Opinioni

Il dibattito sulla crisi economica. Calma agostana e nodi della ripresa

Leonardo Becchetti martedì 21 agosto 2012
Invece del temuto attacco speculativo, il mese di agosto è stato sinora caratterizzato da un’inattesa bonaccia. Gli spread italiano e spagnolo sul mercato secondario sono in lieve, ma costante discesa. Gli analisti finanziari si sforzano come al solito (è diventato un esercizio faticosissimo ma ormai consueto) di trovare nei "fondamentali" economici i motivi di questi andamenti. Ma si tratta di un esercizio veramente difficile, perché motivi veri non ce ne sono. Anzi, l’unico fatto nuovo all’orizzonte è l’aggravarsi della situazione della Grecia dopo gli ultimi dati del Pil in picchiata e la crescita del suo debito pubblico. Il minimo che può accadere è una nuova ristrutturazione del debito di quel Paese, mentre comincia a diventare più probabile lo scenario di una sua uscita dall’euro. Dunque perché le Borse salgono e gli spread scendono (seppur di poco)?È opportuno che l’opinione pubblica prenda pienamente coscienza che non esiste una correlazione di breve periodo tra fondamentali e mercati finanziari. Vale piuttosto il contrario. Sui mercati finanziari i "robot economici" hanno sostituito l’homo economicus e inseguono trend e volatilità per realizzare i guadagni più alti possibili. I fondamentali dell’economia reale finiscono piuttosto per essere condizionati da questi movimenti speculativi, soprattutto se guardiamo al peso del debito. L’impennata degli spread sul mercato secondario (quello in cui si scambiano i titoli di Stato già emessi), se trasferita in termini di maggiore costo del debito sul primario (cioè sulle aste di nuovi titoli), crea infatti un avvitamento vizioso che impedisce ai Paesi in difficoltà di uscire dalla crisi.Approfittando del momento di tregua, torna a scatenarsi il dibattito su «come uscire dalla crisi» quando l’ottovolante dei movimenti giornalieri dei mercati dovesse mettersi di nuovo in direzione contraria e negativa per noi. La speranza che sia bastata la voce grossa di Draghi è solo una speranza. Sarebbe bello se il solo affermare l’«irreversibilità dell’euro» avesse convinto gli investitori che non esistono rischi che i titoli italiani e spagnoli possano essere convertiti in valuta nazionale svalutata, in caso di scenario apocalittico di uscita di questi due grandi Paesi dalla moneta unica.Se così non fosse, è opportuno preparare da subito un piano di difesa in caso di fallimento e uscita della Grecia che preveda l’ombrello protettivo dello scudo per Italia e Spagna riportando gli spread ai loro valori fondamentali. Se invece gli algoritmi e gli speculatori avessero deciso che ormai, dati i livelli raggiunti dai prezzi azionari e dai rendimenti dei titoli, c’è molto più da guadagnare creando e inseguendo un trend al rialzo dei corsi di Borsa e al ribasso degli spread (come i differenziali sono andati di 200 sopra il livello fondamentale potrebbero, sotto la spinta della speculazione inversa e stabilizzante, andare 200 punti sotto il fondamentale), allora la crisi sarebbe alle spalle. Resta la domanda fondamentale se è opportuno e saggio affidare una cosa seria come il debito pubblico, e con esso i destini di Paesi e dell’Unione europea, a questo convoglio impazzito o se forse non sia il caso di riparare la macchina. La prossima frontiera di progresso verso il bene ruota attorno a questo interrogativo, al quale da tempo su queste pagine continuiamo a indicare la risposta necessaria e possibile.