Opinioni

Il pressing per la liberalizzazione. Cannabis, politici non fumatevi la testa

Chino Pezzoli sabato 22 aprile 2017

Presso il 'Lambretto studios' di Lambrate, a Milano, si è svolto il festival sulla cannabis. «Una manifestazione aperta a tutte le persone che vogliono capire e conoscere meglio il mondo della cannabis, pianta conosciuta soprattutto sotto il punto di vista ludico, ricreativo e spirituale». Affermazioni che, assieme ad altre, mi lasciano sconcertato. Ecco perché (con l’esperienza di trentacinque di lavoro sulle 'dipendenze') desidero lanciare un messaggio d’allarme.

Mi chiedo: i politici favorevoli alla legalizzazione della cannabis conoscono i danni provocati nei consumatori? Forse i corifei radicallibertari che inneggiano allo spinello, e pretendono che sia considerato un «ricostituente psichico», sono consumatori interessati? A mio avviso, sono incoscienti che parlano di libertà con parole in libertà. Ma quale libertà? Quella di danneggiare la salute di giovanissimi, giovani e adulti e di degradare la società? Si sostiene addirittura che i consumatori di cannabis abbiano migliori capacità intuitive, maggiore spontaneità nei comportamenti e una chiara coscienza del proprio io. Sostenere una tesi così infondata equivale ad affermare che le persone dovrebbero fumare canne dal mattino alla sera per diventare più aperte e fiduciose in sé. Tesi ovviamente assurde, con le quali si cerca di far credere che le 'canne' abbiano assunto, nella cultura giovanile, gli stessi significati psicosociali che erano associati all’uso (anche moderato) di alcool e tabacco. Per questo non ci si può stancare di evidenziare e di ricordare i rischi derivanti dall’uso della cannabis.

Innanzitutto, i consumatori abituali sono incapaci di investire energie in relazioni interpersonali significative o di trarne soddisfazione. Inoltre, l’uso prolungato di cannabis provoca sfiducia, ostilità e isolamento emotivo, impedisce che le relazioni avviate, sotto l’effetto della sostanza, divengano scelte e comportamenti consapevoli. I consumatori abituali non sono pertanto in grado di concentrarsi sulla scuola, sul lavoro o di impegnarsi per il raggiungimento di obiettivi validi e significativi. In altre parole, divengono alienati dall’amore e dal lavoro; da ciò che dà significato alla vita e permette di trarne soddisfazione. L’esperienza dice che i fumatori si sentono infelici e inadeguati con tutti e con tutto, rifiutano qualsiasi rapporto continuativo e costruttivo, palesano reattività e aggressività, noia e confusione. I sentimenti risultano 'offuscati', perché la sostanza offre momentanee gratificazioni di relazione che sono forti ma transitorie. Inoltre, l’associazione di cannabis e alcol è spesso la causa di incidenti mortali sulla strada e sul lavoro, di aggressività anche nei contestati amicali e familiari. I rischi, quindi, sono molti e purtroppo spesso sottovalutati. Ne accenno altri che riguardano la salute fisica e psicologica: perdite di memoria, crisi motivazionali, variabilità di umore, apatia, disturbi di personalità, riattivazione di stati psicotici latenti. Non bastano per stare allerta? Se si pensa che tra i consumatori si annoverano giovani e giovanissimi ancora in fase di sviluppo cerebrale, come si può minimizzare dicendo che si tratta solo di 'erba', di 'fumo', di 'droga leggera'?

Se in passato si poteva dire che, per il consumatore di marijuana, non esisteva necessariamente il rischio di passare all’eroina, ora è accertato che la cannabis apre spesso le porte alla cocaina e ad altre droghe più pesanti. Passando a un altro versante del problema, c’è poi chi sostiene che la possibilità per i consumatori di coltivare direttamente la cannabis e di fumarla liberamente frenerebbe il mercato mafioso. Evviva l’ingenuità. Chi vive con i tossici sa benissimo che il 'fai da te' non è mai solo per sé. Accanto al mercato legale ci sarà sempre anche quello mafioso, come accade per l’azzardo, e troverà spazio pure l’attività dei piccoli coltivatori della sostanza.

Mi sia concessa un’ultima domanda: davvero alcuni politici, con la liberalizzazione della cannabis, pensano di ottenere la crescita di un punto percentuale di Pil? Si sono chiesti quanto vale, al confronto, la salute del cittadino? La marijuana libera è una sostanza 'innocua' solo per quei politici che non hanno mai avuto a che fare con ragazzini di tredici-quattordici anni gravemente compromessi nell’equilibrio neuropsichico. Non per noi che da decenni operiamo con umanità e scienza tra i tossicodipendenti.