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Musica e solidarietà. Paolo Kessisoglu: «Ecco la mia canzone d'amore per Genova»

Angela Calvini giovedì 21 febbraio 2019

Una canzone per Genova. Per aiutare la città e il quartiere colpiti dal crollo del ponte Morandi dello scorso agosto con un progetto di riqualificazione territoriale. Esce oggi il brano C'è da fare, scritto e composto da Paolo Kessisoglu. L'attore e comico genovese è riuscito a riunire 25 big della canzone italiana per un progetto il cui ricavato andrà all'associazione Occupy Albaro che, in accordo con Regione Liguria e Comune di Genova, destinerà i proventi raccolti a un progetto per una migliore vivibilità della Valpolcevera.

C'è da fare è una canzone d'amore per Genova edito da Sony Music ed è disponibile su tutte le piattaforme digitali, nei punti vendita La Feltrinelli su Ibs.it e instore. Ad inciderla insieme a Kessisoglu tantissimi artisti: Annalisa, Arisa, Boosta, Fiorella Mannoia, Gianni Morandi, Gino Paoli, Giorgia, Giuliano Sangiorgi, Ivano Fossati, Izi, J – Ax, Joan Thiele, Lo Stato Sociale, Luca Carboni, Malika Ayane, Mario Biondi, Massimo Ranieri, Mauro Pagani, Max Gazze’, Nek, Nina Zilli, Nitro, Raphael Gualazzi, Ron e Simona Molinari.

«E allora vieni qui / togliti quel muso / e fatti abbracciare / sto vento freddo che soffia / ti voglio scaldare / sei sempre la stessa / ma se stavi male /me lo potevi dire / ma adesso basta parlare / c’è da fare». Un canto sommesso e affettuoso per l’amore della propria vita, Genova, come fosse una donna bella e triste che ha bisogno d’aiuto, quello composto da Kessisoglu che, non tutti sanno, ha iniziato la sua carriera come jazzista. «Il 14 agosto dell’anno scorso ero a San Francisco in vacanza con mia moglie e mio figlio: quando mi sono svegliato e ho visto le notizie che arrivavano da Genova già da qualche ora, a causa del fuso orario, mi sono sentito in ritardo - racconta ad Avvenire Paolo Kessisoglu -. C’era una libreria lì vicino, con un pianoforte: mi sono seduto e le note hanno cominciato a fluire dalle mie dita, senza fatica. Erano l’espressione della mia incredulità e del mio sgomento. Questa è una canzone nata dal mio cuore. Tornato in Italia ho ripreso quelle note che mi erano rimaste dentro e ho scritto il testo. Ne è nata una canzone d’amore per la mia città, uno stimolo a non mollare, a non chiudersi ma ad aprirsi chiedendo aiuto in un momento difficile. Genova è una città un po’ scontrosa, il mio è un modo di dire: ci sono».

Fra i cantanti che hanno aderito al progetto, i genovesi sono in prima fila. «Ivano Fossati è stato il primo a sostenere questo progetto - aggiunge Kessisoglu -. Gli ho fatto ascoltare la canzone e mi ha detto che era bella, per me un immenso onore. Mi ha detto che non voleva cantare, ma suonare la chitarra con me. Così ha arrangiato la parte introduttiva del brano in cui suoniamo insieme. Poi ho coinvolto un monumento come Gino Paoli, ma anche un giovane rapper, il bravissimo Izi, che è di Cogoleto. Mi è piaciuto avere rappresentanti di stili diversi in questo brano. E poi è stata incredibile la partecipazione dei più grandi cantanti italiani: tutti quelli che ho chiamato mi hanno detto sì subito». L'idea di farne un evento dal vivo c'è anche se organizzarlo è complesso. Intanto l'importante è la raccolta fondi che andranno all'Associazione “Occupy Albaro”, che gestirà i proventi, in accordo con Regione Liguria e Comune di Genova. Quanto raccolto verrà destinato alla riqualificazione territoriale e alla migliore vivibilità della Valpolcevera, ovvero a favore della cittadinanza che ha subito, e nel prossimo futuro dovrà subire, i maggiori disagi dovuti al crollo del Ponte. «L’Associazione di cui sopra ha già in essere una azione di aiuto alle persone che hanno difficoltà a muoversi, con una accordo con la Asl, inviando loro i medici a domicilio - aggiunge l'attore -. Fra i vari progetti, il sogno sarebbe quello di costruire un luogo di aggregazione come un campo di calcio. Nessuno lo sa, ma proprio in buona parte di via Fillak oggi sgomberata, nell’area denominata “Piazza d’Armi del Campasso” si cimentarono per le prime volte i giocatori della prima squadra italiana, il Genoa, fra il 1893 e il 1897».

Per il genovese Paolo Kessisoglu il Ponte Morandi è legato ai ricordi d'infanzia: «Sono cresciuto su quel ponte,passavo da lì in auto per andare al mare verso Ponente, a Noli, con i miei genitori e al ritorno mi svegliavo sentendo quei giunti che facevano rumore sulle ruote, e per me era casa. Quel ponte per me era come Superman: invincibile, una cosa che non poteva mai morire. E invece...Comunque Genova è una città bellissima. Forse bisognerebbe avere un po’ più di fiducia, andare oltre ai luoghi comuni e capire che questa è una città raggiungibile con ogni mezzo, ricca di storia e di arte, con tante cose da veder. Una città affascinante e viva, piena di persone che fanno bene, quindi andate a Genova».