Opinioni

Banche. Credito cooperativo, autoriforma preziosa

Leonardo Becchetti giovedì 17 settembre 2015
​Del famoso film “La vita è meravigliosa” di Frank Capra interpretato da James Stewart moltissimi di noi hanno in mente la scena in cui l’angelo Clarence dissuade il disperato protagonista dal togliersi la vita nel momento più difficile della storia, ma pochi probabilmente ricordano la trama economica. James Stewart gestisce una cooperativa nella quale i cittadini versano i propri risparmi e in una famosa scena, mentre la crisi economica è nella fase più acuta, ai clienti che affollano lo sportello preoccupati concede con elasticità e sulla fiducia condizioni di favore su crediti e debiti. Nel momento cruciale in cui il protagonista è sull’orlo del suicidio per il furto di una somma ingente, che rischia di metterlo sul lastrico, la salvezza arriva non solo per l’intercessione dell’angelo Clarence, ma anche per l’intervento generoso dei cittadini che arrivano con un cesto pieno di soldi che versano sul bancone ricapitalizzando la piccola organizzazione.Il film illustra efficacemente un circuito nel quale fiducia, reciprocità e scambio di doni funzionano con effetti positivi sulla vita economica delle comunità. Si chiamino community investment banks, credit unions, banche di credito cooperativo, casse rurali, le banche locali cooperative sono sempre state un elemento essenziale della biodiversità finanziaria nelle economie occidentali e la spina dorsale per il finanziamento a cittadini e piccole imprese. E, come testimoniano i dati empirici nell’arco degli ultimi vent’anni, questo modello di banca, di dimensioni non necessariamente piccole (si pensi agli esempi olandesi, francesi e canadesi), ha volatilità dei rendimenti sul capitale minore e impiega una percentuale significativamente maggiore dei propri attivi nell’attività creditizia (5 punti percentuali in più come media mondiale e 16 punti in Italia su 140.660 osservazioni per il periodo che va dal 1998 al 2010). Questo risultato è d’altronde l’esito prevedibile di una diversa missione. Le banche massimizzatrici di profitto cercano per loro natura le attività maggiormente in grado di massimizzare il valore per gli azionisti. Nel panorama attuale con tassi rasoterra l’erogazione del credito alle piccole e medie imprese è attività da scansare perché a bassissimo rendimento e ad alto rischio. Finché non esisterà una vera separazione tra banca commerciale e banca d’affari (un nuovo Glass-Steagall act) le banche massimizzatrici di profitto saranno dunque naturalmente attratte verso il trading proprietario. Al contrario, le banche cooperative e mutualistiche non hanno le mani legate dalla massimizzazione del profitto e possono dedicarsi alla missione tradizionale di servizio all’economia reale attraverso il credito.La rivoluzione della globalizzazione e le grandi trasformazioni che essa ha comportato sui mercati finanziari (regole più stringenti sui requisiti di capitale, importanza di ricapitalizzazioni in tempo rapido) richiedono una riforma che irrobustisca e non certo cancelli questa forma di impresa bancaria così preziosa. Il governo e le associazioni di categoria del credito cooperativo hanno da tempo concordato i momenti e il percorso di un’autoriforma volta a rafforzare il sistema. Un vantaggio di questo progetto di riforma, saggiamente costruito in collaborazione, è la creazione di una rete di garanzie incrociate e di sinergie che purtroppo le banche di credito cooperativo non sono riuscite a generare volontariamente come invece accaduto alle loro sorelle austriache e tedesche.Il progetto si propone di preservare l’identità mutualistica e cooperativa favorendo la capacità del sistema di attrarre capitale di rischio sui mercati finanziari. La via prescelta è quella della costituzione di una capogruppo, controllata a maggioranza dalle banche di credito cooperativo locali che mantengono la regola del voto capitario e la loro natura mutualistica. La capogruppo ha il compito di raccogliere capitali sui mercati finanziari e di vigilare sulle Bcc locali. Le Bcc locali mantengono la loro autonomia in caso di comportamento virtuoso mentre sono oggetto di interventi da parte della capogruppo in caso di comportamenti non virtuosi. La vigilanza sulla natura cooperativa delle banche locali è affidata all’associazione di categoria.Il modello sacrifica qualcosa sul piano dell’autonomia, ma preserva la natura del sistema cooperativo e lo rafforza rendendolo adatto ad affrontare le sfide dell’economia di oggi. Procedere e non fermarsi sull’ultimo miglio, controllando che autonomia ed identità siano garantite, è quanto mai opportuno e rappresenta una risorsa in più per la ripartenza del nostro Paese.