Opinioni

Analisi. E la Bce pensa di ritirarare la banconota da 500

di Pietro Saccò giovedì 31 marzo 2016
Se non avete mai avuto per le mani una banconota da 500 euro molto probabilmente non avrete più la possibilità di fare questa esperienza, perché ormai, dopo anni di resistenze e indugi, la Banca centrale europea sembra intenzionata a ritirare dalla circolazione questo grosso e prezioso pezzo di carta viola. Se invece i 500 euro li avete in tasca in questo momento, ecco, chiedetevi come vi sono capitati nel portafoglio, perché quella è la taglia preferita dai banditi di mezzo mondo. Non è un mistero: queste banconote che permettono di raccogliere un milione di euro in un pacchetto da poco più di due chilogrammi di peso sono comodissime per criminali di tutti i tipi; tangentisti, narcotrafficanti, terroristi, gente che ha bisogno di trasportare in poco spazio enormi quantità di denaro da trasferire altrove in forma anonima. Chi non ha nulla da nascondere non ha motivo di spostare fisicamente grosse somme. Le banche, d’altra parte, esistono apposta. È proprio per rendere più difficile la vita ai criminali – soprattutto ai terroristi – che a Bruxelles sta crescendo la pressione per togliere di mezzo questa superbanconota. Q ualcuno, all’interno dell’Unione europea, lo ha già fatto. Sei anni fa, a conclusione delle indagini che hanno portato al divieto della distribuzione del taglio da 500 euro da parte delle banche nel Regno Unito (dove la banconota nazionale più preziosa è quella da 50 sterline), il capo dell’anticrimine britannico aveva spiegato che nel 90% dei casi le banconote da 500 euro che circolavano nel paese erano in mano a membri del crimine organizzato. L’Europol, che è l’anticrimine dell’Unione, ha confermato questi sospetti. Lo ha scritto in un rapporto citato dalla Commissione europea nel suo piano d’azione per la lotta al finanziamento del terrorismo, un piano che ha trovato il sostegno dei ministri finanziari dell’Unione. La Commissione chiede dunque di ragionare sull’eliminazione delle banconote da 500 euro perché, spiega, sono 'molto richieste dai criminali' e possono agevolare i terroristi che raccolgono fondi nel Vecchio Continente. L’Italia è d’accordo, e anche le sue banche. «Le banconote da 500 euro sono uno strumento facile per il riciclaggio e non si trovano più in Italia, evidentemente sono state tesaurizzate, soprattutto dai riciclatori» ha detto di recente Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria. A nche sui 500 euro, però, l’Europa è divisa. La Germania, per esempio, è contraria all’abolizione. Abituati per cultura a un legame forte con il denaro fisico, concreto e tangibile, i tedeschi già dall’inizio dei negoziati per l’euro erano stati forti sostenitori della necessità di avere questa banconota da grossissimo taglio, destinata a sostituire quella da mille marchi (l’equivalente di 500 euro, appunto) nelle loro casseforti. Sì, perché non è per favorire qualche scopo criminale che Berlino difende la banconota viola: vuole che resti per consentire a chi lo desidera di tenere comodamente i suoi risparmi a casa invece che in banca. Jens Weidmann, governatore della Bundesbank, ne fa una questione di fiducia («se diciamo ai cittadini che le banconote che posseggono non valgono più intaccheremo la loro fiducia») e comunque è scettico in generale sul successo dell’eliminazione dei 500 euro nella lotta al terrorismo, ritenendo difficile «che i terroristi e i criminali possano essere fermati perché non ci sono più grandi banconote». Meno sorprendente, e meno difendibile, appare l’opposizione del Lussemburgo: piccolo paese ma gigante della finanza europea, il Granducato ogni anno stampa euro per un ammontare totale che supera il doppio del suo Prodotto interno lordo, quando in media agli altri Stati della zona euro mettere in circolazione moneta fisica per circa il 10% del loro Pil è più che sufficiente a soddisfare le esigenze di banche, imprese e cittadini. Non si sa cosa ne facciano, in Lussemburgo, di tutto quel contante. Comunque interrogato sull’ipotesi di eliminare la banconota da 500 euro per togliere un vantaggio ai criminali, il membro lussemburghese del direttivo della Bce, Yves Mersch, ha risposto irritato che «ci sono poliziotti che hanno opinioni su questa questione, e anche persone del G20. Sarei molto contento se dessero alla Bce qualche significativa evidenza in questo senso». S arà l’aria di Francoforte, ma negli uffici della Banca centrale europea la posizione di Mersch e di Weidmann sembra quella più condivisa. È così dall’inizio della giovane vita dell’euro. Nel 2012, in una lettera in risposta a un’interrogazione dell’europarlamentare greco Nikolaos Salavrakos, il presidente Mario Draghi spiegava che non c’erano piani per togliere di mezzo le banconote da 200 e 500 euro perché questi tagli 'hanno un ruolo importante come riserva di valore di ultima istanza dentro e fuori dalla zona euro'. Insomma: secondo le rilevazioni della Bce i 500 euro più che ai criminali servono ai risparmiatori molto prudenti, così prudenti da non fidarsi a lasciare il denaro in banca. La pressione politica che dopo gli attentati di Parigi sta crescendo enormemente probabilmente costringerà comunque la Bce, un po’ controvoglia, a rinunciare alla sua superbanconota viola. Intervenendo al Parlamento europeo a febbraio Draghi ha comunque lasciato capire di non essere affatto convinto della bontà di questa scelta: 'La banconota da 500 euro è vista sempre più come uno strumento per le attività illegali – ha detto rispondendo alle domande dei deputati –. È in questo contesto che stiamo considerando un’azione su questo fronte. Naturalmente, dobbiamo muoverci molto attentamente e nel migliore modo possibile'. Come sempre, il presidente della Bce non ha scelto parole a caso. La preoccupazione di Francoforte è che passi forte il messaggio che se si sceglierà di eliminare i 500 euro sarà solo per scopi di sicurezza contro la criminalità in generale e il terrorismo in particolare. La 'guerra al contante', quindi, non c’entra nulla. Q uesta cautela è doverosa per almeno due motivi. Il primo è una ragione monetaria. Se queste banconote fossero messe al bando, chi le usa e volesse continuare a usarle sarebbe spinto a convertire il tutto in altre monete di grosso taglio. La scelta sarebbe abbastanza ridotta. I dollari non si prestano molto a questi scopi, dal momento che il taglio più grande è la banconota da 100 dollari che raffigura Benjamin Franklin, e tra l’altro è considerata 'a rischio', dato che prima Peter Sands, economista di Harvard ed ex manager del colosso bancario Standard Chartered, e poi Lawrence Summers, ex segretario al Tesoro, hanno avviato la campagna per abolirli con l’obiettivo di «complicare la vita ai ragazzi cattivi» e «rendere il mondo un posto migliore». La banconota più adatta sarebbe quella, pazzesca, da 10mila dollari locali condivisa da Singapore e Brunei, taglio che oggi vale più o meno 6.500 euro ma il cui cambio con valute più robuste è più variabili che mai. I 500 euro sarebbero molto probabilmente convertiti in banconote da mille franchi svizzeri, altro pezzo di carta violetto particolarmente prezioso (vale un po’ più di 900 euro) e non a rischio di estinzione. Un portavoce della Banca centrale svizzera ha chiarito che di eliminarli non se ne parla nemmeno, perché «sono utilizzati come deposito di valore». Questo massiccio cambio di valute coinvolgerebbe cifre enormi, dal momento che in Europa circolano 612 milioni di banconote da 500 euro per un valore totale di 306 miliardi di euro, vale a dire quasi il 29% del valore totale degli euro in circolazione. L’uscita dal sistema della moneta unica di una cifra del genere provocherebbe una svalutazione choc dell’euro, hanno avvertito gli analisti di Merrill Lynch, una destabilizzazione che può essere molto rischiosa da gestire. L a seconda ragione delle cautele di Draghi riguarda in parte la questione a cui ha accennato Weidmann, quella della fiducia dei cittadini nella moneta unica, ma è più in generale – ancora una volta – un problema che riguarda la solidità del sistema bancario. Dallo scorso giugno la Bce ha iniziato ad applicare tassi negativi sui soldi che le banche depositano su suoi conti. È partita da un -0,1% ed è progressivamente scesa fino al -0,4% annunciato il 16 marzo. I tassi sui depositi iniziano a essere così penalizzanti che alcuni istituti di credito potrebbero scegliere di applicare tassi negativi anche sui conti correnti dei clienti. Non è fantascienza: in Svizzera, dove i tassi sui depositi della Banca centrale sono al -0,75%, la piccola Alternative Bank Schweiz (Abs) da gennaio fa pagare ai clienti un tasso dello 0,125% su depositi fino a 100mila euro e dello 0,75% su cifre più elevate. La corsa al ritiro dei depositi – assicurano – non c’è stata, ma Abs è una banca piccola che offre investimenti sostenibili ed etici, quindi ha una clientela con una sensibilità particolare. È chiarò, però, che se la Bce fosse costretta ad andare avanti con nuovi tagli dei tassi e qualche banca della zona euro iniziasse a tentare di scaricare sui clienti il costo di possedere del denaro, allora la disponibilità di grandi banconote darebbe ai clienti un’alternativa a tenere il denaro in banca. Se la Bce eliminasse i 500 euro proprio mentre insiste sulla linea dei tassi deposito sotto zero rischierebbe di dare l’idea che a Francoforte stanno preparando una stretta per intrappolare il denaro dei cittadini nei conti delle banche e prelevarlo a piccole dosi. Una minaccia che, per quanto ipotetica e remota, in questo momento darebbe il colpo di grazia alla fiducia degli europei nel loro sistema bancario e, più in definitiva, nella moneta unica. © RIPRODUZIONE RISERVATA