Opinioni

Botta e risposta. Emergenza casa. Se la politica vuole si può cambiare

Pietro Saccò giovedì 18 maggio 2023

Cresce la domanda abitativa soprattutto in città. E i prezzi restano troppo alti. Il vero punto è stabilire le priorità: se chi ci governa decide che occorre far in modo che nelle nostre città ci siano abitazioni a prezzi abbordabili per chi ne ha bisogno, le strategie per provarci sono tante Caposervizio Economia di Avvenire Gentile direttore, l a butto là: ho sfogliato sul Web il capitolo “patrimonio immobiliare Inps”. La casella che riporta « non utilizzato» è ricchissima. Possibile che non si trovino stabili inutilizzati di enti pubblici per alloggiare immigrati, studenti fuori sede e connazionali in difficoltà?

Augusto Debernardi

Gentile direttore, non ne sento parlare e scrivere, ma secondo me la responsabilità della situazione degli studenti fuori sede ricade in parte anche sui proprietari di immobili, che hanno calcato la mano in modo eccessivo.

Francesco Barbieri

Gentile direttore, i n riferimento a quanto scritto il 13 maggio da Pietro Saccò e Diego Motta, a parte la sottintesa idea che i proprietari di case in affitto siano più o meno dei profittatori della situazione, condivido che bisognerebbe dare voce a chi affitta una camera per integrare un reddito da lavoro insufficiente. Resta il problema diventato enorme della tassazione spropositata sulle case di proprietà, in specie se ci si ricorda che l’80% degli italiani vivono, così dice la statistica, in case proprie, acquisite con il duro lavoro e con risparmi per anni. È evidente che esiste un problema-casa per le famiglie giovani neoformate o in formazione. Non da ieri, conseguenza di una politica predatoria sulle case di proprietà e dell’assenza da anni di programmi e di leggi per la costruzione di case a prezzi abbordabili. Quanto alle necessità degli studenti fuori sede, non credo siano reali quelle di chi abita poco distante dalla grande città, raggiungibile facilmente con i numerosi mezzi pubblici attualmente a disposizione di tutti. Se vogliamo uscire dalla situazione, conviene uscire subito dalle polemiche pretestuose, vacue e vane, generate soltanto da interessi di parte e per recuperare due o tre voti perduti.

Santo Bressani Doldi


Gentili lettori, il direttore mi ha girato le vostre lettere e rispondo volentieri, anche perché mi sembra che siamo d’accordo su molti aspetti. Sicuramente, come nota Barbieri, molti proprietari di case hanno esagerato nel fare leva sullo sbilanciamento del mercato per chiedere prezzi spropositati per posti letto nelle aree universitarie (al punto che ora si ragiona sullo spostare le università, il che azzererebbe questo mercato). Ed è altrettanto evidente che gli sprechi sugli immobili pubblici tenuti inutilizzati, come quelli segnalati da Debernardi, sono ancora più inaccettabili nelle aree “critiche” per l’emergenza abitativa, a partire da Milano e Roma. Ha ragione anche Bressani Doldi, quando chiede di uscire dalle polemiche pretestuose e ricorda le decennali carenze dello Stato sulla pianificazione immobiliare. Il punto, a mio giudizio, è stabilire le priorità: se chi ci governa decide che occorre fare in modo che nelle nostre città ci siano abitazioni a prezzi abbordabili per chi ne ha bisogno, le strategie per provarci sono tante. Questo approccio però non può piacere a chi considera le abitazioni come investimenti che devono dare reddito invece che come luoghi in cui vivere. Questa visione affaristica dell’immobiliare in Italia è diffusa e ben rappresentata da lobby potenti e molto attive. Finché saranno i loro interessi a prevalere è improbabile che la situazione migliori.