Mondo

Casa Bianca. Usa, «storico aumento delle spese militari». Mosca: reagiremo

Elena Molinari martedì 28 febbraio 2017

Dopo le affermazioni di Trump sull'aumento della spesa militare, oggi la Russia si è detta pronta a "reagire". Quella del presidente degli Stati Uniti, ha avvertito Leonid Slutsky, presidente della Commissione Esteri della Duma (il parlamento russo), è "retorica" ma "sia il nostro ministero degli Esteri sia noi siamo pronti a rispondere". La natura di una eventuale reazione russa non è stata specificata da Slutsky.

Un aumento storico delle spese militari, accompagnato da un taglio alle tasse «considerevole» e da forti riduzioni alla protezione dell’ambiente e agli aiuti per l’estero. Donald Trump ha delineato le sue proprietà di spesa nella bozza di budget che ha inviato alle agenzie federali: il primo passo verso la definizione di una legge finanziaria che dovrà essere discussa dal Congresso. La svolta, rispetto al suo predecessore che dal 2011 ha cercato di ridurre i costi delle forze armate, è radicale. Il presidente degli Stati Uniti vorrebbe far crescere il bilancio per la Difesa di 54 miliardi di dollari nel 2018. Un incremento enorme tenendo conto che gli Stati Uniti stanno faticosamente assorbendo i costi delle guerre in Iraq e Afghanistan. Prima di approvare la nuova Finanziaria, infatti, Camera e Senato dovrebbero abolire una misura con la quale sei anni fa avevano imposto un tetto alla spesa militare. Per trovare i soldi, la Casa Bianca prevede tagli trasversali nella «maggior parte dei dipartimenti federali, con l’eccezione delle agenzie di sicurezza». Si parte da «una gran- de riduzione negli aiuti all’estero», per arrivare a tagli alle spese sanitarie. Ma l’agenzia più colpita sarà l’Epa, incaricata di difendere l’ambiente, che dovrà fare i conti con «decine di miliardi» in meno.

Trump non intende invece toccare per ora le pensioni sociali federali e Medicare, la sanità gratuita per gli anziani – una categoria che ha votato per lui in grandi percentuali lo scorso novembre. L’influsso di denaro verso le casse della Difesa servirà in parte a finanziarie una nuova, più aggressiva fase della lotta al Daesh, che in campagna elettorale Trump ha promesso di annientare. Proprio ieri, infatti, il Pentagono ha consegnato alla Casa Bianca il piano per rafforzare la lotta contro l’estremismo islamico. Un documento che, secondo il portavoce del dipartimento della Difesa, contiene una «strategia ampia», non fatta solo di azioni militari ma anche di sforzi diplomatici. Trump illustrerà i dettagli del suo piano nel corso di un discorso che terrà domani mattina (ora italiana) di fronte al Congresso – l’equivalente dello 'stato dell’Unione' che un presidente americano tiene a partire dal suo secondo anno in carica. «Il taglio delle tasse sarà considerevole, semplice e tutto il piano è meraviglioso – ha anticipato – ma non posso metterlo in pratica finché non mettiamo a posto l’assistenza sanitaria, perché Obamacare ha fallito». Nonostante le ripetute accuse a Barack Obama, è un altro ex presidente, un repubblicano, a riservare in queste ore le critiche più aspre al commander in chief. George W. Bush, che da quando ha lasciato la Casa Bianca ha evitato di intervenire pubblicamente, ha rotto il silenzio per bocciare senza appello l’affermazione di Trump che i media sono «nemici del popolo americano». «La stampa è indispensabile alla democrazia – ha detto – . Il potere può corrompere ed è importante che i media chiamino quanti ne abusano a risponderne».