Opinioni

Il direttore risponde. Chi rende possibile il futuro

Marco Tarqunio martedì 15 gennaio 2013
​Caro direttore,
le inviamo una breve sintesi della storia della nostra famiglia. Nozze 1966, sposi Pietro ed Elena. Sabato 12 gennaio 2013, dopo 47 anni di grazia e benedizioni del Cielo, con fede crescente, più consapevole, cosciente e responsabile, abbiamo lodato e ringraziato in modo speciale il Signore buono e misericordioso, per il dono della vita, per l’amore coniugale che ci unisce sempre più dolcemente e teneramente, per Maria Lucia, Alberto e Donatella, i nostri (Suoi!) tre stupendi figli che ci hanno fatto diventare "nonni attivi" di tre splendidi nipotini: Matilda Luna, Arianna e Samuele che proprio il 12 gennaio ha compiuto 17 mesi. La nostra, caro direttore, è una piccola, normale storia d’amore di una umile famiglia cristiana che, per attraversare il mare calmo e agitato della vita si affida oggi come per il passato, e se Dio vuole per l’avvenire, all’Amore: «Che move il sole e l’altre stelle»... Grazie per l’attenzione e l’accoglienza. Buon anno a lei e a tutti i suoi collaboratori.
Pietro ed Elena
Buon anno a voi, cari amici. Con un doppio augurio. Il primo, colmo di fraterna amicizia, è di continuare a costruire giorno dopo giorno la «piccola normale storia» di famiglia che mi avete raccontato con felice e fulminea sintesi (e io, tra le righe, leggo anche il non detto: fatiche, sorprese, prove, dolori e ricominciamenti...). Il secondo augurio, è soprattutto una tenace speranza, quella di poter vedere presto la vostra storia familiare (che è la storia buona di tantissima gente semplice della nostra Italia e che dovrebbe essere finalmente e giustamente valorizzata anche solo per il suo significato civile) davvero rispettata e sostenuta invece che tenacemente e insensatamente ignorata e persino osteggiata da chi amministra la cosa pubblica. So bene, cari Pietro ed Elena, che ciò che voi e i vostri figli vivete è illuminato e sostenuto da una ben più grande forza e si fonda su una legge che nessuno può abrogare, ma ci sono doveri – diciamo così – di riconoscimento e di riconoscenza verso quelli come voi che rendono migliore il presente e possibile il futuro che bisogna decidersi a onorare. Penso che chi ci rappresenta – e ci rappresenterà – nelle varie istituzioni, chi è – e sarà – tenuto a governare (a tutti i livelli, locali e centrale) la vita vera del nostro Paese deve capirlo. E deve dimostrarlo coi fatti.