Opinioni

L'incontestabile peso del vocabolario. Altro che morte naturale. Di eutanasia si tratta. E violenta

Assuntina Morresi domenica 16 novembre 2008
Non si deve mai sottovalutare il peso delle parole, specie in situazioni tragiche come quella che stiamo vivendo, a proposito della sorte di Eluana Englaro. E quella forse più contestata è la parola "eutanasia": non ne vogliono sentir parlare molti fra coloro che ritengono giusto sospendere la nutrizione artificiale alla ragazza, come ad esempio il professor Umberto Veronesi, convinto che in questo caso si tratti di altro. Di diverso avviso chi invece contesta la decisione dei giudici, come il professor Francesco D'Agostino, secondo il quale « magistrati hanno avallato l'eutanasia senza avere il coraggio di chiamarla con il suo nome». In questi giorni, in tanti sono intervenuti a proposito, contestando spesso a chi si oppone alla Cassazione (soprattutto i cattolici) di usare espressioni poco caritatevoli, troppo aspre e dure, inadeguate alla delicatezza del momento. Ma che sospendere alimentazione ed idratazione ad Eluana possa avere a che fare in qualche modo con l'eutanasia non è una questione di parte. Ad esempio nel libro Il Testamento biologico. Verso una proposta di legge, della Fondazione Umberto Veronesi, a cura di Maurizio de Tilla, Lucio Militerni ed Umberto Veronesi, a proposito del caso Englaro, leggiamo: «La peculiarità della vicenda in esame risulta con evidenza dalla considerazione che, per la prima volta, si affronta in sede civile la questione dell'eutanasia (anche se non viene nominata mai espressamente nell'ordinanza della Corte) e dell'ammissibilità dell'interruzione volontaria della vita del malato sotto il profilo della qualificazione della posizione del tutore. Sono quindi in discussione, da un lato, l'ipotesi di eutanasia non consensuale e, dall'altro, l'interpretazione dell'art.357 del Codice Civile in tema di funzioni di tutore dell'incapace...». Troviamo addirittura l'ipotesi di eutanasia non consensuale, quindi, riguardo ad Eluana, in un testo tutto orientato allora a legittimare l'introduzione del testamento biologico nel nostro Paese, e che onestamente riconosce ciò di cui si parla, ammettendo che non la si nomina mai: evidentemente, che si tiri in ballo l'eutanasia in questa vicenda non è una questione ideologica o di schieramenti pro o contro i giudici, ma un problema reale. Eluana, con molta probabilità, sarebbe morta naturalmente dopo l'incidente stradale se i medici non l'avessero rianimata, ma sarebbe morta per le conseguenze del trauma cranico, e non per fame e per sete. Sarebbe morta per emorragia cerebrale, magari, ma non certo disidratata: per questo la sospensione di idratazione ed alimentazione a chi non può nutrirsi da solo fa pensare ad un atto eutanasico, e non a una morte "naturale". Eluana è ancora viva innanzitutto perché in questi anni il suo organismo è stato in grado di conservare tutte le sue funzioni vitali, e perché non ha avuto malattie o complicazioni. Respira da sola, non ha bisogno di dialisi o di trasfusioni, e i suoi organi funzionano senza alcun supporto se non il nutrimento, che tra l'altro viene assimilato regolarmente. Chi dice che la nutrizione artificiale è un atto invasivo per via del sondino naso-gastrico, dovrebbe spiegare allora che differenza c'è fra quel sondino ad Eluana ed il cucchiaio con cui si imbocca ad esempio un malato di Alzheimer, o un disabile mentale grave, anch'egli totalmente inconsapevole di quanto avviene intorno. E chi ritiene invece che la nutrizione artificiale è una terapia perché implica atti medici, allora dovrebbe ad esempio non definire più "naturale" un parto che avviene con il monitoraggio cardiaco del feto, e con interventi più o meno invasivi del ginecologo. Alimentazione ed idratazione sono di per sé misure di sostegno vitale, indipendentemente dai mezzi utilizzati (sondino, cucchiaio o Peg), perché da sole non bastano a sostenere un corpo compromesso da una malattia, così come girare un malato nel letto per evitare le piaghe non è sufficiente a tenerlo in vita se ha una patologia grave, ma è necessario per non causargli complicazioni anche mortali, e allo stesso modo dobbiamo dire del lavare, del cambiare un pannolone, del vestire. Altro è una dialisi, o una ventilazione artificiale, che sostituiscono organi o funzioni vitali irrimediabilmente compromessi. Non è la cura del corpo a tenere in vita Eluana, ma senza questa cura che è il lavarla, muoverla e nutrirla, non si rispetterebbe innanzitutto la sua persona, e lei morirebbe per incuria, e non per malattia.