Opinioni

E se la scelta fosse: il figlio o il no-vax?

Marco Tarquinio venerdì 17 dicembre 2021

Gentile direttore, come uomo e come cristiano non posso non trovarmi in pieno accordo con quanto da lei sostenuto oggi, 16 dicembre 2021, nel suo dialogo con i lettori. Sostengo anch’io che la sanità pubblica deve (e sottolineo il 'deve') curare tutti, senza esclusione di nessuno, compresi quindi i novax, quando cadono nella malattia. Mi permetto solo di rivolgere a entrambi, a lei e a me stesso, una semplice e rispettosa domanda. Siamo noi, lei e io, disposti a mantenere la medesima opinione anche nel caso (che certo non ci auguriamo) in cui un nostro figlio o nipotino, bisognoso di un intervento chirurgico urgente, subisse un ritardo dovuto al fatto che la terapia intensiva del nostro nosocomio è piena di no-vax?

Paolo Costa


Lei mi fa una domanda straziante, gentile amico. Che fa male anche solo a pensarla, e rivela sino a che punto gli uncini di questo coronavirus, e delle sue conseguenze, aggressività no-vax compresa, ci stiano graffiando nel profondo. Proprio per questo la sua domanda non va elusa, nonostante – appena ieri – abbia ragionato su questo stesso tema. Scegliere tra un congiunto e un novax? Ci pensi: tutti siamo padri e madri e figli, fratelli e sorelle, nonni e nipoti. E se non ci fosse un senso di umanità che supera il legame stretto di sangue, saremmo ancora alle logiche e alle guerre di clan. Civiltà è riconoscere che gli altri sono noi, che gli altri siamo noi. Noi cristiani per di più sappiamo di essere dentro una storia faticosa e bellissima di comprensione e di salvezza, un’umana vicenda che – sebbene egoismi e pochezze e miserie ci assedino ancora – è stata toccata e cambiata una volta per tutte da Gesù, la Parola che s’è fatta carne, il Figlio che ci è dato. Si rassegni, dunque, caro amico: siamo quel che siamo, così come siamo stati formati. O almeno ci proviamo. Perciò con tutta la tenerezza del mondo per le persone che mi sono infinitamente care, mi sento di confermarle ciò che lei già sa: c’è soltanto una vita che posso mettere 'dopo', dopo quella di chiunque altro, ed è la mia. (mt)