Opinioni

Il Codice internet. Chi tutela i cittadini digitali

Giuseppe Romano martedì 14 ottobre 2014
L'Italia presenta una Carta dei diritti dell’uomo sul web. Da ieri sul sito della Camera dei deputati (www.camera.it) e sulla piattaforma di consultazione pubblica Camera. civi.ci è disponibile una bozza di Dichiarazione, frutto del lavoro della Commissione di studio per i diritti e doveri relativi a Internet istituita dalla presidente Laura Boldrini. Composta da 14 articoli, è una prima bozza aperta alla discussione pubblica. Dal 27 ottobre, per quattro mesi, tutti i cittadini interessati potranno valutarla con commenti e suggerimenti. Nei 14 punti della bozza ricorrono temi già centrali nel dibattito: diritto d’accesso, neutralità della rete, tutela dei dati personali e dell’identità, libertà informativa, diritto all’oblio, sicurezza, educazione. Una corona di temi adatti a tradursi sul piano normativo e a supportare trattative e discussioni con qualsiasi interlocutore locale e internazionale. La dignità umana è infatti intangibile, ma il fulmineo e onnipresente mondo della Rete ha i suoi modi per metterla in crisi. Sono sempre di più i tiranni che 'spengono' il Web quando li infastidisce. C’è poi la questione della neutralità di Internet, l’accesso condizionato al consenso: non solo politico (le censure cinesi o turche fanno storia), ma ideologico e finanche commerciale (se non la pensi così, se non accetti quel servizio, niente accesso o accesso lento, o ridotto). Non bisogna dimenticare che alcuni grandi fornitori di contenuti – Google in primo luogo – sono in grado di orientare e perfino di condizionare le discussioni politiche dei governi e delle strutture sovranazionali (Ue, Onu), contrattando da pari a pari con le istituzioni e contrapponendo i loro interessi aziendali, economici e commerciali alle ragioni della cittadinanza: da una parte diritto alla privacy, alla reputazione, ai diritti d’autore; dall’altra ingerenza nel privato, compravendita di dati personali, 'libera' circolazione dei contenuti (anche quelli prodotti da altri a caro prezzo), e così via.  Dunque non è così facile garantire i diritti umani in questo campo, per il semplice fatto che non sempre si sa in che campo si gioca: nel continente di Internet convivono Stati sovrani e imperi economici che non hanno e non riconoscono (finché, magari, non li obblighi) frontiere e confini, né geografici, né giuridici, né – spesso – etici. Sicché quella che può apparire una benintenzionata e tuttavia astratta carta di diritti in effetti può rivelarsi non solo un opportuno chiarimento nazionale, ma soprattutto un piede nella porta di qualsiasi interesse che non sia il bene di tutti, al fine di ricordare a chiunque che su certe cose, per nessun motivo (nemmeno perché si è dei geni, o si sono investiti miliardi, o perché nessuno saprebbe accorgersene) è lecito chiudere fuori i cittadini.