Opinioni

Mille scuse contro la norma taglia-slot. Azzardo, la lobby ritenta lo scacco

Paola Binetti - Deputata Udc giovedì 29 dicembre 2016

Caro direttore, conoscendo la sensibilità con cui 'Avvenire' ha sempre seguito le problematiche legate al gioco d’azzardo, mi permetto di segnalare l’ennesimo 'attentato' alla seria regolamentazione di un settore delicatissimo, ma i cui pericolosi squilibri sono stati sinora sistematicamente protetti da una sorta di muro di gomma opposto dal governo. Il punto concreto riguarda la riduzione delle slot machine ripetutamente annunciata, e perfino deliberata nella Legge di bilancio dello scorso anno, ma ignorata nel corso dell’intero 2016 con una serie di argomentazioni tanto vaghe quanto gravate dal sospetto che nessuno intenda rinunciare ai ricavi che possono derivargliene. Non i concessionari, non i gestori e neppure lo Stato agisce da vero monopolista della situazione.

Sono molti i silenzi che si accumulano intorno a questo problema da parte degli organi istituzionali, ma anche da parte dei mass media, che continuano imperterriti con le loro campagne pubblicitarie, da cui ovviamente anche loro ricavano introiti sostanziosi. Eppure emergono con sempre maggiore frequenza fatti oggettivi di collusione tra il gioco legale e il gioco illegale; operazioni di riciclo a dosi massicce di denaro dalle dubbie origini; incredibili forme di evasione fiscale. Un vero e proprio guazzabuglio in cui si mescolano i micro interessi del bar di periferia che ha pochissime slot e usa quel guadagno per pagare l’affitto del locale, con gli interessi di ben altra portata di Sale da gioco, Maxibingo, Minicasinò.

E così l’Italia resta il Paese occidentale con il più alto consumo di azzardo e questo fa del sistema dell’azzardo una delle più importanti fonti di gettito fiscale. E allora i lati perniciosi e scandalosi di Azzardopoli vengono mantenuti nell’ombra, finché lo scandalo non esploderà. E anche a quel punto – un po’ com’è accaduto con Mps – si ì cercherà di stendere un velo per cercare di disinnescare la bomba mediatica. Almeno finché non interverrà la Bce. Sono almeno due legislature che mi occupo con una certa intensità di questo problema; ho seguito disegni di legge che avrebbero potuto arginare almeno lo scandalo di una diffusione di slogan e spot illusori e menzogneri. Non siamo riusciti ad ottenere neppure il 'no' alla pubblicità, mentre sulle tv generaliste, Rai inclusa, è tornata a farsi vedere e sentire la pubblicità di tutti i possibili 'gratta e vinci'; delle lotterie istantanee, che mentre promettono di soddisfare tanti sogni, in realtà svuotano le tasche dei creduloni. Sappiamo bene quanto sia imponente il giro di soldi dei videopoker e in queste vacanze, come forse era prevedibile, c’è stata una nuova esplosione di tavoli da gioco virtuali, con cifre vertiginose.

Ora scopriamo che lo Stato non intende approfittare neppure del prossimo decreto Milleproroghe per fare qualcosa. Si conferma succube di interessi di dubbia valenza eticosociale e lo fa trincerandosi dietro possibili decreti ad hoc, a cui ormai nessuno, ma proprio nessuno, crede più. La realtà dice che da anni il 'cartello' dei signori dell’azzardo dà scacco matto ai Governi di ogni colore che si sono succeduti negli ultimi 15 anni, compreso quello di Matteo avvolto sino alle dimissioni nella bandiera delle riforme. Impedendo letteralmente di legiferare, mettendo ora a rischio i tenaci tentativi del sottosegretario Baretta e promettendo di coprire di ridicolo anche il neo insediato Governo di Paolo Gentiloni.

Nessuna legge, nessuna norma; solo la reiterata tecnica dell’annuncio di fatti che si sapeva già in anticipo che non si sarebbero verificati. Ora c’è il rischio pre-annunciato di lasciar fuori dal decreto Mille proroghe tutto il capitolo sull’azzardo: altro che riduzione del 30% entro il 2017 delle slot machine presenti in Italia... La scusa è sempre la stessa: per l’azzardo ci sarà una norma ad hoc! Ma quando? La speranza, direttore, è che ancora una volta 'Avvenire' si ponga come capofila di una campagna di stampa insistente, capillare, coraggiosa e controcorrente per ottenere che la XVII legislatura, già al suo terzo governo, non si chiuda ipocritamente con un nulla di fatto. Molta gente, nel Paese e nelle Istituzioni, aspetta e non è disposta a tacere.