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La fuga da Caracas. Il Brasile mobilita l'esercito per i migranti venezuelani

Redazione Esteri mercoledì 29 agosto 2018

L'arrivo mdei profughi venezuelani in fuga dalla crisi economica e politica (Ansa)

Il presidente brasiliano Michel Temer ha ordinato ieri con un decreto l'uso delle forze armate per "garantire la sicurezza" nello Stato settentrionale di Roraima, dove da mesi si stanno ammassando decine di migliaia di venezuelani in fuga dalla crisi politica ed economica sotto l'amministrazione del presidente Nicolas Maduro. Stesso flusso anche verso la vicina Colombia dove la situazione, legata all'accoglienza, è altrettanto tesa.

"Decreto l'invio delle forze armate per garantire la legge e l'ordine nello Stato di Roraima", per due settimane, ha dichiarato il capo dello stato senza precisare il numero degli uomini interessati. L'operazione, ha aggiunto, ha "il fine di garantire la sicurezza dei cittadini brasiliani ma anche degli immigrati venezuelani che fuggono dal loro Paese". Temer ha aggiunto che la situazione è "tragica" e "sta minacciando l'armonia di quasi tutto il continente". Ha quindi invitato la "comunità internazionale ad adottare misure diplomatiche" contro l'esodo dei venezuelani. La situazione è particolarmente tesa a Pacaraima dove, una settimana fa, gruppi di brasiliani hanno assaltato una tendopoli di migranti bruciando le loro proprietà. Il ministro della Difesa Joaquim Silva e Luna ha poi affermato che "le truppe sono già posizionate" al confine, mentre quello per la Sicurezza istituzionale Sergio Etchegoyen ha dichiarato: "Dobbiamo disciplinare" il flusso dei migranti. Nei primi sei mesi del 2018 sono 56.740 i venezuelani che hanno provato a regolarizzare la loro situazione in Brasile.

Continua anche l'emergenza in Perù. Il governo di Lima ha dichiarato lo stato d'emergenza sanitaria per 60 giorni in tre distretti della regione di Tumbes, alla frontiera con l'Ecuador, dopo l'arrivo massiccio di migranti venezuelani in fuga dalla crisi economica. La misura è stata motivata con il "pericolo imminente di impatto sulla salute" a causa "dell'aumento del flusso migratorio internazionale proveniente da nord", si legge nel decreto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e firmato dal presidente Martin Vizcarra. La dichiarazione riguarda i distretti di Aguas Verdes, Zarumilla e Tumbes, dove migliaia di venezuelani sono arrivati nelle ultime settimane attraversando la frontiera, prima che il governo peruviano imponesse l'obbligo di passaporto per entrare nel Paese.

Dall'inizio del 2018 sono oltre 300mila i venezuelani entrati in Perù: davanti a questo afflusso massiccio, Lima ha introdotto da sabato l'obbligo di essere in possesso di un passaporto per entrare nel Paese, autorizzando tuttavia in ogni caso l'ingresso di donne incinte, persone di oltre 70 anni e bambini venuti per ricongiungersi ai genitori, a patto di chiedere lo status di rifugiati all'arrivo.

Si prepara anche il terreno per una politica regionale comune in Sud America per affrontare la crisi dei migranti in fuga dal Venezuela. Colombia e Perù hanno annunciato che si scambieranno informazioni sulle centinaia di venezuelani che accolgono, al fine di evitare che i migranti ricevano assistenza in più di un Paese "limitando le possibilità per altri" venezuelani. L'annuncio è giunto al termine di una riunione a Bogotà, in Colombia, alla presenza di osservatori di Brasile e Stati Uniti. Non era presente l'Ecuador, che ha intanto anticipato al 3 e 4 settembre la riunione regionale sulla crisi migratoria del Venezuela che era inizialmente in programma a Quito per il 17 e 18 settembre: invitati a discutere i ministri degli Esteri di 13 Stati dell'area, fra cui il Venezuela stesso. L'accordo fra Perù e Colombia giunge dopo che sono stati identificati numerosi migranti che avevano ricevuto permessi di soggiorno temporanei in entrambi i Paesi. Per la riunione di Quito hanno già confermato la loro partecipazione Colombia, Brasile e Cile. Gli altri Paesi invitati sono: Argentina, Bolivia, Costa Rica, Messico, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Uruguay e Venezuela. Secondo l'Onu, sono 1,6 milioni i venezuelani immigrati in altri Paesi dell'America Latina dal 2015. La Colombia ne ha temporaneamente regolarizzati 820mila e il Perù ne ha accolti oltre 400mila.