Opinioni

Il direttore risponde. A proposito di parti «giuste»

Marco Tarquinio giovedì 4 luglio 2013
Gentile direttore,
ho letto la nota di Massimo Calvi "Lezione Idem" su Avvenire del 25 giugno scorso. Nella sostanza la condivido, salvo quando leggo: «Ci sarebbe, peraltro, da notare che Josefa Idem una piccola fortuna l’ha avuta: quella di essere impegnata nello schieramento "giusto"...». Eh no, la Idem avrebbe avuto miglior fortuna se fosse appartenuta al Pdl. In questo caso non ci sarebbe stato bisogno certamente delle dimissioni... Non si dimette nemmeno chi è condannato... in primo come in terzo grado, perché, si sa, è perseguitato dalla giustizia. Figuriamoci... e la Idem, che, comunque, ha fatto bene a dimettersi, al momento non ha ricevuto nemmeno un avviso di garanzia.... Insomma, nel Pdl la Idem avrebbe potuto fare sonni tranquilli... Cordiali saluti.
Carlo Faraci
Abbiamo solo commentato casi di comuni mortali ancorché ministri della Repubblica... Non quelli dei semidei dell’empireo della politica secondorepubblicana! Scherzi (amari) a parte, gentile signor Faraci, bisogna dire che la lista dei dimessi da diversi livelli di governo anche a centrodestra non è brevissima, e comincia – come forse ricorderà – con Claudio Scajola, ministro bi-accantonato (lui sostiene bistrattato, perché la prima e anche la seconda volta si dimise per pressione "morale" e senza essere indagato, proprio come Idem). Lei però ha ragione a sottolineare una certa tendenza alla "resistenza" sulla poltrona, che per modi e toni non è sempre ed esattamente quella che potremmo attribuire all’indignazione di chi si sente innocente. Detto questo, mi preme sottolineare che, a nostro parere, la "fortuna" di Josefa Idem è stata di godere di una stampa tutt’altro che aggressiva (a parte i soliti giornali di duro orientamento opposto), anzi, in buona parte addirittura preventivamente assolutoria. Trattamento – annotava acutamente Massimo Calvi in un passaggio del suo commento – assai diverso dall’approccio informativo riservato con durezza di toni e di titoli ai protagonisti del non profit cattolico (gli altri, quelli del non profit laico o di altre religioni, sono stati sempre volutamente ignorati e, a lungo, stranamenti silenti). Ricorda? Vennero accusati, la Chiesa stessa venne accusata, di essere dei privilegiati profittatori, e proprio a proposito di tasse sugli immobili, da quella stessa stampa che si è mostrata così benevola con l’ormai ex ministro delle Pari opportunità per il suo personale caso Ici. Accuse ingiuste, come abbiamo più volte dimostrato su queste colonne. Ecco tutto. Ma mi pare abbastanza per riflettere su "parti" (e cronache) giuste. Ricambio i suoi cordiali saluti.