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Presidenziali. Usa 2008, il giorno della verità

Loretta Bricchi Lee martedì 4 novembre 2008
Si è giunti alle battute finali. Oggi, negli Stati Uniti, è giornata di voto e, con grande probabilità, sin dalla chiusura dei primi seggi in Indiana " alle 17 locali, le 24 in Italia " si potrebbero iniziare a delineare i risultati delle presidenziali Usa. Gli ultimi sondaggi nazionali davano come favorito il democratico Barack Obama " già da settimane in vantaggio rispetto allo sfidante John McCain " ma come ha ricordato lo stesso senatore dell'Illinois durante il fine settimana, «non si deve credere nemmeno per un attimo che questa elezione sia finita». Lunedì le rilevazioni di Gallup attribuivano a Obama il 55% dei consensi degli americani, 11 punti in più rispetto al 44% di John McCain " ritenendo «improbabile» un'inversione di tendenza " e anche le più modeste previsioni di Reuters e Zogby vedevano a suo favore uno scarto di sette punti percentuali, uno in più del giorno precedente. «Non possiamo permetterci di abbassare la guardia, sederci o rilassarci nemmeno per un giorno, un minuto o un secondo», ha però ammonito il candidato dell'asinello al termine del concerto offerto in suo onore da Bruce Springsteen a Cleveland, in Ohio. Tale cautela è del resto giustificata poiché, per essere efficaci, i sondaggi devono essere sostenuti dai voti effettivi, soprattutto in quella dozzina di Stati " proprio come l'Ohio " considerati essenziali per la conquista della Casa Bianca. Ecco perché, in quella che è sembrata una corsa contro il tempo, negli ultimi tre giorni entrambi gli aspiranti alla presidenza hanno intensificato le proprie campagne, giocando il tutto per tutto nelle aree ancora in bilico. Ieri McCain ha tenuto comizi in sette Stati " Florida, Tennessee, Pennsylvania, Indiana, New Mexico, Nevada e Arizona " inviando la vice, Sarah Palin, in altri cinque " Ohio, Missouri, Iowa, Colorado e Nevada " e riservando altre due «puntate» in Colorado e New Mexico per oggi. Venendo meno alla tradizione, infatti, sia l'ex prigioniero di guerra che il senatore dell'Illinois hanno messo in programma appuntamenti elettorali anche per il giorno del voto. Del resto, il capo stratega di Obama, David Axelrod, ha rivelato che gli «exit poll» in Colorado e in Florida " Stati che hanno favorito il Gop nelle ultime elezioni e dove sono in corso operazioni di voto anticipato " mostrano un vantaggio democratico e anche i sondaggi di Zogby vedono il senatore dell'Illinois in testa in sei degli otto Stati chiave, tra cui del 2% appunto la Florida " che insieme a Ohio, Virginia, Nevada e Missouri assegnano oltre i tre quarti dei «grandi elettori» necessari alla vittoria. Per Obama, quindi, è indispensabile mantenere la spinta " che lo vede al 48% contro il 45% in Ohio, con un 7% ancora indeciso " mentre McCain deve cercare di non perdere terreno né in Arizona, che rappresenta in Senato, né in altri Stati tipicamente repubblicani " quali l'Indiana che si è schierata con l'elefantino a ogni corsa presidenziale dal 1964 ad oggi. Non stupisce, quindi che Obama ha scelto oggi di trascorrere gli ultimi istanti di campagna proprio in Indiana dopo aver fatto comizi ieri in tre bastioni tipicamente repubblicani: Florida, Nord Carolina e Virginia. Sebbene i due contendenti alla Casa Bianca abbiano continuato a darsi battaglia, sia di persona che dalle pagine dell'influente Wall Street Journal " McCain accusando il senatore dell'Illinois di socialismo e Obama equiparando il veterano di guerra all'attuale presidente George W. Bush " il messaggio principale è stato però l'appello alle urne. Le code interminabili, già venutesi a creare in alcuni seggi dei 34 Stati americani che hanno adottato il voto anticipato, fanno infatti temere oggi ritardi nelle operazioni e la perdita di voti determinanti.