era troppo elevato (45mila euro lordi) e la moglie, laureata, svolgeva solo qualche lavoretto saltuario di pulizia e babysitteraggio "in nero". «Per arrivare a fine mese, con tre figli in una città cara come Roma». Al contrario, i suoi vicini di casa, senza prole e con due redditi da 20mila euro lordi l’uno, avrebbero ricevuto 160 euro in più al mese. «Le detrazioni e gli assegni famigliari sono somme irrisorie – spiegava –. Possibile che oggi in Italia chi ha scelto di contrastare la folle tendenza alla denatalità debba essere a sua volta contrastato e penalizzato in ogni modo? Per me, quindi, non sarà "la svolta buona", caro Matteo», concludeva amaro Stefano.Il presidente del Consiglio aveva risposto con prontezza e sollecitudine. E, dopo aver rivendicato la bontà del bonus da 80 euro, aveva assunto impegni precisi. «Dedicheremo, puoi esserne certo, una attenzione particolare al tema del fisco per le famiglie. È urgente che si diano risposte da troppo tempo disattese», scriveva infatti Renzi. Precisando poi: «So che tu pensi al "quoziente familiare" o, meglio, a quella sua versione italiana che va sotto il nome di "fattore famiglia". Io penso che una risposta vada individuata presto e finalmente, dopo anni di chiacchiere, attuata. Con necessaria gradualità ma con decisione. È una questione di giustizia. Un’idea di Italia, sì, un’idea di Italia. Che sa di buono, sa di chi ce la vuole fare, sa di chi battaglia tutti i giorni per rendere la vita sua e degli altri più degna».Una questione di giustizia, appunto, quella di un equo trattamento delle famiglie con figli, in particolare le monoreddito, le più penalizzate da un sistema fiscale che non riconosce il reale peso delle persone a carico e, nel tassare, non fa distinzioni tra un reddito che può essere sufficiente per uno o che invece deve bastare a quattro o cinque o più persone. Rispetto a un anno fa, però, su questo fronte nulla (o quasi) è cambiato. Il bonus fiscale da 80 euro, infatti, è stato confermato senza rivederne la formulazione né per farne beneficiare gli incapienti (coloro che per i redditi bassi non possono godere di tutte le detrazioni) né per riparametrarlo in base ai componenti il nucleo, come era stato suggerito dal Forum delle Associazioni familiari e da altri soggetti. Un diverso segnale di attenzione alla famiglia è venuto dalla creazione di un ulteriore «bonus bebè» di 80 euro al mese per tre anni, destinato ai bambini nati o adottati tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017. Misura limitata però ai nuclei con meno di 25mila euro di reddito (nel caso l’Isee non superi i 7.000 euro l’importo è raddoppiato). Per capirci: se il nostro lettore avesse un quarto figlio non godrebbe neppure di questo incentivo alla natalità.Insomma, riguardo all’imposizione fiscale sulla famiglia in quanto tale non è stato compiuto alcun passo in avanti. Né sulla soglia limite per essere considerati a carico, scandalosamente ferma – da 19 anni! – a 2.840,51 euro. Né sulle detrazioni per i familiari. Né soprattutto riguardo al tema fondamentale dell’imposizione Irpef personale che non tiene conto del numero di persone a carico. Durante la discussione sulla legge di stabilità approvata a fine 2014 si è sentito ripetere il refrain che «non ci sono soldi per avviare una diversa politica», anche se tra bonus e Irap sono stati mobilitati ben 19 miliardi di euro. Silenzio sul tema pure nella legge delega di riforma del fisco, nonostante un ordine del giorno, accolto dal governo, preveda «l’introduzione di forme di esclusione dalla tassazione dei costi destinati obbligatoriamente per legge all’acquisto di beni e servizi a favore dei membri della famiglia e l’applicazione di coefficienti familiari per la determinazione del carico fiscale complessivo». Ancora, nel dibattito di questi giorni sul Documento di economia e finanza, la questione dell’equità fiscale per la famiglia non è stata neppure citata.E invece, «Io penso che una risposta vada individuata presto e finalmente, dopo anni di chiacchiere, attuata. Con necessaria gradualità ma con decisione. È una questione di giustizia. Un’idea di Italia, sì, un’idea di Italia». Non aggiungiamo altro. Le parole del presidente Renzi, sono perfette. Tanti italiani, tante famiglie (già formate o desiderose di farlo) aspettano ancora fatti alla stessa altezza.