Opinioni

Un appello dall’Onu. Banca Mondiale e Fmi devono far di più per i vaccini solidali

Masood Ahmed e Marck Lowcock giovedì 13 maggio 2021

Caro direttore,

prima che le riunioni di primavera fra la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale avessero luogo, ci aspettavamo che tali incontri sarebbero stati un punto di svolta nel gestire le conseguenze della pandemia. Il bilancio, al termine, risulta però abbastanza confuso. Se da una parte si è superata ogni aspettativa su temi come il cambiamento climatico e gli aiuti economici per i Paesi in via di sviluppo da stanziare nel breve periodo, dall’altra continua a mancare una strategia per uscire dalla pandemia ed evitare un pericoloso divario nelle risorse mondiali. È scandaloso che a un anno dall’inizio della peggiore emergenza sanitaria degli ultimi sei decenni ancora non si abbia un piano concreto per uscirne. Le dichiarazioni secondo cui 'nessuno è al sicuro finché non siamo tutti al sicuro' sono drammaticamente vere. Eppure, ancora oggi rimangono semplici dichiarazioni. Le parole devono diventare azioni.

La Banca Mondiale ha dato attuazione a un piano ambizioso per inserire il cambiamento climatico nella propria agenda e il Fmi si è impegnato a intensificare il monitoraggio, la ricerca e le attività operative in materia. Per quanto riguarda i finanziamenti a breve termine, si è parlato dell’assegnazione di 650 miliardi di Diritti speciali di prelievo (Dsp), che dovrebbe essere finalizzata durante l’estate. Idee su come i Paesi in via di sviluppo dovrebbero beneficiare di questi Dsp hanno continuato a circolare, al di là dei 21 miliardi di dollari che saranno direttamente destinati a Paesi a basso reddito e dei 230 miliardi di dollari destinati a tutti i Paesi in via di sviluppo, esclusa la Cina.

Per quanto riguarda i finanziamenti regolari, Fmi e Banca Mondiale sono rimasti coerenti con le comunicazioni sul piano degli impegni e degli esborsi. La Banca Mondiale, che si è impegnata a stanziare 104 miliardi di dollari per i governi dei Paesi in via di sviluppo entro giugno 2021, è sulla buona strada per rispettare questo impegno e finora ha erogato il 60% dei fondi. Il Fmi, che ha reso disponibile la sua capacità di prestito da mille miliardi di dollari in risposta all’emergenza Covid-19, si è impegnato a stanziare 110 miliardi di dollari da marzo 2020 e ha erogato circa la metà di questo importo. Come previsto, anche l’Iniziativa di sospensione del servizio del debito (Dssi), che ha rinviato 12,5 miliardi di dollari di pagamenti di interessi per 46 Paesi da maggio 2020, è stata prorogata fino alla fine del 2021.

Tuttavia, non vi sono stati progressi sulle modalità di finanziamento per la distribuzione di vaccini nei Paesi di Africa, Asia e America Latina che stanno ora lottando contro il Covid, benché negli ultimi due mesi il mondo abbia registrato una crescita esponenziale dei casi e dei decessi. La situazione in India è disastrosa. E non è l’unico Paese a soffrire.

Questo aumento può essere attribuito a una combinazione di varianti più trasmissibili, allo 'stress da lockdown' e alla mancanza di accesso ai vaccini o altre forniture mediche essenziali. I vaccini hanno iniziato ad arrivare nei Paesi più vulnerabili a febbraio, ma le quantità consegnate rimangono estremamente basse e solo un terzo di queste è stato somministrato. In parole semplici, i vaccini sono inutili senza sistemi di distribuzione efficaci. L’iniziativa Covax copre solo il costo dell’acquisto delle dosi e il costo del trasporto a un porto di entrata. I donatori non vedranno un ritorno in termini di salute dai loro investimenti su Covax se non ci sono fondi disponibili per le spese di distribuzione. Inoltre, la vaccinazione deve fare parte di un più ampio pacchetto di misure per contenere la diffusione della pandemia e preservare il funzionamento dei sistemi sanitari. Allo stesso tempo, dobbiamo sostenere il finanziamento delle attività umanitarie fondamentali. Questo non può essere fatto a spese di altri bisogni umanitari critici, in particolare le campagne di immunizzazione di routine.

Sulla questione delle basi della ripresa a più lungo termine, si è visto un maggiore riconoscimento della necessità di livelli di finanziamento più alti, ma poche proposte concrete. In un momento in cui le necessità di finanziamento per i Paesi in via di sviluppo sono dell’ordine di 2,5 trilioni di dollari, si è discusso poco su come incrementare il sistema di finanziamento internazionale e i sistemi delle Banche Multilaterali di Sviluppo (Mdb). Il Fondo Monetario Internazionale e le Banche Multilaterali di Sviluppo devono aumentare i propri finanziamenti ed essere più efficaci nel mobilitare risorse dal settore privato. Questo comporta decisioni difficili circa il loro modello di finanziamento e la loro propensione al rischio. Si tratta di decisioni che possono essere prese solo con la partecipazione attiva e la guida dei loro azionisti di riferimento. Tale lavoro deve ancora essere portato avanti.

Le recenti prospettive economiche del Fondo Monetario Internazionale mostrano una pericolosa divergenza nei percorsi di ripresa dei Paesi a basso, medio e alto reddito. E questo rischio dovrebbe essere al centro delle riflessioni dei responsabili politici a livello globale.

Ahmed è presidente del Centro per lo Sviluppo Globale

Lowcock è sottosegretario Generale Onu per gli Affari Umanitari