Opinioni

Il direttore risponde. Cuba, silenzi presunti e lenti sfocate

Marco Tarquinio mercoledì 11 aprile 2012
Caro direttore,
mi sembra proprio il caso di parlare di una strana dimenticanza-stampa (anche di parte cattolica, con Avvenire e Famiglia Cristiana) sul viaggio del Papa a Cuba. La promessa di Raul Castro non era stata quella di liberare 2.900 prigionieri dissidenti cubani rinchiusi nelle carceri del regime? La visita di Benedetto XVI non doveva essere l’occasione favorevole per un nuovo atto di clemenza – dopo quello compiuto con Giovanni Paolo II – del dittatoriale regime comunista cubano? Invece non si è appreso nulla di questo genere, se non la notizia, riferita dalla stampa (anche cattolica) che Fidel ha chiesto al Papa di indicargli dei libri che lo aiutino a comprendere il significato della parola "cristiano". Decisamente poco, al punto da farmi giudicare inutile la visita di Benedetto XVI a Cuba. Mi raccomando, direttore, cestini questa lettera, perché il popolo cristiano non deve sapere. Distinti saluti.
Angelo Simonazzi, Poviglio (Re)
Forse, gentile avvocato Simonazzi, lei sta leggendo un po’ troppo frettolosamente (e dal tono che usa direi in modo anche stranamente irato) il nostro Avvenire... Altrimenti saprebbe che cosa è accaduto a Cuba e che cosa abbiamo scritto noi della «stampa cattolica». Partiamo innanzi tutto da una cosa che lei ricorda un po’ confusamente: in vista della visita di Papa Benedetto XVI, l’attuale capo del regime cubano Raul Castro promise davvero, e con largo anticipo sull’evento, di liberare un gran numero di carcerati. Era la vigilia di Natale, il 24 dicembre 2011. E tra il 27 e il 30 di quel mese vennero effettivamente rilasciate 2.991 persone detenute. Di queste, però, appena 7 sono definibili «prigionieri politici» o – come si usa dire, e anche lei preferisce – «dissidenti». Ripeto, così può prenderne buona e definitiva nota: appena sette su duemilanovecentonovantuno. Tutto ovviamente documentato da questo giornale. Mi permetto poi di farle presente, caro avvocato, che a proposito di dissidenza cubana l’unica carta che ci riguarda direttamente e che risulta «cestinata» (ma dai funzionari del regime castrista) è la richiesta di visto d’ingresso di una nostra giornalista. Sgradita, per ciò che ha scritto su queste pagine e per le voci alle quali Avvenire ha dato risalto. Ma questo, del resto, i nostri lettori lo sanno già, così come sanno tante altre cose della battaglia per le autentiche libertà fondamentali – a Cuba e nel mondo – raccontate e commentate purtroppo quasi soltanto da quella «stampa cattolica» che lei così immotivatamente redarguisce. Spero che questo breve riassunto le sia utile. A proposito di utilità, un consiglio: io ci penserei un po’ prima di liquidare come «inutile» la visita apostolica di Benedetto XVI a Cuba. E dopo averci pensato bene rinuncerei... Provi a rileggere ciò che abbiamo pubblicato e magari coglierà gli effetti importanti e gli echi forti e anche sorprendenti che la parola del Papa ha provocato. Noi cristiani siamo uomini e donne di sguardo limpido e tenace, siamo uomini e donne di speranza, non solo "contabili" – magari imprecisi e dalle lenti sfocate – delle diverse fasi di una difficile transizione. E davanti all’ingiustizia e all’illibertà non possiamo arrenderci, non possiamo consegnarci alla pura invettiva o alla rassegnazione. Ricambio i suoi distinti saluti.