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Attacco. Myanmar, vescovo ostaggio dei militari nella cattedrale di Mandalay

Stefano Vecchia sabato 9 aprile 2022

La cattedrale del sacro Cuore a Mandalay in Myanmar

Venerdì sera, subito prima della preghiera quaresimale, una quarantina di soldati birmani ha occupato la cattedrale di Mandalay, nel Myanmar centrale, e messo sotto custodia decine di fedeli che erano all’interno. I militari, dopo aver occupato l’intera area della cattedrale, hanno rinchiuso nell’edificio anche l’arcivescovo, monsignor Marco Tin Win, e i dipendenti degli uffici parrocchiali.

Dopo tre ore, ad alcuni dei reclusi è stato concesso di uscire e tra questi un corrispondente di Catholic News Agency, che ha diffuso la notizia.

Altri sono stati liberati successivamente ma le notizie sono frammentarie, non è chiaro se l’arcivescovo sia stato effettivamente rilasciato.

Difficile individuare le ragioni per questa azione. Già in diverse occasioni il regime – che cerca di imporsi su un Paese in rivolta dopo il colpo di stato del primo febbraio 2021 – ha preso di mira leader e istituzioni cattolici. «I militari sono sempre imprevedibili ma non si erano mai comportati così prima», ha detto un anziano parrocchiano.

A confermare un comportamento anomalo, ma anche la garanzia d’impunità per gli uomini in divisa, l’aggressività nei confronti del vicario generale dell’arcidiocesi, monsignor Dominic Joy Du. Ai soldati che insistevano per sapere dove erano nascosti oro, denaro e armi, quest’ultimo ha risposto con fermezza che non ce n’erano.

Il vicario ha, inoltre, aggiunto che le offerte raccolte erano destinate ad aiutare le famiglie povere. A quel punto, i militari lo hanno afferrato e costretto a restare dentro, con gli altri. Una trentina di soldati ha pernottato nella cattedrale e ieri la loro presenza era ancora segnalata nell’edificio.

In varie aree del Paese gli episodi di intolleranza e di persecuzione verso la minoranza cristiana si sono intensificati negli ultimi tredici mesi. Questa è accusata di sostenere i gruppi che si oppongono allo status quo imposto con le armi.

A Mandalay, importante centro commerciale e seconda città del Paese, la cattedrale del Sacro Cuore si trova in un’area popolare abitata perlopiù da immigrati indiani di etnia Tamil di fede cattolica o musulmana che non hanno mai mostrato un’aperta ostilità verso i golpisti. Questo tuttavia non è bastato a evitare periodici rastrellamenti e perquisizioni.

L'anno scorso un altro attacco dei militari

Lo scorso anno l’arcidiocesi di Mandalay era già finita sotto attacco da parte dei militari golpisti. All’irruzione dei soldati nella chiesa dell’Assunzione a Chan Thar nella notte tra il 12 e 13 giugno 2021 era seguito l’arresto di sei sacerdoti, tra cui il parroco, e di un laico. Allora a «motivare» l’azione repressiva è stata la presunta ospitalità data da chiese cattoliche da alcuni monasteri buddisti a parlamentari della Lega nazionale per la Democrazia sfuggiti alla persecuzione del regime. Diverse ore dopo l’arresto, tutti erano stati liberati ma il rifiuto di un sacerdote a cui era stato imposto di togliersi l’abito talare sotto la minaccia delle armi aveva, secondo i testimonio, messo seriamente a rischio la sua stessa vita.