Opinioni

Marta, una di noi, e la resurrezione di Lazzaro. Quell'abbraccio misericordioso più forte della nostra fragilità

Francesco Belletti giovedì 14 aprile 2011
Ogni anno, in Quaresima, la Chiesa ci ripropone, nella liturgia domenicale, la potenza della presenza di Gesù, capace di sanare e di vincere ciò che l’uomo da solo non potrà mai guarire né sconfiggere: la malattia del cieco nato, o la morte stessa, davanti al suo amico Lazzaro. Ogni volta ascoltare la proclamazione della Parola è un dono di possibilità di conversione, e ogni anno queste narrazioni possono parlare al nostro cuore: basta saper ascoltare.Domenica, per esempio, mi ha colpito con una consapevolezza quasi dolorosa la "messa alla prova" della fede di Marta, che Gesù quasi crudelmente interroga, mentre viene implorato e insieme accusato di aver dimenticato i suoi amici: «Se tu fossi stato qui!». Allora Gesù ricorda a Marta che Lazzaro non è morto per sempre; ma Marta non si arrende, non si accontenta della resurrezione finale: vuole indietro suo fratello subito, perché Gesù può.A questo punto arriva la domanda: «Credi tu?» E Marta crede, senza sapere bene che cosa potrà succedere. E Gesù si commuove, per il dolore dei suoi amici, ma anche per questa fede, e questa commozione ci dà una speranza travolgente, perché sappiamo che anche il nostro peccato, la nostra morte potranno essere accolti da questa misericordia, che è capace di salvare una condizione di morte, che è profezia di un altro sepolcro, di un’altra morte, di un’altra pietra che dovrà essere spostata: quella del Santo Sepolcro. Si fa portare alla tomba di Lazzaro, e chiede di aprire quel luogo di morte, già sigillato. E Marta, di fronte a quella domanda, anziché agire fiduciosa, confermando quella fede che Gesù le aveva chiesto di dichiarare, appena pochi minuti prima, dice invece: «È lì da quattro giorni!».Marta, come tutti noi. Affermiamo la fede a parole, ma davanti agli eventi tragici e faticosi, non riusciamo a capire che la potenza di Cristo può salvare tutto, anche ciò che sembra irreparabilmente perduto. Ma Gesù dimostra ancora di più il suo amore; richiama Lazzaro alla vita nonostante la fede traballante, incostante e incoerente di Marta, che dice «credo in te» e poi non crede che «a Dio tutto è possibile». Anche per noi, quindi, la presenza di Gesù è potenza di salvezza, nonostante la nostra misera fede. Quanti tra noi avremmo invece detto a Marta: «Solo pochi minuti fa hai detto che credevi, e adesso già non ci credi più? Non meriti il mio amore, non è vero che ci credi!». Ma, per grazia divina, l’abbraccio misericordioso di Gesù sarà sempre più grande della nostra grettezza e del nostro cuore piccolo.