Opinioni

Il direttore risponde. Che cosa vuol dire andare in vacanza con quattro figli in questa Italia...

Marco Tarquinio martedì 8 luglio 2014
​Caro direttore,
siamo ormai nel periodo delle vacanze estive e anche in questo frangente continuiamo a trovare conferma di quanto poco sia considerata la famiglia nella nostra Italia. Con uno o due figli trovi molte offerte e sconti convenienti sia negli alberghi, sia nei villaggi turistici, sia nelle crociere. Ma se i figli iniziano a diventare 3 o più – nel mio caso 4 – allora sei tagliato fuori da tutto o quasi. Non trovi offerte convenienti, non trovi camere d’albergo o bungalow abbastanza capienti, non trovi offerte nei villaggi turistici, nelle navi ecc. Tutto è studiato per mini famiglie con 1 o 2 figli. E allora la famiglia numerosa si arrangia come può per far prendere un po’ di sole ai bambini: si sceglie la bassa stagione ossia appena finiscono le scuole, si affitta un modesto appartamento in una modesta zona d’Italia, si carica la macchina di lenzuola, coperte, cuscini, asciugamani, generi alimentari, ombrellone, salvagente, secchielli e palette e si parte. Niente ristorante ovviamente e solo spiaggia libera. E il riposo dei genitori? La loro routine cambia poco: letti, colazione, spesa, spiaggia, pranzo, doccia, cena, riordino. In pratica niente riposo... anzi! Ovviamente ringrazio Dio per quello che ho e perché almeno quindici giorni di mare sono riuscito a concedermeli io e la mia famiglia. Altri non possono neppure questo. Però è sconsolante percepire che lo Stato italiano sia assente e che ti devi arrangiare e devi tagliare sempre su tutto e se provi a dire qualcosa, a lamentarti, la maggior parte delle persone comuni ti dice: «Hai voluto la bicicletta? Allora pedala», ossia: «Potevi non farli quattro figli…». Fortunatamente, poi, in vacanza trovi delle belle famiglie numerose come la tua che ti capiscono e con cui condividere queste cose, vedi i figli che si divertono un mondo non facendo molto caso se la casa non è di lusso (e a volte è… mezza diroccata) o se il posto non è da vip. E allora mi consolo un po’, sperando in tempi migliori, per tutti.
Giuseppe Spadaro, Milano
La sua speranza, caro signor Spadaro, è anche la mia, la nostra. E sa che noi di "Avvenire" non ci limitiamo a "tifare", ma ci diamo da fare (per quanto un giornale può) perché in Italia cambi, in qualità e in quantità, il livello di attenzione nei confronti della famiglia con figli e, in special modo, della famiglia numerosa. Qualcuno, magari, penserà che nel tipo di offerta turistica di un Paese contino soprattutto le scelte delle aziende, cioè degli operatori del settore (singoli o associati). E in questo c’è del vero. Ma conta almeno altrettanto, e forse più, il clima generato dalla politica e dalle concrete scelte della politica. Cioè, nel caso che lei torna a sollevare, conta la spinta che una buona politica dà a tutto un sistema (anche turistico) per dimostrare stima e riconoscenza per il "valore" di una coppia di genitori con più di due figli (ormai siamo arrivati a tale soglia per cominciare a ragionare di «famiglia numerosa»…). In questo siamo indietro, e purtroppo si vede e si sente. Si sentono però anche dichiarazioni piuttosto impegnative per una svolta all’insegna di una vera amicizia per la famiglia. Amicizia – o, almeno, non più manifesta e incomprensibile ostilità – a livello tributario, della rete dei servizi di sostegno, della conciliazione dei tempi di lavoro e di vita. Sono elementi chiave dei «tempi migliori» che lei spera, caro amico. E che devono venire. Tempi in cui una sacrosanta vacanza sia un’avventura, magari anche acrobatica dal punto di vista organizzativo, per scelta di chi la fa e non per... condizione!