Opinioni

Il direttore risponde. Benigni e il “politicamente corretto”

Marco Tarquinio sabato 29 dicembre 2012
Gentile direttore,
ho sempre apprezzato i suoi commenti e le sue risposte ai lettori, come pure il suo intervento televisivo nella 'tana' di Augias ove abbondano personaggi a lui acquiescenti o comunque arrendevoli, ma la sua risposta del 20 dicembre ai tre lettori che hanno obiettato sul 'fattore Benigni' mi ha un po’ deluso. Mi è sembrato che sia prevalso il 'politicamente corretto' e nello stesso tempo che di fronte a un 'mito' sia preferibile non fare eccezioni all’andazzo e all’entusiasmo corrente, per non sollevare un 'caso' verso un personaggio che interpreta un vasto filone politico e ideologico.
Bruno Tizzoni
 
Mi spiace davvero di averla un po’ delusa, caro amico. E apprezzo molto il tono incalzante e serio di questo suo pro-memoria in dissenso. Ma in tutta semplicità le confermo di aver scritto, il 20 dicembre, esattamente quel che mi ha suggerito la brillante, 'saltellante' e a tratti sconcertante performance televisiva di Roberto Benigni sul valore dei princìpi fondativi della nostra Costituzione repubblicana. E poiché non ho remore o preoccupazioni all’insegna del 'politicamente corretto' come mio solito non mi sono premurato di dire solo ciò che potrebbe raccogliere applausi. Sono di quelli che non si scandalizzano e s’interrogano senza intimidirsi se ciò che leggono e vedono in fatti di cronaca ed eventi mediatici o politici non convince tutti. Raccogliere consensi bacchettando o acclamando l’eroe del giorno è relativamente facile, e anch’io so bene che invece, in questo senso, è meno redditizio provare a ragionare su ciò che chiunque dice e trasmette e fa, ma ho imparato (e continuo a imparare) da buoni maestri che è la strada giusta. Perciò, gentile signor Tizzoni, sono e resto convinto che Roberto Benigni abbia commesso anche errori e qualche furbizia in quel lungo assolo e ho detto, e ripeto, che più di una sorprendente confusione è ravvisabile e documentabile nelle sue parole, ma nonostante questo ho colto al fondo in esse lo stesso slancio e la stessa passione (implicitamente o esplicitamente) "cristiana" che Benigni ha profuso in più occasioni, nelle piazze d’Italia e in tv, leggendo e interpretando la Divina Commedia e, soprattutto, l’Inno alla Vergine del XXXIII canto del Paradiso dantesco. Ecco tutto. Ho memoria, e cerco di non perderla, e del "Roberto nazionale" ricordo sia l’avvio del suo cammino d’attore e di "comico" sia tutta la strada fatta. E non sopravvaluto né sottovaluto alcun passo.