Opinioni

Il caso del Pertini. Embrioni scambiati, non si può decidere la madre

Francesco Ognibene sabato 12 luglio 2014
È impossibile a rigor di etica decidere, nel drammatico caso dell’Ospedale Pertini, chi sia la mamma tra la madre genetica e la gestante, mentre se si assume come criterio di giudizio il diritto la soluzione spetta al legislatore. È la sintesi del parere approvato ieri dal Comitato nazionale per la bioetica (Cnb) in capo a una delle discussioni più serrate e coinvolgenti della sua storia. In un mese di lavoro intensissimo, mettendo da parte tutti gli altri dossier, i membri dell’organismo consultivo hanno così risposto alla Regione Lazio che li aveva interpellati sulla controversa vicenda dello scambio di provette nel reparto di Procreazione assistita dell’ospedale romano. Dall’incidente era scaturita la gravidanza di due gemelli portata avanti da una donna il cui patrimonio genetico, come per il marito, è estraneo a quello dei bambini che porta in grembo, geneticamente figli di un’altra coppia, ora pronta ad azioni legali. Il Cnb dichiara ora che in casi come questo la maternità è indecidibile, e lo fa con un parere pressoché unanime che sarà reso noto entro la prossima settimana, ultimate le postille dei consiglieri che vogliono aggiungere la loro voce in calce a quella del Comitato. Di fronte ai fatti del Pertini – in sostanza, un episodio di fecondazione eterologa involontaria – il Cnb dunque afferma che è impossibile decidere chi sia la madre, ma riconosce implicitamente che in casi come questo (dopo la recente sentenza della Consulta non potranno che moltiplicarsi) i genitori in realtà sono quattro. E per evitare che la soluzione definitiva sia lasciata al braccio di ferro tra le due coppie il Comitato afferma che è indispensabile che i bambini possano contare su due genitori certi – siano essi quelli genetici o la coppia dove la donna partorirà i gemelli – e che conoscano la verità, auspicando poi che tra le due coppie si sani ogni possibile dissidio, nell’interesse dei bambini. «Abbiamo soppesato tutte le ragioni delle parti coinvolte – spiega Lorenzo D’Avack, che insieme all’altra vicepresidente del Comitato Laura Palazzani e ad Assuntina Morresi ha istruito il parere – rilevando elementi a favore dell’una e dell’altra coppia ma decidendo alla fine di non esprimere una preferenza bioetica perché i motivi che suggeriscono di scegliere la madre genetica o la gestante sono ugualmente rispettabili». Il giurista D’Avack, pur avendone viste molte, riconosce di non essersi «mai imbattuto in una questione tanto aperta e complessa. I bambini comunque vivranno una situazione difficile». E allora non è il caso di fermare l’eterologa, che di questi casi ne costruirà a dozzine? «Ma ci sarà una legge a dirimere la materia – replica D’Avack –, oggi c’è un vuoto normativo che va rapidamente colmato». Solo voto contrario nel Cnb è quello di Francesco D’Agostino, fortemente critico nei confronti dell’«incapacità del Comitato di esprimere un vero parere. Se non siamo in grado di dire chi è la madre – osserva – allora riconosciamo che ha vinto il relativismo per il quale non esiste verità e tutti possono pensarla come credono. Nell’indeterminatezza del Comitato, anche il Parlamento si sentirà autorizzato a non pronunciarsi lasciando carta bianca alla magistratura. Con gli esiti che conosciamo». «Il caso del Pertini, come ha già titolato efficacemente Avvenire, ci fa "capire" cosa è l’eterologa – è l’opinione di Assuntina Morresi –. Il problema nasce in generale con la fecondazione artificiale, e in particolare con quella di tipo eterologo, anche se "per errore". La fecondazione artificiale destruttura totalmente la filiazione naturale e ci pone di fronte a dilemmi che per l’antropologia naturale sono sconvolgenti e irrisolvibili. Come si può dire che quei bambini non sono figli dei genitori genetici, a cui probabilmente somiglieranno? E come si possono escludere questi genitori dalla loro vita? E d’altra parte come si può dire che non è madre quella che partorisce? Per questo ritengo che quello del Cnb sia un buon parere». Compiuta per scelta o per errore, l’eterologa pone di fronte a un nodo irrisolvibile. Che persino il Cnb non è riuscito a sciogliere.