Opinioni

Il direttore risponde. Ancora una lettera che è grido e pianto: così si muore in «Terra dei fuochi»

Marco Tarquinio sabato 23 aprile 2016
Caro direttore,
come si fa a rimanere impassibili davanti al grido dei nostri fratelli? Ti invio, perché tanti altri italiani possano sapere, l’ultima lettera che mi è arrivata da un paese della "Terra dei fuochi", Marcianise, in provincia di Caserta. Chiedo scusa a te e ai lettori per il tempo e lo spazio che porto via al giornale. «Salve Padre Maurizio, sono ancora qui a raccontare il dramma che imperversa nella nostra terra. Oggi Marcianise piange la perdita di un’altra giovane madre, Lucia Marino, 48 anni. Lascia il marito e i suoi 2 figli piccoli. Era insegnante in una scuola elementare. Aveva un tumore al seno con metastasi al cervello. E sa quando ha scoperto di avere quella bestiaccia in corpo? Quando era incinta. Facendo delle ecografie e accertamenti per la gravidanza ha scoperto contemporaneamente il tumore al seno. Era felice di aspettare un bimbo, ma allo stesso tempo massacrata moralmente per il male che aveva. Il primo aprile è morto un altro signore a Recale, aveva 47 anni; la scorsa settimana un altro ancora, sempre a Marcianise: 48 anni; due settimane fa a Macerata Campania il figlio di un collega di mio padre che lavora nella Forestale è morto di leucemia a soli 16 anni. Nel giro di 20 giorni una catastrofe, una strage di esseri umani. Padre, non dobbiamo tacere, bisogna pur fare qualcosa, stanno morendo troppe persone e prima o poi sarà il turno di tutti. Possiamo mai andare avanti così? Che rabbia! Le chiedo una preghiera per queste povere vittime della "Terra dei fuochi" e che i parenti trovino la forza di andare avanti nonostante il dolore atroce. Tommaso». Dio benedica te e tutti di lettori. Grazie.
 
Padre Maurizio Patriciello È un fiume di lacrime quello che avvolge ogni giorno te, caro don Maurizio, e i tuoi confratelli parroci nella "Terra dei fuochi". Da questa sofferenza ingiusta il nostro giornale non ha più distolto occhi e orecchie, per quanto duro e difficile sia stato, da quando – nella prima estate del 2012 – ci siamo resi conto che bisognava dedicare tutto l’impegno professionale e tutta la solidarietà umana di cui siamo capaci per stare accanto a chi si batte per ridare dignità ai nostri concittadini di un bellissimo pezzo d’Italia che un tempo chiamavamo Campania felix. Amplifico ancora una volta una voce angosciata e vibrante della quale tu ti fai interprete. Non sappiamo con esattezza, tu e io, quali nessi ci siano tra l’avvelenamento di terre e acque in una popolatissima fascia di territorio che corre tra il Napoletano e il Casertano e le morti per tumori delle persone che Tommaso elenca in una lettera che è grido e pianto. Ma sappiamo con certezza quale nesso c’è tra l’indubitabile avvelenamento della "Terra dei fuochi" e lo scoramento di uomini e donne che si sentono soli, feriti, vulnerabili e considerati "scocciatori" e "allarmisti". Questa buona gente non si zittisce, ragiona, prega e si batte a viso aperto. Merita rispetto e ogni attenzione. Posso solo confermarti che, per la nostra parte, non smetteremo di starvi a fianco.