Opinioni

Ronde, tra cautele e perplessità. Entusiasmo proprio no. Proviamo a sperimentarle

Giuseppe Anzani sabato 21 febbraio 2009
A lla fine ce l’hanno fatta, i so­stenitori delle ronde, a mette­re le ronde sulle strade delle nostre città e dei nostri comuni. Così prov­vede il decreto legge approvato dal governo, che appena pubblicato di­venta legge. Ci vorrà ancora un re­golamento, si capisce, per dare con­cretezza alla decisione, ma l’ap­puntamento è scoccato. Entusiasmo, soddisfazione? Un mo­mento. Entusiasmo certo no. Non è un momento di festa quello che ve­de allestire rimedi ' speciali' alla paura, paura che ne viene ribadita come meritevole di interventi spe­ciali. Ho anni abbastanza per ricor­dare quando, nella mia infanzia, si circolava in bicicletta, e la biciclet­ta si poteva lasciare in strada senza lucchetto, o col suo lucchettino da niente. Guardate oggi come sono le bici in sosta, avvinte al palo della lu­ce con catene da un pollice. Ricor­do che l’uscio di casa si chiudeva a sera, e mai di giorno pur lasciando la casa, perché doveva passare il lat­taio a lasciare la nuova bottiglia ri­tirando i soldi sul tavolo. Guardate oggi le blindature d’acciaio. Basta così, oggi i segni del mondo muta­to suggeriscono forse anche le ron­de, e sia pure, ma non faremo festa. Costernazione, allora? No, neanche questo. Forse le ronde saranno uti­li. Non sappiamo ancora con esat­tezza che cosa può sortire da una norma - per ora solo programmati­ca - che nel suo ' legalese' dice la possibilità per i sindaci 'di avvaler­si della collaborazione di associa­zioni tra i cittadini non armati per segnalare agli organi di polizia e­venti che possono arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situa­zioni di disagio sociale'. Rileggete lentamente; schivate da bravi l’iro­nia di pensare che il 113 lo sanno tutti e che il telefonino ce l’hanno tutti, e allora a che servono le ron­de; contentatevi di sapere che sa­ranno associazioni di cittadini 'non armati', cioè come tutti noi. Via, respiriamo, si temeva peggio in tema di sceriffato di massa, in que­sto rivoluzionario dispositivo di controllo del territorio. Poi però si dovrà stabilire in che modo l’azio­ne di ronda 'volontaria' avrà effi­cacia e serietà, quando il regola­mento dovrà uscire dal geroglifico, dalla reticenza, e dovrà indicar il punto giusto fra la modesta utilità dell’occhio sveglio e il rischio op­posto di una deriva interventista 'fai da te'. Io so che nelle cose di legge c’è un discrimine psicologico fondamen­tale fra l’azione di sicurezza e l’a­zione di forza, e che ciò si ripercuo­te anche negli uomini che vi si de­dicano. Il primato dell’uno o del­l’altro valore separa il poliziotto (l’uomo della correttezza, presidio di sicurezza) dallo sbirro ( l’uomo della forza). La sicurezza è un ser­vizio, la forza uno strumento. La for­za sottomessa alla giustizia è un au­silio, la forza da sola è un’illusione violenta. Se si immagina di mettere in strada uomini nuovi di forza, de­dicati alla sicurezza pubblica sol perché volenterosi, senza che sia ve­rificata l’attitudine al servizio da in­ventare, l’ultima illusione sarebbe quella di confidare nella esibizione dei loro straordinari muscoli, piut­tosto che nel loro cervello pensan­te. Uno screeening personale è irri­nunciabile. Far paura a chi impau­risce è una sfida sui confini della paura criminale e della paura vir­tuosa; ci vogliono nervi, discerni­mento, professionalità. Se saranno angeli noi li aspettiamo angeli. Se energumeni, noi li rifiutiamo ener­gumeni. Il governo ci pensi, noi li rivedremo.