Opinioni

Crimine, orrore, scienza e mass media: la realtà e la fiction. La libertà di mostrare tutto o la libertà di darsi un limite?

Umberto Folena sabato 12 marzo 2011
Chi l’ha uccisa? Come, dove, quando e perché? Sara, Yara. La povera donna trovata a Roma mutilata di testa e gambe. L’orrore atterrisce e attrae al tempo stesso. Sarà per la catarsi, già nota agli antichi greci, per cui osservare dalla spiaggia il naufragio della nave al largo fa scattare il pensiero, e il sollievo: è toccata a loro, non a me. Sarà che in autostrada certi ingorghi assurdi si formano perché gli automobilisti rallentano di colpo per osservare l’incidente sulla corsia opposta.Atterrito e attratto, il pubblico premia l’esibizione dell’orrore. Chi fa infotainment (informazione­ spettacolo) lo sa perfettamente.Ancor meglio lo sanno i pubblicitari. Così gli omicidi, meglio se di adolescenti che nelle foto appaiono candide e sorridenti, e i serial-killer imperversano, dal mattino a notte fonda, con punte di particolare accanimento all’ora della digestione, nel primo pomeriggio. Meglio se assai efferati. La realtà si affianca alla fiction e la supera, forse. Ma la realtà non è la fiction. Non sempre i buoni vincono come in C.S.I. (Crime Scene Investigation), la celeberrima serie televisiva nata nel 2000: ragione e scienza, applicate meticolosamente, svelano il più torbido e intricato mistero, prima a Las Vegas e poi, con i due spin-off, anche a Miami e New York.Poveri Ris di Parma, che si vedono gravati di attese abnormi: guai se non si rivelano all’altezza delle sceneggiature americane, dove tutti i conti tornano, il Dna è sempre integro e la scarpa dell’assassino, dall’impronta fatale, è stata confezionata in copia unica. Ma il meglio, o il peggio, è in onda al sabato, fino a ieri a notte inoltrata, da oggi in prima serata: Bones ("Ossa") ha per protagonista una anatomopatologa – Temperance Brennan, interpretata da Emily Deschanel – che risolve i casi analizzando gli scheletri; e se sono ancora ricoperti da brandelli di carne, usa vermi carnivori per ripulirli. Cosa non rivela una tibia! Il maschio di turno, l’agente dell’Fbi Seely Booth, è un semplice comprimario. Temperance maneggia ributtanti schifezze senza fare una piega. Cristina Cattaneo, che si occupa di Yara, può stare tranquilla: non le assomiglia.Intanto tutti siamo criminologi e antropologi e anatomopatologi e soprattutto opinionisti. L’orrore irrompe nelle nostre case a tutte le ore e sui giornali in tutte le pagine. Il dettaglio è decisivo: più agghiacciante è, meglio è. E tutto, davvero tutto pare sia possibile, e nessun limite né alcuna regola pare sia rimasta a fare da argine alla compravendita del morto ammazzato, al mercato della macelleria umana. Si può tutto.Viene in mente Giorgio Gaber e la sua Si può :«Si può, si può, si può, siamo liberi come l’aria (...). Sono così spregiudicato / sono infedele, sono matto, posso far tutto / viene la paura di una vertigine totale / viene la voglia un po’ anormale di inventare una morale / utopia, utopia, utopia-pia-pia». Il tutto immerso in atmosfera zero: «Per ogni assillo, rovello sociale, sembra che la gente goda / tutti che dicono la loro, facciamo un bel coro / di opinioni fino a quando il fatto non è più di moda». Ma sì, anche Sara e Yara e lo squartatore di Roma passeranno di moda. E non ci penseremo più: «Ma come? Con tutte le libertà che avete, volete anche la libertà di pensare?».La cosa più terribile è che più si parla di un caso, più si affastellano parole e spot pubblicitari e l’audience si gonfia come un palloncino, meno le idee sono chiare. Anzi, meno idee abbiamo. Guardare, emozionarsi e non pensare. L’informazione­attrazione avanza, a noi il compito di resisterle.