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Hiroshima e Nagasaki. 75 anni dopo l'atomica: i vescovi Usa pregano con i giapponesi

Silvia Guzzetti sabato 1 agosto 2020

Papa Francesco prega al parco della memoria a Hiroshima

"Io e i miei confratelli vescovi piangiamo, insieme ai nostri fratelli giapponesi, per le vite innocenti che sono state annientate e per le generazioni che hanno continuato a soffrire le conseguenze sull'ambiente e sulla salute di questi tragici attacchi".

Comincia cosi il comunicato dell'arcivescovo José H. Gomez di Los Angeles, presidente della Conferenza episcopale cattolica statunitense, in occasione del 75esimo anniversario del lancio della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki che ricorre rispettivamente il 6 e il 9 agosto prossimi e che sancì l'inizio della fine della Seconda Guerra Mondiale.

"In questa solenne occasione uniamo la nostra voce a quella di papa Francesco per chiedere ai nostri leader nazionali e internazionali di perseverare nei loro sforzi per abolire le armi di distruzione di massa che minacciano l'esistenza della razza umana e del nostro pianeta", scrivono ancora i vescovi degli Stati Uniti, "Chiediamo alla nostra Santa Madre Maria, la Regina della pace, di pregare per la famiglia umana e per ciascuno di noi".

Il comunicato continua con la speranza, espressa dai vescovi, che "ricordandoci la violenza e le ingiustizie del passato possiamo impegnarci ad essere costruttori di pace, vocazione alla quale ci chiama Gesù Cristo. Possiamo sempre cercare la strada della pace e alternative all'uso della guerra come mezzo per risolvere le differenze tra le nazioni e i popoli".

La commissione Giustizia e Pace Internazionale della Conferenza episcopale americana ha anche diffuso materiali di preghiera, studio e azione che aiutino i fedeli a organizzare iniziative per commemorare l'anniversario del lancio della bomba il prossimo 6 e 9 agosto.

A riprendere l’appello dei vescovi americani contro l’uso e il possesso di armi nucleari, facendo proprie le forti parole pronunciate lo scorso 24 novembre da papa Francesco in occasione della sua visita in Giappone, è anche la Conferenza episcopale cattolica giapponese che rilancia l'iniziativa della "10 giorni di preghiera per la pace", celebrata ogni anno tra il 6 e il 15 agosto. La "10 giorni" è partita dopo l’invito alla riconciliazione di san Giovanni Paolo II ad Hiroshima, il 25 febbraio 1981, durante la sua storica visita nel Paese.

Vi sarà anche quest’anno, anche se con misure molto rigorose per fermare il coronavirus, la tradizionale cerimonia davanti al cenotafio per le vittime della bomba atomica ad Hiroshima che non è mai stata cancellata a partire dal 1952, quando venne costruito il monumento. Alle 8.15 proprio quando la bomba venne lasciata cadere, il 6 agosto 1945, sulla città giapponese, suonerà la campana della pace e, in tutta la città, si sentirà l'urlo delle sirene. I cittadini, nelle case e negli uffici, si fermeranno per un minuto per ricordare le vittime e pregare per una pace mondiale duratura.

Quest’anno le misure antivirus prevedono che il numero dei partecipanti venga limitato a 880 persone, sedute a distanza di due metri le une dalle altre, sul prato davanti al monumento. Dovrebbe partecipare di persona il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.

Il settimanale “Economist” racconta anche di un nuovo modo giapponese di preservare la memoria della tragedia di Hiroshima e Nagasaki. I Consigli comunali delle due città hanno, infatti, deciso di reclutare diversi volontari perché diventino “denshosha”, ovvero trasmettitori dell’eredità della storia della due bombe. I sopravvissuti, conosciuti col termine “hibakusha”, sono ormai ottantenni e, con la loro morte, i racconti di quel bombardamento, tristemente unico nella storia dell’umanità, rischiano di scomparire. I "denshosha" e, a volte, si tratta di figli o nipoti dei sopravvissuti, ascoltano con grande attenzione la storia dei due bombardamenti e la imparano per raccontarla a loro volta cosi che non venga dimenticata.

C’è grande preoccupazione, in Giappone, che la lezione delle bombe scompaia e, insieme ad essa, la consapevolezza degli orrori di quella tragedia. Meno del 30% dei giapponesi per esempio – e nelle due città di Hiroshima e Nagasaki la percentuale è anche più alta - è in grado di ricordare, con precisione, le date dei bombardamenti.