Opinioni

Le previsioni demografiche sul mondo del 2050. Anche i poveri saranno più vecchi. Che l’Onu lo dica a se stesso

Davide Rondoni domenica 7 febbraio 2010
Poveri e belli, si diceva una volta. Ora si dovrà dire poveri e vecchi. Secondo le stime del rapporto Onu sull’invecchiamento della popolazione, non sta invecchiando solo la parte ricca del pianeta, ma ( qui sta la sorpresa) anche la parte più povera. Insomma, anche nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo si registra un processo di invecchiamento preoccupante della società. Si aprono dunque delle crepe in quell’immagine- feticcio agitata da sempre dai fautori del controllo forzato delle nascite, e imposto dai ricchi ai poveri, secondo cui il futuro è popolato da orde di giovani pronte a invaderci, battelli carichi di ragazzetti disposti a tutto pur di sbarcare in Occidente. All’Onu i corridoi sono lunghi e i palazzi grandi. Occorre però che i funzionari dei vari uffici, e i politici che li governano, si parlino. Infatti mentre in certe stanze si continua una miope politica di forzato controllo delle nascite, in altre si mostrano dati secondo i quali la popolazione povera del mondo sta pericolosamente invecchiando. Percorrano il corridoio, dunque. Si trovino davanti alla macchinetta del caffè. Si mettano d’accordo tra loro. Le cifre parlano chiaro: nel 2050 l'80% degli anziani del mondo vivrà nei Paesi poveri. Secondo la tendenza attuale, gli anziani in quelle terre aumenteranno del 340%. Chiunque può capire quali conseguenze dal punto di vista dell’equilibrio sociale, del rischio di un ulteriore impoverimento ne può derivare: si tratta di terre dove la rete di protezione sociale per gli anziani è debole o nulla, e dove una fascia esigua di persone in grado di lavorare - per di più in situazioni disagiate - dovrebbe sobbarcarsi il peso non solo dei figli, ma di questi molti nonni. Non a caso già ora gli anziani che lavorano sono nei Paesi più poveri oltre il 30%, molto di più che in Occidente. E possiamo immaginare in che diversità di condizioni. I movimenti demografici sono processi lenti. E disomogenei. Il rapporto Onu mostra che nelle nazioni asiatiche e latinoamericane la frenata demografica è più forte rispetto all’Africa, dove la natalità è comunque ancora alta. Il Continente Nero, perciò, potrebbe trovarsi ancora una volta a vivere la condizione peggiore: molti bimbi e molti vecchi da mantenere, e poco lavoro da fare. Con il risultato che la via della migrazione o della fuga affascinerà ancora di più molti giovani di quelle terre. Dal rapporto vediamo che noi, i ricchi, gli europei, stiamo andando verso un 2050 con il 33% di anziani, un aumento del 60%. Nei nostri Paesi ci saranno 416 milioni di ' vecchi' contro i 264 milioni di oggi. I Paesi poveri ci stanno seguendo sulla strada dell’invecchiamento, non certo dello sviluppo. E questo è dissennato. Dissennata la nostra corsa, dissennato l’inseguimento. I dati demografici dell’Onu, dunque, smentiscono le politiche demografiche dell’Onu. Sarebbe preoccupante se una contraddizione del genere accadesse, che so, tra l’ufficio studi e le scelte di un Comune italiano. I suoi cittadini, giustamente, s’arrabbierebbero. Ma i cittadini del mondo come fanno ad arrabbiarsi con l’Onu? Beh, intanto almeno l’Italia batta un colpo. Non chieda chissà cosa, dimissioni o gesti eclatanti. Ma che almeno si trovino quelli che lavorano sullo stesso corridoio, o due piani sotto. L’Italia faccia la prima mozione di questo tipo: per il ritrovo alla macchinetta del caffè, se c’è. Ci sembra importante che l’organismo che intende armonizzare il governo del mondo non sia schizofrenico su un argomento così vitale per i suoi destini. L’Africa potrebbe trovarsi ancora una volta a vivere la condizione peggiore: molti bimbi e molti vecchi da mantenere, e poco lavoro da fare