Opinioni

I frutti di ecoreati e anti-caporalato . Buone leggi innanzitutto

Antonio Maria Mira venerdì 24 febbraio 2017

Buone leggi che funzionano. Attese da anni e che ora danno risultati altrettanto buoni. Come quelle per contrastare il caporalato e gli ecoreati, che proprio ieri hanno portato buone notizie. Altre leggi, però, altrettanto importanti, si perdono tra Camera e Senato, mentre la cronaca quotidiana ne conferma l’urgenza. Approvate da uno dei rami del Parlamento, si fermano per mesi e anche per anni nell’altro. Mentre normative, sulla cui urgenza sociale ci permettiamo di avere qualche dubbio, trovano spazio, tempo, persino corsie privilegiate. Ieri, due notizie ci dicono con la forza dei fatti che buone leggi si fanno, norme che provano, e riescono, a contrastare lo sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente. Quello che, sempre ieri, papa Francesco ha ben descritto con parole nette: «Non pago il giusto ai miei dipendenti, sfrutto la gente, sono sporco negli affari, faccio riciclaggio del denaro».

I sei arresti in Puglia dell’inchiesta nata dopo la morte della bracciante Paola Clemente, avvenuta nelle campagne di Andria il 13 luglio 2015, sono il frutto dell’applicazione della legge sul caporalato, approvata lo scorso ottobre. Una norma che aveva trovato forti resistenze, con conseguente (e più volte da noi denunciato) rallentamento dell’iter parlamentare. Ora però è in vigore e dà i suoi frutti di giustizia e, si spera, anche in termini di prevenzione. Così come la legge che del 2015 ha introdotto nel Codice penale i delitti ambientali, i cosiddetti ecoreati. Richiesta da anni dai magistrati più impegnati nella lotta alle ecomafie, ai quali il nostro giornale ha dato voce durante la campagna sulla "terra dei fuochi", per denunciare, anche allora, i ritardi e i rimpalli tra i due rami del Parlamento. La legge ora c’è, e funziona. Lo ha sottolineato ieri la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, presentando i dati positivi della sua applicazione in quasi due anni, con molte inchieste, ma anche «gli effetti di prevenzione generale». Bene. Molto bene.

È questo il Parlamento che piace ai cittadini, che fa leggi utili al Paese, soprattutto per tutelare veri interessi diffusi. Ma la cronaca ci racconta che altre norme, altrettanto necessarie, sono invece bloccate nella palude di un bicameralismo perfetto di nome ma non di fatto, tra spinte di potenti lobby e "distrazioni" politiche. Così la notizia di mercoledì sera delle durissime condanne nel processo "Black monkey" contro gli affari della ’ndrangheta sulle slot in Emilia, non solo conferma il potere delle azzardomafie, ma anche della necessità di regolamentare in modo finalmente più efficace e trasparente il mondo dell’azzardo.

C’è voluto il coraggio del collega Giovanni Tizian, sotto scorta per le sue inchieste, per alzare il velo su questi affari dei clan al Nord. Ma serve di più. Ad esempio quanto proposto, all’unanimità, dalla Commissione antimafia in termini di controlli e repressione. Che fine ha fatto? Sappiamo, invece molto bene, che non fanno passi avanti in Parlamento le proposte di legge sul divieto totale di pubblicità dell’azzardo, mai messe all’ordine del giorno malgrado il sostegno dell’intergruppo parlamentare coordinato da Lorenzo Basso e di tante associazioni "no slot". Così come non trova spazio la riforma generale del settore, relatrice Paola Binetti, approvata dalla Commissione affari sociali della Camera e da oltre in anno dispersa. Mentre, fuori dal Parlamento ma ugualmente ostacolata, va avanti di rinvio in rinvio l’intesa Stato-Enti locali.

Si tratta di norme preziosissime, proprio come quelle infine varate e che stanno già dando risultati positivi. E tutti, almeno a parole, sottolineano l’importanza di leggi finite su binari morti, e che lì restano: il Testo unico sull’amianto, la norma sugli amministratori locali minacciati, la riforma dei beni confiscati e quella sui Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa, perfino la riforma della Protezione civile che solo dopo il dramma dell’interminabile terremoto dell’Italia centrale, ha ripreso il suo cammino al Senato dopo quasi un anno e mezzo.

Ma poi, tornata a Montecitorio, chi l’ha vista più? Per non parlare di due norme tanto importanti per passare dall’accoglienza all’integrazione dei migranti, quella sulla cittadinanza e quella sui minori non accompagnati. Testi che trovano tanti, troppi, ostacoli. Anche le leggi sul caporalato e sugli ecoreati ne avevano avuti (e i critici ancora ci sono…), ma i fatti li stanno smentendo. Buone leggi, per vere urgenze sociali. Il Parlamento, malgrado fibrillazioni politiche e spinte lobbistiche, ha ancora la possibilità di approvarne altre ancora. Per il Paese. Per il vero bene comune. Soprattutto se non perderà tempo su temi e proposte di dubbia utilità.