Opinioni

Le sofferenze inflitte per odio. Estrema blasfemia

Giuseppe Anzani martedì 23 novembre 2010
È di nuovo morte ai cristiani, in Iraq. Le stragi d’ottobre, esecrate dal mondo, non hanno saziato la voglia di sangue contro quelli che al-Qaeda ha definito «obiettivi legittimi». La recente uccisione di due fratelli, di fede cristiana, a Mossul, di nuovo riapre la ferita che grida verso la coscienza del mondo, e lo scuote dalle sue distratte percezioni.Sono i cristiani, il bersaglio. A Mossul la situazione è da tempo più critica che altrove, per chi rammenta il caos e l’abbandono che la vedono in balìa di una alleanza fra antichi baathisti e nuovi fondamentalisti, e rievoca quel crescendo di gesti di terrore che già in passato ha reso la vita dei cristiani difficile e minacciata. Le speranze nel governo iracheno sono fioche; prendono voce piuttosto le forti istanze alle Nazioni Unite, perché discutano seriamente il problema dei cristiani iracheni, perché mandino una vera commissione d’inchiesta, e facciano pressione sul governo per dare sicurezza ai villaggi cristiani, alle loro chiese. Noi ci aspettiamo che queste voci, queste richieste e queste pressioni si diffondano, siano riprese e rafforzate nel mondo, siano partecipate da tutti gli uomini di buona volontà, dalle istituzioni che nel mondo tengono prezioso il rispetto dell’uomo e dei suoi diritti fondamentali.C’è probabilmente, nell’azione terroristica di al-Qaeda che prende a bersaglio «i cristiani» qualcosa che rasenta l’odium fidei, mescolato peraltro a rancori globali divenuti marchio di un’ostilità indefinita e mortale contro un ordine del mondo da essi esecrato. Qualcosa che pur riproduce, dentro i sentieri del mistero d’iniquità, le tracce di una via dolorosa che per i cristiani è il toponimo della croce, e che nell’orizzonte terrestre resta per il mondo il crinale fra la civiltà dell’odio e la civiltà dell’amore, fra la vita offerta e la vita predata.Un’altra notizia subentra ora, nella storia di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte in Pakistan per "blasfemia". Il grido delle diplomazie del mondo, forse anche il nostro di italiani levatosi per primo, può averla strappata al boia, se son vere le voci, ancora incerte, di una sua liberazione imminente. Una gioia, una giustizia infine; il ministro Shahbaz Bhatti l’aveva accertata innocente.Ma prima della gioia, la pugnalata rivelata. Prima d’esser consegnata agli inquirenti, Asia Bibi è stata stuprata dai suoi accusatori. Sì, si aggroviglia così con un sadismo immondo la menzognera virtù degli accusatori, come accade ogni volta che si prende a bandiera la difesa del sacro per opprimere l’uomo. È questo infatti il sacrilegio immanente, lo sprezzo della dignità umana, lo sfregio dello spirito che abita in quell’immagine di Dio che è ogni persona umana. Tutti sappiamo che il mondo deve difendere la libertà religiosa. E maggior risolutezza ci vorrebbe. Ma oggi, io credo, il mondo deve ancora riflettere su che cosa sia la fede in Gesù Cristo. Non grezzamente "una religione", e neppure un’etica per quanto eccelsa, ma l’abbraccio di un incontro vivo con il Vivente che per tutti ha dato la vita in croce. E per tutti è risorto. Che il mondo d’ogni fede o senza fede apprenda, per mezzo dei cristiani, che l’offesa alla gloria divina si verifica in ciò che oltraggia e sfigura l’uomo, poiché la gloria di Dio è l’uomo vivente, e fra le sue tende ha preso dimora.L’odio è la distruzione del sacro. La menzogna dell’odio in nome del sacro è la distruzione del giusto, l’estrema blasfemia.