Opinioni

Rigore, equità, vicinanza. Battaglia che si può e si deve vincere

Gianfranco Marcelli venerdì 6 agosto 2010
Rigore ed equità da un lato, decentramento e semplificazione dall’altro. Un sapiente dosaggio di questi quattro elementi può produrre l’amalgama virtuoso, capace di far compiere finalmente al nostro Paese un passo avanti sostanziale, verso la meta di un fisco più giusto ed efficiente. Una "ricetta" in apparenza utopistica, quasi una "pozione magica" da Harry Potter, in una realtà come la nostra dove semmai, nel corso di decenni, si sono stratificate ingiustizie e incuria, complicità e corruzione. Eppure qualche segnale che il destino non sia ineluttabilmente segnato si affaccia alle cronache di questi ultimi giorni.A una settimana dal via libera alla "manovra Tremonti", che contiene anche nuovi strumenti operativi per la lotta all’evasione (uno per tutti: il redditometro), ieri l’Agenzia delle Entrate ha annunciato risultati lusinghieri nella battaglia contro i furbi: il "bottino" per il 2010 si annuncia in ulteriore crescita e a fine anno potrebbe sfiorare i 10 miliardi di euro. Si parla di incassi "reali" , non di maggiori imposte accertate (e che resta problematico incamerare). Se si pensa che l’intero decretone prevede introiti aggiuntivi per circa 25 miliardi in due anni, si ha un’idea dell’apporto di questa voce all’equilibrio complessivo dei conti pubblici.Più o meno in queste stesse ore, esperti e amministratori si interrogano sull’impatto del federalismo fiscale, sia nei confronti dei contribuenti che dei Comuni, destinatari in prospettiva di maggiori risorse ma anche di più rilevanti responsabilità. L’opzione della "cedolare secca" sui redditi da locazione, offerta ai proprietari in alternativa alla formula vigente dell’assemblaggio nel calderone dell’Irpef, solleva qualche perplessità per la sua presunta natura "premiale" in favore dei redditi più alti, ma promette anche un forte impulso all’emersione dei contratti in nero che – ricordavamo ieri su queste colonne – si contano in non meno di mezzo milione. Ed è evidente che, una volta portate alla luce, certe entrate non possono poi essere facilmente fatte inabissare.Dall’attribuzione a sindaci e assessori di nuovi compiti e di più ampie sfere di autonomia impositiva dovrebbe, inoltre, venire un incentivo reale a collaborare di più nello sforzo collettivo per stanare gli evasori. Sarà infatti dal settore immobiliare che, nella nuova geografia tributaria disegnata dal federalismo, dovrà scaturire la gran parte del gettito destinato ai Municipi. La maggiore "vicinanza" ai cittadini, soprattutto ai loro patrimoni, deve poter consentire una verifica più agevole di certe realtà di asserita indigenza o di quasi miseria. Specie se accompagnate da standard di spesa vistosamente incompatibili con le cifre scritte nell’Unico o nel "730".La polemica sugli indicatori del tenore di vita, in effetti, accompagna da sempre il dibattito sul sistema tributario nazionale. Quando al ministero delle Finanze "regnava" il repubblicano Bruno Visentini, il Gran Borghese come fu etichettato da Giampaolo Pansa, lo si sentì una volta affermare che non si può calcolare la capacità contributiva del cittadino «misurandogli la pancia». In tal modo egli intendeva bocciare strumenti di valutazione induttiva, come appunto il redditometro. Ora, sarà possibile anche in questa disciplina qualche raro caso di "idropisia". Ma a lume di buon senso, oltre che sulla scorta delle idee che ispirarono il cattolico Ezio Vanoni nella sua azione riformatrice degli anni 50, continuiamo a ritenere che, per fare giustizia in materia fiscale, sia essenziale un giusto mix tra la fiducia nella lealtà del cittadino e la capacità di controllo della pubblica amministrazione.Nessun trionfalismo, insomma. Resta decisivo serrare i ranghi da parte dei protagonisti di questo sforzo corale. Così come andare incontro alla richiesta di maggiore chiarezza e semplicità dei contribuenti. Su questo punto, l’impegno annunciato ieri dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, per un imminente completo restyling della modulistica, adottando anche un linguaggio più comprensibile, è un ulteriore segnale positivo. Ne sono graditi altri.