Opinioni

Il direttore risponde. Della povertà e delle ricchezze

giovedì 22 settembre 2011
Gentile direttore, non so se lei ha visto qualche giorno fa la puntata di "In onda" su La7 dov’era ospite anche il professore, nonché co-fondatore di Forza Italia, Antonio Martino. Io l’ho vista e sono rimasto a dir poco indignato dal signor Martino che si è permesso di argomentare su san Francesco, che secondo lui è stato un personaggio che con le sue idee ha fatto sì che la povertà aumentasse. Martino ha sostenuto che è bene che vi siano i "ricchi" perché con la loro ricchezza possono allieviare la povertà. Non mi sento di aggiungere altro perché potrei diventare sgradevole, ma mi chiedo solo: se sono questi i politici che ci rappresentano e governano, come si possono risolvere i problemi del nostro Paese e sperare di creare una società più giusta e solidale? Mi scuso per il piccolo sfogo e la ringrazio. Antonio Costantini, Pomarance (Pi)
Noi, gentile signor Costantini, siamo di un’altra scuola. Sappiamo bene, cioè, come i liberisti – e il professor Martino è un economista che si rifà a una delle correnti più "decise" del liberismo – che la proprietà privata non è un furto, e che la ricchezza non è sempre e soltanto un’ingiustizia, ma non dimentichiamo mai che Dio Creatore ha dato a tutti i beni una «destinazione universale». E che, dunque, le ricchezze private «realizzano la loro funzione di servizio all’uomo quando sono destinate a produrre benefici per gli altri e la società». La Chiesa ci insegna, poi, con molta chiarezza che chi tiene tutto per sé «non è innocente», e chi condivide l’abbondanza, in realtà, non fa che «pagare un debito». La grande e generosa vicenda della politica, del sindacato, dell’imprenditoria individuale e cooperativa e della finanza cristianamente ispirate (e le nuove vie che continuano a essere aperte e percorse) sono il frutto di questa concezione e della ricerca incessante di un giusto equilibrio e di un pieno e concreto riconoscimento della dignità di ogni vita e, conseguentemente, di ogni condizione sociale e di ogni lavoro. Papa Benedetto, nella "Caritas in veritate", continuando e sviluppando il magistero di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, ci dà forza e argomenti in questo sforzo per la giustizia e la solidarietà. E san Francesco d’Assisi, nato ricco e povero per scelta, da lassù certo sta accanto a chi cammina su questa strada diritta.