Opinioni

Lettera al direttore. Errori e veleni. Ma vale il giudizio dei semplici e la serena forza del Papa

Marco Tarquinio martedì 10 novembre 2015
​Caro direttore,
grazie delle cose che ha scritto e detto in questi giorni, in particolare nel dibattito di giovedì 5 novembre durante la trasmissione “Piazza Pulita” su La7, con Gianluigi Nuzzi, autore del libro “Via Crucis”. Anch’io mi sono chiesto: con questo libro quel giornalista davvero, come ripete, difende il Papa? Davvero contribuisce a una Chiesa più trasparente? Favorisce con il suo libro la testimonianza di povertà di papa Francesco? Ho tante perplessità. Colgo nelle parole e soprattutto nelle espressioni di questo giornalista aggressività e il tono di chi difende le proprie opinioni come se fossero verità incontestabili e le proprie scelte come se fossero le uniche giuste. Come giornalista, desidero ribadire anch’io che non tutte le notizie di cui veniamo in possesso sono “limpide” e “autentiche” e quindi, nel vagliarle, il buon senso e un codice etico risultano indispensabili. Il vizio più diffuso nella nostra società è poi senz’altro il culto della propria immagine, e anche tra chi fa il lavoro del giornalista è forte lo sfizio di far parlare di sé “usando” notizie che stimolano curiosità e alimentano dubbi. Proprio per questo la ringrazio ancora una volta, direttore, per aver evidenziato con forza dagli schermi televisivi che la Chiesa non è una sentina di ladri e privilegiati, ma un popolo solidale verso i più poveri. Noi “preti di strada”, assieme a tutti coloro che come noi e con noi vivono accanto a chi fatica, soffre e muore, siamo orgogliosi di appartenere a questo popolo di Dio. Padre Federico Lombardi ci ha fatto subito sapere che nonostante le notizie negative sul Vaticano messe in circolo attraverso un furto di documenti, Francesco è determinato e sereno. Il Papa stesso ce lo ha confermato domenica 8 novembre all’Angelus: niente lo fermerà. È la serenità e la forza di un uomo di Dio.
Ho un favore da chiederle, risponda ad alcune domande che tante persone si fanno: c’è davvero una congiura contro questo Papa che vuole una Chiesa povera e un mondo giusto? Il libro “Via Crucis” a chi giova? Questo eccessivo benessere di alcuni prelati è reale? Noi preti che viviamo con i poveri possiamo essere sicuri che “il dio mammona” non sia presente in Vaticano? La Chiesa di papa Francesco è per noi credenti e non credenti «la lampada sopra il moggio», è «Il sale della terra», «il lievito che fermenta la massa». La gente comune ha posto in questo Papa umile e forte tanta speranza. Il libro “Via Crucis” così come quello intitolato “Avarizia” hanno suscitato tanto scalpore anche perché raccontano una Chiesa diversa da quella del Vangelo e di papa Francesco. Ma non ci sono due Chiese…
don Chino Pezzoli
 
Caro direttore,
«più il Papa raccomanda la carità fraterna, l’unione delle menti e dei cuori, l’azione concorde per risollevare le sorti del popolo… e più il verme roditore della discordia pare serpeggi tra le nostre file. È uno spettacolo che addolora, che indispettisce. È effetto di ambizioni smodate, di presunzioni sciocche, di gelosie ridicole, di pettegolezzi da femminucce? Non vogliamo giudicare. E v’è chi raccoglie tutto e tutto dà in pasto al pubblico quasi con aria di soddisfazione, come se compisse una buona azione… Fratelli, che adoperate la penna, guardate in alto, pregate molto prima di scrivere». Queste cose, che ho fatto diventare roba mia, le scriveva il grande Nicolò Rezzara, un figlio della mia terra bergamasca. Era il 26 ottobre 1901… Le consegno al giornale che leggo tutti i giorni.
Mario Sigismondi
 
Gentile direttore,
si ha l’impressione che l’ennesima fuga di documenti riservati del Vaticano, con la compiacenza di qualche “monsignore” vendicativo per una mancata promozione, sia stata pensata per una operazione editoriale finalizzata essenzialmente al profitto e a screditare la Chiesa di papa Francesco. Tra l’altro la maggior parte dei casi citati in quei documenti sono già stati risolti o avviati a soluzione con le riforme di questo Papa. Mi capirà se in me sorge anche il dubbio che dietro gli ultimi “polveroni” nei confronti del Vaticano e di papa Bergoglio si nascondano i poteri forti internazionali che non sopportano la sua linea pastorale chiaramente espressa nell’enciclica Laudato si’. Sembra che l’intento sia proprio quello di indebolire la sua popolarità.
Ivan Devilno
 
Caro direttore,
mi chiedo: il giornalista Nuzzi, dopo due libri inchiesta sul Vaticano ancora insiste? E cosa mai dovrà svelare? L’ultimo scandalo? Quello di ieri o dell’altro ieri? E se non ci sarà quello di domani (ma ci sarà, o si monterà) ci farà mancare un altro libro? Una telenovela Vatileaks 1, Vatileaks 2, Vatileaks3... Papa Benedetto ci aveva ammonito sulla nostra amata Chiesa «barca che fa acqua da tutte le parti»... che cosa di più? Già nei Vangeli, in nuce, ci sono tutte le magagne possibili. Sono arrivato a questa conclusione: la religione tira comunque, riesce persino a far vendere libri, è un ottimo “prodotto”. Garantisce una milionata di soldi all’autore di turno. Ma anche questo è scritto nei Vangeli (ben prima di Nuzzi e soci): è «il dio mammona».
Sergio Benetti Caro direttore, da cattolico praticante e da peccatore penso che quello che viene chiamato lo scandalo “Vatileaks2” farà male alla Chiesa; penso ai cattolici praticanti che quando sentiranno le omelie penseranno e spereranno che i soldi che si danno per fare il bene abbiano davvero un esito “provvidenziale” e, dunque, non ingrassino i lussi di qualcuno... Penso ai cattolici sulla soglia che penseranno: “Beh, a volte la Chiesa degli uomini è qualcosa di difficile da comprendere”. Penso anche a certe persone anziane che ho rivisto in foto al cimitero in questi giorni che avevano davvero poco per sé e però non facevano mai mancare il loro aiuto per le adozioni a distanza. Mesti saluti. Marco Sostegni L’ho scritto subito, a caldo, e lo ripeto: proprio come il Papa anch’io mi fido del «giudizio dei semplici», della voce del popolo. E l’ho sentita ancora una volta domenica scorsa, quando Francesco, parlando chiaro e forte ai tantissimi riuniti per l’Angelus a piazza san Pietro, si è rivolto a tutti coloro che lo ascoltavano in ogni parte d’Italia e del mondo ed erano stati scossi dalla vicenda che ha portato a due arresti per furto di documenti in Vaticano e alla pubblicazione di un paio di libri che mescolano verità e malizia, disegnando una Chiesa sfigurata e, per chi la vive e la conosce, irriconoscibile. Anche da questo male, caro don Chino e cari amici lettori, verrà un bene. Certo, se si riceve un colpo così, si rimane scossi. Ma poi si torna a ragionare, e si continua ad amare. Per questo penso più che mai che il popolo cattolico condivida, oggi, otto giorni dopo l’inizio di questo scandalo, la serenità e la determinazione di Francesco. Perché lo scandalo è soprattutto mediatico, mentre le riforme promosse dal Papa sono di sostanza.E vengo alle domande di don Pezzoli, partendo però dalla illuminante citazione di Nicolò Rezzara che il signor Sigismondi ci ha regalato. Rileggetela: sembra davvero una lucida opinione su certe cronache e situazioni di oggi ed è di 114 anni fa… Fa il paio, a mio avviso, con una “fotografia” che Domenico Tardini, futuro cardinale e segretario di Stato di papa Giovanni XXIII, fece nel 1934 e che Andrea Riccardi ha sfoderato in un suo acuto commento sul “Corsera” di due giorni fa. «Monumentali alberi di querce, annosi, ramificati, frondosi, le cui basi presso terra pullulano d’insetti di ogni qualità e voracità», annotava Tardini più di 80 anni fa, ragionando su «arrivismo» e «parassitismo» nelle e attorno alle istituzioni vaticane e su che cosa giovasse davvero «alla Santa Sede: istituto sopranazionale, spirituale, immenso». La riforma della Curia di Paolo VI doveva ancora venire, ma poi venne e avvenne. Adeguando al tempo una struttura che rende un servizio grande e prezioso, riconosciuto da tutti i Papi del dopo-Concilio. Un servizio indispensabile per la Chiesa universale e per le Chiese locali, soprattutto le più povere e perseguitate. Ma, poco a poco, sono tornate a emergere in alcune strutture (finanziarie e non solo) anche inerzie, negligenze e – per usare un’immagine forte e amara di Benedetto XVI – «sporcizie». Proprio per questo sono state prese di petto da Francesco. Ci sono resistenze? Ovvio perché si tratta di una riforma vera e non finta, che tocca anche lo stile ecclesiale. All’insegna di una povertà che è modo di servire il prossimo e di usare tutto ciò di cui si dispone. Ma un conto è “resistere”, magari per risentimento e «vanagloria», e tutt’altro conto è «congiurare».Su questo ho un’opinione netta. Se congiure ci sono, chi ha l’ambizione di condurle lo fa ai margini di un sacrosanto confine di correttezza e di trasparenza che continua inesorabilmente ad alzarsi attorno alla piccola “città del Papa” e alle disarmanti battaglie di pace, di bene e di giustizia che da qui s’iniziano. Lo conferma l’agitarsi di personaggi che non perdono occasione per mettere in circolo veleni, scaraventando addosso alla Chiesa (grazie, evidentemente, a qualche complice) le nequizie che essi stessi sanno concepire. Penso anche, ma non solo e non sopravvalutandolo, all’indaffaratissimo Luigi Bisignani, che non dovrebbe avere più il potere d’un tempo, ma che lo ostenta riuscendo ancora a far sorprendentemente transitare in più pagine certe sue parole d’ordine. Due in particolare. La prima è, appunto, accreditare le «sacre stanze» come fabbrica di complotti tutti interni alla Chiesa e questo anche cavalcando bufale, come quella monumentale del «tumore al cervello» del Pontefice: negare un fatto per affermarne malignamente altri di analogo tenore (il Papa che – diciamo così – non sarebbe ben curato) o relativi a inesistenti «guerre sante» non è solo espediente retorico, è acuminata tecnica di disinformazione. La seconda è caldeggiare, anche recensendo con entusiasmo quest’ultimo libro di Nuzzi, l’uscita di scena di papa Bergoglio. Francesco (guarda caso, proprio come negli articoli del “Qn” che lanciarono la bufala del tumore) viene raccontato come «solo», come alla fin fine intimidibile e perciò, appunto, come possibile dimissionario. Caro don Chino, in tv a “Piazza pulita”, anche se farmi sentire non è stato facile vista l’esuberanza declamatoria di Nuzzi, ho cercato di dire in sintesi, ma chiaro e tondo, tutto questo. E su alcune testate – “Il Tempo” (mio antico giornale), “il Giornale” e “Dagospia” (curiosamente con una lettera di Paolo Madron, direttore di un altro quotidiano online: “Lettera 43”) è scattato un rapido e aggressivo cannoneggiamento a difesa di quel signore.Poco di serio, ma anche qualcosa di grave. E non mi riferisco alle polemicuzze, ma al fervore febbrile con cui certi ambienti accompagnano vecchi e nuovi furti in Vaticano. Per esempio, mi ha colpito – ripensandoci a dibattito concluso – il fatto che Nuzzi, in tv, su La7; abbia tanto insistito con me su antiche scorie – carte relative a Sindona, pensate un po’… – rubate con scasso ed evidentemente messe sul “mercato”. Dove, come si sa, ricettatori e ricattatori non mancano. E neanche autori pronti a nuovi best-seller. A fin di bene, ci mancherebbe!Come un soffio rigenerante è arrivata la parola domenicale del Papa a confortarci e spronarci. Francesco continua a parlare chiaro e ad agire con serena fiducia: qualunque immondizia venga sterilmente messa in circolo, il cammino della Chiesa procede e così la “sua” (e nostra) riforma. Possiamo dirlo? Ma, sì, diciamocelo: siamo semplici e siamo francescani, non “bisignani”.