Opinioni

Il direttore risponde. Bonino va di qua? Io vado da un’altra parte

sabato 27 febbraio 2010
Caro direttore,mi permetta tre telegrafici rilievi a proposito dei cattolici in rapporto al PD, oggetto di un civilissimo scambio tra lei e Bersani. Primo: dentro una competizione sostanzialmente a due per il governo delle regioni penso non ci si possa sottrarre alla responsabilità di una scelta. Lo fa anche l’Udc che, proponendosi di smontare il bipolarismo, a rigor di logica dovrebbe avanzare ovunque una proposta terza tra Pdl e Pd. Non sono entusiasta della candidatura Bonino nel Lazio sostenuta dal mio partito, il PD appunto. Ma altro è sostenere un candidato esterno e un programma di governo regionale, altro è fare assurgere la Bonino a personalità che definirebbe il profilo identitario del Pd. Così non è. Ma poi mi chiedo: dal punto di vista della coscienza cristiana fa meno problema il sostegno a candidati della Lega? Secondo problema: le cosiddette defezioni di "cattolici" dal Pd. La stampa laica, anche in buona fede, per ignoranza, le rappresenta così. Ma Avvenire, che dispone dei codici concettuali e linguistici, sa bene che e’ rappresentazione forzata. Non dubito che i parlamentari di cui si discorre siano cattolici. Ma le loro ragioni sono politiche, diciamo di orientamento centrista. Di buoni cattolici ce ne sono un po’ ovunque. Quelli che hanno lasciato il Pd rappresentano se stessi e le loro legittime posizioni politiche. Titolo a rappresentare i cattolici «in quanto cattolici» ce l’ha semmai la gerarchia, nel campo suo proprio, quello ecclesiale. Ammonisce il Concilio: «A nessuno è lecito invocare a sostegno delle proprie opinioni l’autorità della Chiesa» (G.S. 34). Mai come in questo campo le parole pesano e condizionano la buona impostazione dei problemi. Terzo: le insidie portate all’ethos cristiano. Il discorso sarebbe lungo e complesso ma mi limito a una domanda per non abusare della sua cortese ospitalità: ai fini della corrosione dell’ethos cristiano in Italia fa più problema il laicismo ideologico indubbio della Bonino o il secolarismo pratico inoculato nelle masse da Berlusconi con le sue tv, i suoi modelli di comportamento, le sue politiche da vent’anni in qua? Avvenire ha misurato su di sé le reazioni seguite a pur misurati rilievi su questo punto sensibile.

Franco Monaco

I suoi tre interessanti rilievi mi inducono, caro Monaco, ad alcune considerazioni.Primo: ha ragione, in politica si deve scegliere. E infatti è sulle scelte compiute che gli elettori giudicheranno in coscienza e tramite il voto le varie forze politiche e la qualità e coerenza delle loro eventuali alleanze. Con i radicali come con i leghisti. A proposito di scelte e del "matrimonio" tra Emma Bonino e il Partito democratico, le ricordo solo che è stato Pierluigi Bersani a sottolineare che «le adesioni o le defezioni» al Pd sono appunto «scelte politiche» e a proclamare la «capacità» della leader radicale («senatrice eletta nelle nostre liste» e «fuoriclasse») di «interpretare» il programma del centrosinistra. Lei ora assicura che la cultura radicale alla Bonino non è un "mattone" – per dirla ancora con Bersani – dei «muri portanti della casa comune». Vedremo. Si sa che convivere con i radicali e i loro riti e miti politici non è facile (e nel Pd in questi giorni lo si sta sperimentando per l’ennesima volta). Ma si vede a occhio nudo – e lo enfatizzano gli applausi-sberleffo all’uscita dal partito degli ex teodem – che certo radicalismo anche senza radicali nel Pd è purtroppo di casa.Secondo: è indubitabile che coloro che hanno lasciato il Pd nelle ultime settimane non sono "tutti i cattolici" del Pd. Ma è altrettanto certo che si tratta di un gruppo di politici di cultura cattolica che nel Pd avevano testimoniato coerenza valoriale cristiana e coniugato l’adesione a un progetto politico all’esercizio della libertà di coscienza in materie eticamente sensibili. Non so dirle, caro Monaco, quanto oggi il Pd sia meno "cattolico", ma so che è certamente più povero.Terzo: sulle insidie all’ethos cristiano il discorso potrebbe, in effetti, farsi lungo e complesso. Ma la sua sintetica cortesia mi dà il destro per chiuderlo in poche battute. Gliele offro da elettore cattolico esigente non da direttore di giornale: niente e nessuno mi farà digerire uno schieramento che assegna un ruolo guida a una «laicista ideologica» del calibro e della storia di Emma Bonino. Come diceva – a diverso proposito – un mio laicissimo maestro di giornalismo e di coerenza: da che parte è andata quella signora lì? Ah, bene, io me ne vado di corsa da quest’altra...