Opinioni

Bene le domande di Delrio. Ciò che conta, nel dubbio, è sempre salvare vite

Barbara Pollastrini* giovedì 10 agosto 2017

Caro direttore,
per me è stato un segno positivo leggere in questi giorni di differenze e dilemmi tra i ministri su migranti e Organizzazioni non governative. Non ho certezze e le competenze di altri e, nel dubbio, il peso della bilancia lo metto sulla priorità assoluta: salvare, comunque e ovunque, la vita di chi, disperato, porge la mano. Ho un profondo rispetto per il Capo dello Stato. La legalità è un valore. Nessuno, neppure tra gli uomini e le donne delle Ong, sarà santo a prescindere, però la grandissima parte di loro fa un lavoro straordinario. E un salvato è un salvato. Confesso così la mia vicinanza a chi – giornalista, volontario, esperto – ha lanciato l’allarme sui rischi di guardare il ramo e non vedere la foresta. Magari quella orribile dei respinti nei campi in Libia dove si mischiano violenze, soprusi, torture e si moltiplica il business di essere umani trattati peggio di merci.

Allora se al ministro Delrio la destra ha dato del «terzomondista cattolico», sappia che i suoi interrogativi a molti invece danno fiducia. Tra l’altro evitano a qualcuno come me di sentirsi un’estranea nella propria comunità. So cosa mi spetta: la sinistra radical che critica in pantofole e, infatti, puntualissimo è arrivato quel trito tweet e, con dispiacere, proprio da un importante presidente di Regione del mio campo... Governare è difficile e in particolare farlo nelle città. Tuttavia si può tentare di mobilitare per un altro racconto, magari più vero. Quanti sono davvero questi fuggitivi da guerre, disastri ambientali, persecuzioni? E, invece, come vivono in Italia e quante risorse danno le badanti, gli operai che scaricano merci o sistemano strade? In quel racconto troverebbero posto sindaci e assessori coraggiosi a cui riconoscere un premio in risorse.

E si direbbe dell’aiuto che danno i primissimi “corridoi umanitari”, innanzitutto per donne e bambini, e dell’abolizione del reato di clandestinità, e dell’applicazione della legge sui minori stranieri. E, ancora, si ragionerebbe sul fatto che la riapertura e la riorganizzazione di flussi legali è un contrasto alle organizzazioni criminali e alla tratta. La legge sullo ius soli temperato, che lei, direttore, e altri chiamate più propriamente ius culturae, è il simbolo di una visione e delle società del futuro non comprimibili nella spinta alla sopravvivenza e alla speranza. Fino a ieri lo dicevamo con l’orgoglio rappresentato dalle navi colme di vite umane che l’Italia ha voluto tirare su dalle acque della disperazione. Non vorrei che l’esito elettorale delle ultime amministrative abbia prodotto un disastro culturale.

Perché è un dovere morale salvarli e accoglierli. Poi si veda come e in quale misura integrarli qui. Perché l’Occidente e l’Europa, qualche senso di colpa è utile che laicamente lo coltivino. L’Africa è lì a mostrare che qualcosa non ha funzionato quando quel trittico di princìpi – uguaglianza, libertà, fraternità – è suonato troppo nelle parate e poco nel progresso. La politica si è spesso piegata a tutelare affari, compreso il commercio delle armi, e a dividersi l’influenza sulle aree geopolitche anziché farsi Europa di questo secolo. Perché, politically correct per politically correct, meglio fare rivivere utopie come pace e cooperazione che ritualità su una sicurezza svincolabile da ogni riferimento ideale di sinistra o di destra. Diritti umani e sicurezza stanno insieme. E tutto dipende da come guardi il mondo. Dopo aver prodotto la crisi sociale ed economica più grave di sempre, alla destra fa comodo trovare il capro espiatorio di turno nelle persone in fuga dalla propria terra per deviare l’attenzione da un’economia e da classi dirigenti inadeguate e persino predatorie.

Lo so, lo vedo, per la sinistra e per i democratici il discorso è più complicato... Milano ha appena reso l’ultimo omaggio al cardinale Tettamanzi. Ecco, lui aveva saputo coi fatti e le parole giuste andare controcorrente. Dobbiamo riuscirci, in fondo siamo in politica per questo.

*Deputata e vicepresidente del Partito Democratico