Opinioni

Un secolo fa la battaglia più sanguinosa. Dalla Somme a Erasmus. Ecco la Ue da difendere

Umberto Folena sabato 2 luglio 2016
Somme, dal latino Samara, da una parola celtica che significa tranquillità. Storia e geografia sanno essere d’una ironia greve. Cento anni fa, il primo luglio 1916, alle sette del mattino i fischietti degli ufficiali britannici ordinavano l’assalto per il primo, tragico giorno di quella che terminerà il 19 novembre dello stesso anno e sarà ricordata come la battaglia della Somme. Gli inglesi avanzarono a passo di marcia, in file ordinate, con uno zaino di trenta chili sulle spalle. Furono falciati con irrisoria facilità dalle mitragliatrici tedesche. Solo il primo giorno caddero 59mila inglesi, cifra da far impallidire lo sbarco in Normandia. Erano giovani volontari tra i 18 e i 25 anni. In cinque mesi rimasero sul terreno circa un milione 200mila tra inglesi, francesi e tedeschi. Un secolo dopo, quei ragazzi sarebbero stati liberi di viaggiare liberamente per l’Europa, la generazione Erasmus. Un secolo prima, cadevano come mosche. Un’intera generazione fu decapitata. Quanti futuri scienziati e artisti, ingegneri e poeti, artigiani e inventori perse l’Europa in quell’ottusa mattanza? E perché? Un secolo dopo dobbiamo continuare a ricordare. È necessario farlo. È questione di vita o di morte. L’Europa denigrata, l’Europa deludente, l’Europa 'dei burocrati', l’Europa oggi invisa nasce alla metà del secolo scorso innanzitutto per scongiurare nuovi massacri, per trasformare il continente da perenne campo di battaglia a terra della 'tranquillità'. Poiché la causa principale di ogni guerra è economica, si cominciò dal mettere in comune le risorse economiche strategiche, carbone e acciaio. Subito dopo ad aprire i mercati. Fino al Parlamento e alla moneta comune. La Brexit avrà pure le sue buone ragioni e la volontà del popolo sovrano non si discute. Ma chissà come avrebbero votato i 59mila giovani inglesi caduti dopo pochi secondi quel primo luglio sulla Somme, e i loro genitori. Sarà pure, la nostra attuale, un’Europa pigra da scuotere e riformare, un’Europa incapace di sognare. Ma attenzione, perché la guerra è un demone mai del tutto vinto. Alligna del cuore dei popoli in attesa di risorgere. Si alimenta di vuoti di memoria, risentimento, avidità e stupidità. Ha tanta pazienza e, più aspetta, più ha fame.