Mondo

COPENAGHEN. Clima, accordo in bilico

giovedì 17 dicembre 2009
Il vertice Onu sul clima sempre di più destinato a concludersi con un nulla di fatto. Da una parte la eco-svolta americana: gli Stati Uniti sono pronti a un "forte accordo" e a fare la loro parte per il fondo di finanziamento a lungo termine dei Paesi in via di sviluppo, stimato in 100 miliardi di dollari l'anno entro il 2020, ha detto in una conferenza stampa a Copenaghen il segretario di Stato americano Hillary Clinton. Ma anche le accuse, pesanti, della stessa Clinton ai Paesi emergenti, colpevoli secondo gli Usa di non rispettare gli impegni. Dall'altra parte la Cina, che stanotte ha gelato il vertice con le dichiarazioni dei suoi delegati sulla impossibilità di avere un accordo.In mezzo una Angela Merkel sempre più preoccupata, che rilancia l'appello per un accordo che eviti il fallimento del vertice di Copenaghen. Intervenendo in parlamento prima di partire per la Danimarca, il cancelliere tedesco ha messo in guardia contro una conclusione fallimentare del vertice che provocherebbe "danni drammatici" al pianeta ed ha chiesto a Stati Uniti e Cina un impegno maggiore nella lotta contro il surriscaldamento globale. La conferenza di Copenaghen "sarà fallita se non si raggiunge un accordo perché in questo secolo le temperature del pianeta salganodi soli due gradi centigradi", ha dichiarato. "Le notizie che arrivano da Copenaghen - ha aggiunto non sono buone". "Se non prendiamo le decisioni necessarie, corriamo il rischio che si verifichino danni drammatici nel mondo", ha aggiunto sottolineando come i paesi più colpiti "saranno quelli più poveri, anche se a nessuno verrannorisparmiati i problemi".Intanto l'ipotesi di una nuova bozza danese è definitivamente tramontata mentre si è deciso di procedere su due gruppi di lavoro mentre la presidenza della Conferenza, guidata dal premier danese, Larse Lokke Rasmussen, e il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, hanno deciso per un'iniziativa comune dalla quale uscirà la base negoziale per un accordo politico. Per Yvo de Boer, il capo negoziatore Onu, "il treno ha ricominciato a correre", e sul possibile prolungamento dei lavori oltre la chiusura di domani con una battuta ha detto di sperare che ciò non accada perché ha l'hotel prenotato fino a domenica.La posizione degli Stati Uniti. "Nel quadro di un accordo nel quale tutte le principali economie si impegnano in azioni significative di riduzione di gas ad effetto serra e concordano tutta la trasparenza necessaria per la loro applicazione, gli Stati Uniti sono pronti a contribuire con gli altri a mobilitare 100 miliardi di dollari l'anno entro il 2020", ha detto Hillary Clinton. Il fondo di 100 miliardi di dollari l'anno entro il 2020 è quello stimato dalla Commissione Ue per rispondere ai bisogni dei Paesi più poveri e in via di sviluppo. Gli Usa ritengono che il fondo proposto sia "appropriato, funzionale ed efficace", ha rilevato la Clinton.L'annuncio odierno potrebbe rappresentare una svolta nei negoziati che stanno languendo. "Non è un segreto che negli ultimi giorni abbiamo perso tempo prezioso", ha detto il segretario di Stato che ha puntato il dito sulle grandi economie emergenti di avere fatto "marcia indietro" sulla trasparenza per l'applicazione dei loro impegni in materia di lotta al cambiamento climatico. "Ci deve essere un impegno di trasparenza", ha ammonito sottolineando anche che Usa e Cina a Copenaghen debbano andare avanti insieme.La Cina. Il premier cinese Wen Jiabao terrà una conferenza stampa a Copenaghen nel primo pomeriggio e si spera che possa chiarire le posizioni. In una dichiarazione attribuitagli dal sito web del ministero degli esteri di Pechino, Wen Jiabao ha riaffermato infatti che "il governo ed il popolo cinese attribuiscono una grande importanza al problema del cambiamento climatico".L'India. Dal canto suo, l'altro grande protagonista del vertice, l'India, si dichiara disposto a "fare di più" nella fase finale del vertice di Copenaghen sui mutamenti climatici, a condizione che vi siano "credibili" garanzie su trasferimenti tecnologici e sostegni finanziari da parte dei paesi ricchi, ha dichiarato oggi il premier indiano Manmohan Singh.