Opinioni

Uno stile di vita proposto alle adolescenti. Le letali sirene dell'anoressia viaggiano sulla Rete

Giuseppe O. Longo martedì 11 gennaio 2011
È morta a Tokyo più di un mese fa, ma la notizia è stata data solo qualche giorno addietro: Isabelle Caro, la modella e attrice francese ventottenne che nel 2007 aveva posato nuda per una campagna di Oliviero Toscani contro l’anoressia. Isabelle all’epoca pesava 31 chili e con quelle foto tremende, poi bloccate dal giurì della pubblicità, voleva lanciare un monito per le tante adolescenti ossessionate dalle diete e dalla moda devastante della magrezza a tutti i costi. Da 13 anni Isabelle soffriva di una forma gravissima di anoressia, tanto che nel 2006, quando pesava meno di 25 chili, era caduta in coma.Si calcola che in Italia le giovani colpite da questa grave turba psicoalimentare siano mezzo milione, mentre negli Stati Uniti le persone anoressiche sono 11 milioni, il 99 per cento delle quali donne tra i dodici e i quarant’anni. Se di anoressia da tempo ormai si parla molto e se ne denunciano i pericoli, molto meno noto è un fenomeno che rientra nel lato oscuro del web: i siti pro-Ana (Ana sta per anoressia). Si tratta di luoghi virtuali ben dissimulati che si spalancano su un mondo parallelo dove si parla solo di calorie, magrezza, esercizio fisico, tecniche per ridurre l’assunzione di cibo e orgoglio derivante dall’asservimento del corpo e dei suoi bassi istinti.Mentre nel mondo reale l’anoressia è considerata una patologia grave e potenzialmente esiziale, nei pro-Ana essa è uno stile di vita che fa sentire le adepte superiori ai comuni mortali. Nonostante i tentativi delle autorità di oscurarli, questi siti rinascono e si moltiplicano, e in numero crescente le orgogliose anoressiche conducono blog inneggianti alla loro patologia, divenuta una divinità benevola, esaltano con fierezza i risultati raggiunti, si comunicano metodi ed espedienti per ridurre le calorie e perdere qualche grammo; e celebrano le martiri della loro pseudoreligione, cioè le compagne morte, tra le quali oggi c’è da annoverare anche la povera Isabelle Caro. Questi siti si ispirano alla leggerezza, alla magrezza e alla perfezione del corpo, assumendo come simboli la farfalla – animale totemico – i petali di rosa, le piume.Benché l’accesso ai pro-Ana appaia difficile, in realtà pare che basti presentarsi con una richiesta di aiuto per perdere chili e con un profilo convincente (parametri corporei ed esperienze fatte) e spesso si è ammessi (anzi, ammesse). E gli slogan sono all’ordine del giorno: «Ci sono tante cose che puoi fare quando ti viene fame», «pensa a qualcosa di schifoso, vedrai che la fame ti passa», «ti spiego come fare per nascondere che vomiti», «sono ana e sono orgogliosa di esserlo». Agghiacciante è il Decalogo pro-Ana: 1. Se non sei magra non sei attraente, 2. Essere magre è più importante che essere sane, 3. Compra dei vestiti, tagliati i capelli, prendi dei lassativi, muori di fame: fai di tutto per sembrare più magra, 4. Non puoi mangiare senza sentirti in colpa, 5. Non puoi mangiare cibo che ingrassa senza poi punirti, 6. Devi calcolare le calorie e ridurle più che puoi, 7. La cosa più importante è ciò che dice la bilancia, 8. Perdere peso è bene, guadagnarne è male, 9. Non sarai mai troppo magra, 10. Essere magra e non mangiare sono il vero simbolo della forza di volontà e dell’autocontrollo.Protette dall’anonimato, queste ragazze, esaltandosi a vicenda, sono su una strada pericolosissima: esaltano il proprio corpo mortificandolo fino all’estremo. È quanto mai importante che i genitori aiutino i figli (le figlie) a non entrare in contatto con le sirene anoressiche: internet può essere davvero un mare dove si rischia di naufragare.