Mondo

Bruxelles. Von der Leyen accelera: «Agire subito il cambiamento climatico è già realtà»

Giovanni Maria Del Re sabato 17 luglio 2021

La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen

Agire subito, le disastrose alluvioni in Germania e in Belgio dimostrano ancora una volta che il cambiamento climatico è già realtà. Per la Commissione Europea, che proprio in questi giorni ha presentato le sue tredici misure per ridurre del 55% le emissioni entro il 2030, non c’è più tempo per dubbi e reticenze.

«La scienza – ha detto la presidente Ursula von der Leyen – ci dice che con il cambiamento climatico vediamo molti più fenomeni meteorologici estremi. In particolare sono l’intensità e la durata di questi eventi a essere ritenuti un chiaro indicatore del cambiamento climatico. È qualcosa che ci mostra davvero l’urgenza di agire». «Solo se prendiamo con deci- sione in mano la lotta contro i cambiamenti climatici – concorda il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier – riusciremo a contenere gli eventi estremi come quelli che stiamo vivendo».

La Commissione preme sull’acceleratore, ieri ha presentato una proposta per incrementare le foreste, in quanto, si legge in una nota, «funzionano come pozzi di carbonio e ci aiutano a ridurre gli impatti del cambiamento climatico, ad esempio raffreddando le città, proteggendoci da forti inondazioni e riducendo l’impatto della siccità». Obiettivo, piantare 3 miliardi di alberi entro il 2030. In realtà il cammino è tutt’altro che in discesa per Bruxelles. «Ci sarà un percorso molto lungo, accidentato, controverso – ammette il commissario all’Economia Paolo Gentiloni – nel quale saranno coinvolti sia gli stakeholder, le Ong, i movimenti di opinioni, sia anzitutto i governi nazionali. Molti di loro si sono fatti sentire parecchio anche nei tre o quattro mesi che abbiamo alle spalle».

Gli Stati membri dovranno approvare il pacchetto a maggioranza qualificata e, secondo il Financial Times, mercoledì scorso nel corso di una riunione degli ambasciatori dei Ventisette, hanno esposto dubbi Italia, Francia, Ungheria, Lettonia, Irlanda, Spagna e Bulgaria soprattutto per uno degli aspetti più controversi: la proposta di creare un nuovo mercato di permessi di emissioni (Ets) per far pagare quelle prodotte da traffico e riscaldamenti alimentati con combustibili fossili, che colpirebbe direttamente i cittadini. Una misura chiesta con insistenza dalla Germania (e Danimarca) e imposta da Von der Leyen ignorando le opposizioni interne (sette commissari hanno espresso dubbi, uno ha votato contro).

Contraria su questo punto è anche una buona fetta del Parlamento Europeo, l’altra istituzione che dovrà approvare il pacchetto: il presidente della Commissione Ambiente Pascal Canfin (francese macroniano) paventa una nuova fiammata di gilet gialli e parla di «suicidio politico». «Se non facciamo in modo che quel che chiediamo ai nostri cittadini sia socialmente equo – avverte anche la presidente del gruppo dei Socialisti e democratici Iratxe Garcia Perez – rischiamo di andar dritti al disastro».

A complicare il quadro, i «falchi» del Nord, come l’Olanda, si oppongono proprio a quello che secondo la Commissione dovrebbe ridurre i rischi sociali, e cioè un fondo sociale climatico di 72 miliardi di euro. Intanto l’industria dell’auto sta facendo fuoco e fiamme per la proposta di vietare la vendita di auto a combustione dal 2035, e ha l’appoggio della Germania, che aveva chiesto di arrivare almeno fino al 2040. Infuriati pure il comparto aereo e quello marittimo per la proposta di farli partecipare a pieno al sistema dei permessi di emissione. Infine, c’è il rischio di tensioni con partner internazionali per la proposta di dazi legati alle emissioni per le merci di produttori Paesi terzi (per acciaio, alluminio, cemento, fertilizzanti ed elettricità). Un negoziato durissimo che durerà, si prevede, fino almeno al 2023.