Opinioni

La parabola discendente di troppi campioni sportivi. Se il palcoscenico della tv ammalia più del podio

Massimiliano Castellani mercoledì 2 marzo 2011
Dallo sport, allo spot, fino al reality show, questa è la dura parabola discendente del “telecampione”.L’asso sportivo ormai non vive più di luce propria o di quella delle sue medaglie, ma per esistere – o per “sopravvivere”, dipende dai casi – necessita soltanto di quella della telecamera. In principio (nel 2004) fu il Cervia “Il Sogno”, il reality costruito intorno alla squadra di calcio romagnola che puntava a traghettare i suoi dilettanti allo sbaraglio nel dorato mondo del professionismo calcistico. Il flop dei risultati sul campo coincise con quelli dell’auditel. Finale di partita: trasmissione, sospesa (nel 2006), decine di potenziali talenti confusi e infelici confinati nei campetti ai bordi di periferia, dopo aver appena annusato l’erba dei ritiri di Inter, Milan e Juventus.Quello era il sogno promesso. Il massimo dei sogni realizzati invece – solo per qualcuno degli ex mutandieri di serie D – è stato finire a fare i tronisti o i commentatori in emittenti di serie B. Ma altri campioni insistono, i loro manager li spingono e li convincono facilmente che un primo piano in video economicamente vale molto più di un primo posto. Stregati da questo nuovo trend da grande fratello permanente, scendono dal podio e si lasciano ammaliare dal palcoscenico della grande sorella tv. Dopo la fuga dei cervelli all’estero, noi tifosi e amanti dello sport eroico, ora assistiamo impotenti a quella dalle pedane, dai palazzetti e dalle piscine. Dai campi di calcio per ora arrivano solo formazioni di reduci ( Tacconi, Schillaci, Bettarini, Coco, Cabrini, Paolo Rossi, Panucci) e la motivazione non sempre è economica. Per quanto in crisi il pallone, anche in termini di visibilità, ancora paga più della second life da “personaggio­comparsa” in tv. Gli ex campioni, specie quelli in difficoltà finanziarie, ora sanno che c’è sempre una scialuppa di salvataggio pronta per sbarcare all’«Isola dei famosi» della calciofila Simona Ventura.Ma la meta più ambita è «Ballando con le stelle», l’affollata pista di ballo mediatica di Milly Carlucci, che ha appena riaperto i battenti. Il decano del nuoto Massimiliano Rosolino lì ha dato il via al ballo del campione, fino ad innamorarsi della bella Titova (lo renderà anche padre) e adesso tocca ad Alessia Filippi, che ha messo da parte titoli mondiali e l’argento olimpico per dargli di tacco e di punta. Ci aveva provato anche Igor Cassina, ma finita l’avventura ballerina non ha più avuto la stessa forza creativa alla sbarra, e puntuale è arrivato il suo ritiro dalla ginnastica. Perché una volta spente le luci della ribalta c’è da tornare alla vita di sacrificio, da poveri ma belli, quella vera e autentica dell’atleta puro.Lo sa bene Magnini che non è stato più il “Filippo Magno” delle vasche, nonostante le sbracciate da inviato nel mare che bagna «L’Isola dei famosi». È scivolata giù dalla pedana Margherita Granbassi dopo il ballo santoriano di «Anno Zero» e poi quello con le Stelle, fino alla decisione di darsi alla televisione. Ciò che dovrebbe o vorrebbe fare anche Aldo Montano: dopo la «Fattoria» vive sospeso nella sua doppia anima, sex symbol televisivo o sciabolatore olimpico? La scherma non rende ricchi, il nuoto neppure, (Federica Pellegrini a parte), ma forse non è questa la sola ragione che risucchia nel tubo catodico tanti eroi dello sport, da mamma Valentina Vezzali – l’unica ancora competitiva – fino a “Pablito” Rossi. Però anche “Pablito”, un tempo danzava in campo insieme a Bruno Conti dopo un gol al Brasile, adesso invece lo vediamo ancheggiare sulle note dell’orchestra di Paolo Belli, che quando non suona gioca nella Nazionale dei cantanti.È un mondo alla rovescia, anzi siamo al rovescio della medaglia. E alla grande tribù dei campioni che ballano, suonerà forse assurdo che la tuffatrice azzurra Tania Cagnotto declini l’invito: «Non parteciperò a “Ballando con le Stelle” perché devo allenarmi per le Olimpiadi di Londra 2012». È una luce di speranza per un ritorno alla normalità da parte del campione sportivo oppure dobbiamo aspettarci che, dopo Cabrini, anche Dino Zoff finirà naufrago nell’Isola della Ventura?