Opinioni

Il direttore risponde. L'esempio e le attese dell'Abruzzo

Marco Tarquinio sabato 2 giugno 2012
Caro direttore,
in questi giorni di profondo dolore per le popolazioni dell’Emilia e del Mantovano, cui va tutta la nostra solidarietà e vicinanza, leggo e sento con stupore, da giornali e tv, che la gestione del post-sisma all’Aquila è un esempio di negatività. Trovo queste affermazioni estremamente ingenerose e affatto veritiere. Non tengono conto in primis del fatto che quello dell’Aquila del 2009 è stato uno dei terremoti più violenti e devastanti degli ultimi decenni in Europa. L’Aquila aveva uno dei centri storici più ricchi di storia, arte, architettura; il quarto d’Italia per estensione. L’epicentro del terremoto, quel tragico 6 aprile, fu localizzato a qualche chilometro di distanza da quel prezioso scrigno che ne uscì completamente in frantumi. Molti hanno già dimenticato l’accaduto, con troppa leggerezza. Non solo i danni materiali e morali, ma anche l’efficienza e l’efficacia del governo dell’emergenza, dell’assistenza e della ricostruzione. Nelle ore immediatamente successive alla scossa assassina, furono assistite centomila persone rimaste fuori dalle loro abitazioni, sistemate nelle tende o negli alberghi, raggiunti grazie alla tempestiva attivazione dei mezzi delle autolinee regionali. Il Mondo intero, poi, ci ha osservato, elogiato, preso a modello quando, con gli alloggi del progetto Case realizzati in pochi mesi, abbiamo dato un riparo confortevole a migliaia di famiglie. I numeri parlano da soli: 12.000 cantieri finanziati e già chiusi per la ricostruzione di edifici con danni più lievi; la più grande operazione al mondo di messa in sicurezza di edifici di pregio (mille nel centro storico dell’Aquila); 7.000 progetti, relativi alle case più danneggiate, ammessi a contributo e in via di esecuzione. Oggi, dopo un complesso lavoro di scrittura normativa, possiamo dire che anche la ricostruzione pesante e degli immobili vincolati all’interno dei centri storici è ufficialmente partita. Certo, i risultati della prima fase, quella dell’emergenza, erano più immediati. Proprio per l’eccezionalità della situazione, c’erano deroghe legislative che rendevano tutto più fluido e immediato. Poi la macchina burocratica è tornata nell’ordinarietà ed i tempi per le decisioni si sono allungati. Ma abbiamo fatto molto anche nel contesto della ricostruzione tout-court, se è vero che oltre 40.000 persone sono rientrate nelle loro dimore. E tutto vigilando sulla legalità e trasparenza delle procedure, arginando e neutralizzando qualsiasi tentativo di infiltrazione malavitosa.
Ora il regime commissariale si avvia a conclusione, e questo perché ha esaurito i suoi compiti, di pianificazione, di progettazione e di indirizzo. Spetterà agli enti locali riportare in vita il patrimonio immobiliare di città, paesi e borghi e ridare un’identità alle diverse comunità. Ma il grosso è fatto. Le risorse sono state assicurate dal Governo e la filiera Fintecna, Cineas, Reluis è ben oliata e in grado di "lasciare" ai Comuni solo pratiche ultimate.
Come presidente della Regione Abruzzo, come Commissario delegato per la Ricostruzione, interpretando la forza d’animo, la determinazione, l’orgoglio degli abruzzesi e degli aquilani, non posso accettare che si venga additati come esempio da non seguire. L’Aquila, nella sua storia millenaria, è stata più volte ferita e sempre si è risollevata ed è tornata a vivere. Lo sta facendo anche ora.
Alla popolazione dell’Emilia saremo vicini col cuore e con tutti i mezzi possibili, dimostrando sul campo che la nostra, valida, esperienza può essere di vero aiuto e supporto. Auspichiamo altresì che il sistema Paese sostenga i singoli, le famiglie, il sistema produttivo locale. Come finora è stato fatto con noi. Le polemiche sterili, mirate solo all’impatto mediatico, amplificano solo gli effetti del terremoto. Evitiamole per favore. Distinti saluti
Gianni Chiodi, presidente Regione Abruzzo
commissario delegato per la Ricostruzione dei territori colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009
 
Della sua lettera, caro presidente Chiodi, apprezzo soprattutto lo spirito costruttivo. Penso anch’io che sia ingeneroso e ingiusto chi liquida come un «esempio di negatività» il dopo-terremoto in Abruzzo. Ma so (e sulle nostre pagine l’abbiamo costantemente registrato e testimoniato) che la grande sofferenza e la lunga fatica della gente abruzzese sulla via della ricostruzione e della rivitalizzazione dei centri storici colpiti – primo fra tutti quello vasto e prezioso dell’Aquila – procede tra luci e ombre. Lei stesso, pur affermando che «il grosso è fatto», lo lascia in qualche modo intuire annunciando una cruciale fase post-commissariale affidata agli enti locali. Forse, negli scorsi anni qualcuno ha insistito un po’ troppo sul tasto dell’ottimismo, e questo finisce per "far aumentare il conto" al cospetto di cittadini comunque provati e di un’opinione pubblica giustamente esigente... L’essenziale, adesso, a poco più di tre anni dal sisma d’Abruzzo e mentre ancora ci scuote il terremoto d’Emilia, è non abbandonarsi a «polemiche sterili», ma mettere in campo tanto onesto e sano realismo e fare un uso tempestivo e adeguato di quelle che lei chiama le «risorse assicurate». È tempo di chiudere le ferite aperte.