Opinioni

Innovazione. Terremoto, così la nuova tecnologia può aiutare nell'emergenza

Gigio Rancilio venerdì 26 agosto 2016
Della centralità dei social in questi giorni drammatici Avvenire se n’è occupato ieri in più articoli, segnalandone luci e ombre. Ma le nostre «vite digitali» non si fermano a Twitter, Facebook, Instagram, Snapchat e similari. Ci riferiamo alle app, ai progetti, alle community e alle startup che stanno lavorando (e che lavorano) per migliorare le nostre vite prima, durante e dopo le catastrofi. In queste ore, per esempio, decine di persone (molte a titolo gratuito) stanno dedicando il loro tempo ad aggiornare le mappe dei luoghi colpiti dal terremoto. Creare cartine aggiornate da confrontare con quelle esistenti per capire come un territorio sia stato modificato da un sisma è un aiuto non da poco per i soccorsi. Capitolo a parte è quello dei droni. I veicoli pilotati da remoto, anche attraverso smartphone, vengono già usati dalle Agenzie Regionali di Protezione Ambientale (Arpa) di Puglia e Umbria per monitorare il territorio. Una delle app per smartphone «in tema» più rivoluzionaria (pur con alcuni limiti che vedremo) si chiama MyShake. L’ha progettata un gruppo di ricerca dell’Università di Berkley. L’idea che sta alla base è quella di utilizzare gli accelerometri di tablet e smartphone – cioè sensori molto sensibili presenti in questi apparecchi – per rilevare tempestivamente anche la più piccola scossa di terremoto, attivando in automatico il Gps del terminale per comunicare i dati e la posizione dell’utente al Servizio geologico statunitense (Usgs). Il quale – una volta analizzati i dati – provvederà ad avvertire le persone presenti nella zona in pericolo tramite una notifica. MyShake, certamente utile in alcune aree degli Stati Uniti e nelle zone meno sviluppate del mondo, dove mancano servizi di monitoraggio sismico, purtroppo da noi servirebbe a poco (fra qualche riga spiegheremo perché). Un servizio simile, per smartphone Android e Apple, lo offre anche l’app giapponese Yurekuru Call. Sempre in Giappone, l’Agenzia per il Turismo ha collaborato alla realizzazione dell’app Safety tips, che avverte gli utenti con messaggi sui cellulari in caso di terremoti, tsunami, eruzioni e condizioni meteo pericolose. In Italia esistono app gratuite dedicate espressamente ai terremoti. Quella per sistemi Android si chiama Terremoti Italia, mentre per gli smartphone Apple esistono Terremoto e INGVterremoti. Grazie ai dati forniti dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) ci informano tutte in tempo reale sugli eventi sismici, anche i più piccoli, che avvengono (o che sono avvenuti) in Italia. Prevedere i terremoti, per ora, resta però una chimera. Perché è vero che certi sensori (come quelli dell’app My Shake ma anche di certi apparecchi già in vendita in Italia) possono rilevare le onde sismiche primarie (che viaggiano a una frequenza di solito impossibile da percepire per un essere umano e che precedono le scosse più violente) ma in Italia – come ha spiegato Alessandro Amato, ex direttore del centro nazionale terremoti dell’Ingv – «la distanza tra onde Primarie e Secondarie (le più pericolose - ndr) è, in prossimità dell’epicentro, di circa due secondi: un tempo del tutto insufficiente a qualsivoglia azione preventiva o di fuga». Ben più efficace è il progetto dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste in collaborazione con la Protezione Civile. Si basa sulla creazione di una rete di monitoraggio (attraverso sensori come quelli presenti nei cellulari) degli edifici pubblici più importanti. Interessante anche il progetto SysDev, in collaborazione col politecnico di Torino. Prevede l’inserimento di microrilevatori nei materiali edili, così da permettere il monitoraggio strutturale e ambientale di edifici, ponti e gallerie, così da registrare ogni minima anomalia e poter intervenire al meglio.