Opinioni

Le contraddizioni del Brasile, le opere degli italiani. Il credito di carità che serve ai Nord e Sud dell’umano​

Matteo Liut domenica 4 agosto 2013
Oltre l’Equatore il sole batte a Nord e le ombre si proiettano a Sud, l’economia è trainata dal Sud e arranca a Nord, gli abitanti delle regioni meridionali guardano con diffidenza e sfiducia i loro compatrioti del Nord. Questo schema alla rovescia è applicabile anche al Brasile, i cui maggiori centri economici e finanziari si trovano nelle grandi città del Sud. Ma in realtà ciò che salta ancora di più agli occhi in questo Paese è che di fatto Nord e Sud convivono gomito a gomito, mescolandosi senza mai integrarsi, sfiorandosi senza mai toccarsi. Non si tratta, ovviamente, di un Nord e di un Sud geografico, ma di due «punti cardinali dell’umano», che tracciano una sorta di mappa delle disparità, delle ingiustizie, dove «sopra» – al Nord per noi – sta chi ha infinite possibilità per sé e «sotto» – quello che per il mondo occidentale viene accostato al Sud – sta chi di possibilità non ne ha mai avuta alcuna.
E allora c’è un grosso debito che nessuno può ignorare e che interpella la coscienza di «tutti i Nord» del mondo. Un debito che come un filo rosso ha attraversato i secoli, intessendo le maglie di una storia spesso fatta di dominatori e di dominati. Nel nostro mondo globalizzato nessuno può sentirsi esentato dalla responsabilità di questo debito, anche i Paesi, come l’Italia, che non sono saliti sul carro dei colonizzatori. Perché in fondo i Nord e i Sud vivono nelle stesse città, spesso nella stessa via, in Italia come in Brasile – dove il fenomeno è solo più evidente. Questa dinamica, probabilmente, ha radici antroplogiche forti, ben piantate nella natura umana, ma può essere governata, mutata, stravolta. Ecco perché l’appello evangelico a prendersi cura degli ultimi, continuamente rimesso in primo piano da papa Francesco con le parole e i gesti del suo viaggio in Brasile, non è semplice invito all’elemosina ma chiave di volta per sorreggere un nuovo ordine sociale.
In Brasile ciò che salta agli occhi sono le forti contraddizioni: una potenza economica che non riesce a garantire i servizi essenziali. In numerose città la violenza è all’ordine del giorno, tanto da spingere diocesi ed enti pubblici a lanciare campagne contro lo sterminio – perché questo è – dei giovani. La piaga della droga rende i bimbi dipendenti dalle sostanze chimiche, quando non orfani. Gli abusi in famiglia sono un fenomeno diffusissimo, soprattutto dove la povertà è più profonda.
Poi si svolta l’angolo, si entra magari in angusti cortili o case dimesse, si varca la soglia di una chiesa o di un ospedale e si trova la luce: come tante piccole sorgenti di speranza il Brasile è costellato di opere, progetti, attività a favore degli ultimi. Spesso sono l’unico baluardo di umanità, che diffondono il profumo dell’amore e cambiano il corso di numerosissime vite spezzate. Poi, ancora, la sorpresa: molte volte ad alimentare queste luci sono nostri connazionali. Qui, infatti, non è vero che gli italiani sono solo turisti e poco rispettosi. Non si contano, infatti, i religiosi e i sacerdoti italiani attivi in Brasile da decenni, impossibile fare un bilancio delle opere che, anche se tutte brasiliane, hanno le loro radici in Italia. Non è nemmeno immaginabile fare un elenco di tutti gli italiani che oggi continuano ancora a spendere la loro vita per il Brasile. Dalla coppia di sposi che vivono la genitorialità lavorando ogni giorno in un scuola che accoglie centinaia di bambini, fino al giovane volontario impegnato in un progetto a favore dei «favelados». Dal prete che dona speranza ai bimbi di strada, fino alla suora che accompagna nel loro Calvario i detenuti. Un vero popolo, insomma, che potrebbe avere in Marcello Candia, ma non solo, il suo patrono.
Allora, forse, possiamo dire che l’Italia in effetti sta davvero saldando quel debito verso i Sud, di tutti i Sud. Un debito che il lavoro quotidiano di migliaia di persone sta trasformando in un rapporto di condivisione e crescita comune, arricchendo quel credito di carità che rimane l’unico vero faro in grado di guidarci verso un futuro migliore.